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Mamme palco e papà sport: perché i genitori non devono proiettare i loro sogni sui figli

di Concetta Desando - 16.07.2013 - Scrivici

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Capita spesso che dietro alla scelta di un’attività di un figlio, ci sia un sogno irrealizzato di mamma e papà. Questo però ostacola la costruzione del vero sé da parte del bambino

Le chiamano “mamme palcoscenico” e “papà sport”: sono i genitori (tanti) che proiettano i propri sogni irrealizzati sui figli sperando che possano realizzarli al posto loro. Se le mamme iscrivono le figlie a corsi di danza o di teatro in memoria di un tutù loro negato, i papà esultano a bordo campo durante gli allenamenti dei piccoli sperando di vederli un giorno in seria A.

Sono i grandi a stabilire l’agenda dei più piccoli, a volte senza neanche consultarli e scavalcando la loro volontà. Ma proiettare i propri sogni sui figli, magari sperando che riescano proprio dove i genitori hanno fallito, può nuocere allo sviluppo psichico del bambino.

Perché proiettare i propri sogni fa male ai figli?

“È un ostacolo alla serena crescita interiore del piccolo. Simili atteggiamenti degli adulti non aiutano i processi di sviluppo psichico e di autodeterminazione dell’adolescente prima e del ragazzo dopo,” dice Francesca Giannelli, medico specialista in neuropsichiatria infantile e psicoterapeuta.

“Il bambino messo nella condizione di dover corrispondere ai desideri dei genitori viene confuso nel percorso di costruzione della propria identità, confondendo la volontà del genitore con la propria personale aspirazione”.

Spesso i figli che diventano estensione dei desideri degli adulti crescono con un senso di frustrazione e di fallimento laddove non rispondono adeguatamente alle aspettative dei genitori. E sviluppano una continua ansia da prestazione che potrebbe accompagnarli anche da grandi” continua Giannelli.

Come si fa a non proiettare le proprie aspirazioni sui figli?

“I genitori dovrebbero sforzarsi di vivere la propria vita senza utilizzare i minori come strumento delle proprie aspettative e dei propri desideri, sviluppando maggiore autoconsapevolezza delle personali aspirazioni, gestendo i propri desideri e il proprio percorso progettuale. In questa maniera si può percepire il figlio come altro da se, un soggetto con personalità propria e con desideri propri,” dice la neuropsichiatra.

Come si aiutano i propri figli a realizzare il vero sé e i loro talenti?

"I genitori dovrebbero porsi in ascolto per cercare di capire quali sono le reali aspirazioni del bambino, “interpretando le sue fantasie e tenendo conto dei suoi desideri”.

A volte basta porre l’attenzione su un disegno, un pensierino o un tema in classe attraverso il quale il piccolo dà voce a un desiderio.

“Sono queste le piccole attenzioni che il genitore non deve sottovalutare. Perché ogni bambino è un essere a sé con i propri sogni, le proprie idee e la propria storia. E, proprio in quanto unico, il bambino ha delle aspirazioni proprie che rappresentano i desideri più intimi. È compito dei genitori accompagnare i figli nel raggiungimento del sogno, “senza bollare le ambizioni come giuste o sbagliate, ma cercando in maniera obiettiva e rassicurante di capire i percorsi, le scelte e i desideri dei più piccoli,” conclude Giannelli.

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