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8 regole per rimproverare il bambino

di Nessia Laniado - 29.04.2013 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
La formula per rimproverare il bambino senza farlo dubitare del nostro amore, tratta dal metodo dello psichiatra infantile americano Gerard E. Nelson. In otto semplici regole.

Ecco la formula, collaudata da anni di esperienza e tratta dall'esperienza dello psichiatra infantile americano Gerard E. Nelson, per rimproverare in modo efficace. Gerard E. Nelson è riuscito a dare al rimprovero tutta la dignità di un metodo con The one minute scolding, la sgridata di un minuto. Per saperne di più: come rimproverare il bambino e farlo sentire amato.

Ma come rendere una rimproverata davvero efficace? Ecco le 8 regole.

1. Descrivere i fatti separati dalle emozioni

Descriviamo in modo esplicito quale delle sue azioni è oggetto di rimprovero: “Hai dato uno spintone al tuo amico e lui è caduto.” Sembra banale, ma si tratta di una precisazione necessaria perché il bambino può anche non capire le ragioni del rimprovero. Per lui è istintivo e naturale dare uno spintone a chi lo ha fatto arrabbiare.

2. Descrivere quello che proviamo Spieghiamogli quello che proviamo di fronte al suo comportamento: “Quando ti vedo picchiare gli altri, mi fai veramente irritare”.

3. Dirgli che capiamo ciò che prova

“Capisco che volevi salire subito sullo scivolo.” In tal modo il bambino si rende conto che non siamo “contro”, ma “con” lui. Non è lui a essere cattivo, ma solo il suo comportamento, ed è questo che chiediamo di cambiare.

3. Spiegare la regola infranta

“Ti ho già detto che non si picchiano gli altri”. Anche se gliel’abbiamo ripetuta mille volte, non stanchiamoci di ribadirla: le regole non fanno parte dei comportamenti innati, ma sono oggetto di apprendimento, come lo sono per noi le norme grammaticali di una lingua straniera. Ricordiamoci di non usare parole che gli negano la possibilità di cambiare e migliorarsi: “ non sei mai…” “sei sempre…”, “tutte le volte…” “il solito”...

4. Presentare gli svantaggi del suo comportamento

Perché il bambino capisca a fondo il messaggio, è importante presentargli la marachella come un comportamento svantaggioso per lui prima ancora che per noi: “Se continui a picchiare gli altri bambini, poi non vorrano più giocare con te”.

Solo in questo modo potrà capire che le sue azioni hanno delle conseguenze precise. Leggi anche Punizioni, meglio insegnare l'autodisciplina

5. Fare una pausa

A questo punto è necessario fermarsi e fare una pausa, che serve soprattutto a noi per far sbollire la rabbia ed evitare di iniziare la catena del battibecco. Prendersi una pausa non è facile, soprattutto quando siamo furiosi. Tuttavia, se vediamo che stiamo perdendo il controllo, proviamo a tirare un lungo respiro e a pensare: “Questo è il mio bambino, gli voglio bene e desidero aiutarlo con tutto il cuore”. La pausa ha anche un’altra funzione: ci permette di osservare le reazioni del bambino, alle quali spesso non facciamo caso quando siamo arrabbiati.

A questo punto si cambia musica.

6. Sottolineare quello che sa fare

È vero che si è comportato male, ma è altrettanto vero che in altre situazioni ci ha dimostrato di saper fare delle cose bellissime.

Ed è qui che bisogna far leva per portarlo alla collaborazione: fino all’età dell’adolescenza il bambino non sa accettare un rimprovero senza mettersi sulla difensiva o perfino diventare ostile. Per evitare opposizioni, sottolineamo semre quello che il bambino sa, piuttosto che puntare l’indice su ciò che non ha ancora imparato: “Sai stare così bene con gli altri, quando giocate a pallone…”

7. Proporre un’alternativa

Anziché negare la possibilità di agire in un certo modo, offriamo sempre un’alternativa concreta: “Sei arrabbiato? Vuoi dare i pugni? Puoi farlo su questo cuscino”. “Se hai voglia di buttare i sassi, fallo in riva al mare”.

In questo modo, si sentirà capito e accetterà di buon grado il divieto e dirotterà l’attenzione verso ciò che gli abbiamo suggerito.

8. Dirgli che abbiamo fiducia in lui

“So che hai capito e che la prossima volta non lo farai più”. Se sente che facciamo affidamento su di lui, sarà stimolato a comportarsi meglio per non deludere le nostre aspettative.

La fiducia è un motore più potente dei sensi di colpa. Un clima di fiducia e serenità dà, come logica conseguenza, un senso di sicurezza.

E se un attimo dopo il bambino ci smentisce e torna a pestare un compagno? Ripetiamo tutto da capo, cercando di ricordarci quante volte hanno dovuto ripetere a noi la regola dei verbi passivi alle lezioni di francese. Tenendo fede al principio: la sgridata non deve durare più di 60 secondi.

L'autrice dell'articolo

Nessia Laniado è scrittrice, giornalista e specialista in terapia della famiglia.E' stata direttrice delle riviste Insieme, Donna e mamma e Io e il mio bambino e ha pubblicato numerosi libri di successo, tradotti in molte lingue, tra i quali: Le frasi che fanno infuriare i nostri figli, Come rendere felice il bambino nel primo anno di vita, e Insegnare l'intelligenza.

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Aggiornato il 30.08.2018

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