Il latte: ma è proprio indispensabile?
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C’è chi dice che fa male, chi è disperato perché il figlio non ne beve. Il latte vaccino non è indispensabile, ma è pur sempre un alimento prezioso, da proporre al bambino dopo l’anno di età (non prima, perché l’intestino non è ancora pronto a digerirlo): un’alternativa, fino ai due anni circa, sono i latti di proseguimento, che hanno una composizione modificata per adattarsi alle esigenze nutrizionali del bambino, dopodiché ben venga una tazza di latte per la colazione mattutina. Se non gli piace? Non è un dramma: a colazione si può sostituire con una spremuta di frutta, un latte di mandorle o altre bevande di origine vegetale non zuccherate, mentre l’apporto di calcio e di altri nutrienti presenti nel latte si potrà garantire con yogurt, formaggio, ricotta, che anche a colazione possono trovare felicemente posto, abbinate con miele, pane, frutta.
2. Carne: fa bene o fa male?
Per anni è stata glorificata e considerata quasi un superalimento, negli ultimi anni è stata additata come causa di vari “danni”. Non ha senso demonizzare o glorificare degli alimenti senza considerare la quantità consumata: una volta se ne faceva un consumo esagerato, convinti che fosse indispensabile per la crescita; di recente si è capito che l’eccesso di proteine predispone a sovrappeso e obesità e altre patologie correlate. Per un consumo ragionevole, la carne si può proporre ai bambini al massimo 4 volte alla settimana (2 volte bianca e 2 volte rossa), senza esagerare con le porzioni, alternandola, negli altri pasti settimanali, con altre fonti proteiche provenienti ad esempio da pesce, uova o legumi.
Le uova sono “pesanti” per i bambini?
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Assolutamente no: una credenza popolare del passato diceva che le uova “fanno male al fegato”. È una convinzione errata nata dalla constatazione che alcune persone, dopo averle mangiate, accusano dolore al fegato. In effetti nelle uova è contenuta una sostanza che fa contrarre la cistifellea al fine (benefico!) di evitare ristagni di bile e, in chi soffre di calcoli, questa contrazione provoca dolore: l’assunzione di uova non fa altro che segnalare una patologia già esistente, ma non ne è di certo la causa. Le uova anzi sono un alimento prezioso perché forniscono proteine formidabili per la crescita e grassi particolarmente importanti per la struttura del sistema nervoso; il tutto ad un costo molto contenuto rispetto ad altri alimenti proteici. Meglio acquistarle bio o di filiere certificate antibiotic-free, anche se va sottolineato che esiste una legge specifica che regolamenta i tempi che devono intercorrere fra un eventuale trattamento con antibiotici di una gallina e la commercializzazione delle uova.
Pesci: quali sono quelli più indicati per i bambini?
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Per i bambini più piccoli meglio scegliere pesci di carne bianca e magra, come nasello, sogliola, trota, platessa, che sono più digeribili. Un po’ per volta si potrà proporre il pesce azzurro, come sarde, alici, salmone o sgombri, ricchi di grassi omega 3. In tutti i casi sarà bene dare la preferenza a pesci di piccola taglia, che contengono meno concentrazioni di mercurio, che l’organismo di un bambino non ha ancora le risorse per metabolizzare. Quante volte a settimana portare in tavola il pesce? Almeno 3!
Mio figlio non mangia le verdure: come devo fare?
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Le accortezze per far mangiare le verdure ai bambini sono numerose: proporle quando hanno fame, quindi all’inizio del pasto, e non come contorno dopo che si sono già saziati con altro; scegliere varietà di ortaggi più dolci o croccanti, che gratificano maggiormente il gusto, come carote, zucchine, zucca o pomodori, rimandando l’assaggio delle tipologie più amarognole, come cicoria o certi tipi di insalata. E ovviamente usare fantasia nella proposta: pinzimonio di carote, finocchi e gambi teneri di sedano, spiedini di pomodorini e mozzarella, vellutate di zucca, barchette di zucchine, torta di carote o di zucchine. Fermo restando che i bambini hanno un’evoluzione del gusto, quindi quel che rifiutano oggi facilmente lo accetteranno in futuro.
E se salta la colazione?
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È una condizione molto diffusa, alla quale sarebbe bene porre rimedio, perché effettivamente la colazione dovrebbe costituire il pasto più importante della giornata. Se il bambino non fa colazione i motivi sono tanti, soprattutto quello che la colazione viene privata della dimensione del piacere. Nella gran parte dei casi il bambino viene svegliato all’ultimo momento, con l’ansia di dover uscire di lì a poco, lasciato da solo a mangiare sempre le stesse cose. È bene invece curare l’aspetto della convivialità, concedersi qualche minuto per fare colazione insieme, darsi incoraggiamento reciprocamente (si ricordi che è il pasto che precede il distacco del figlio dai genitori!), con la promessa di ritrovarsi alla sera. E poi fare in modo di variare tra le proposte, cercando di assecondare anche i gusti di nostro figlio.
Olio: meglio quello di oliva o è più leggero l’olio di semi?
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Sia per condire che per cucinare, l’olio migliore in assoluto è quello di oliva. L’olio di semi è un po’ troppo ricco di acidi grassi polinsaturi, facilmente ossidabili e molto sensibili al calore, mentre l’olio extravergine di oliva contiene un prezioso patrimonio vitaminico (in particolare di Vitamina E), sostanze antiossidanti e un mix equilibrato di acidi grassi che lo rendono particolarmente adatto all’alimentazione del bambino. Anche per friggere, contrariamente a quel che molti ancora pensano, l’olio di oliva si presta meglio di qualunque olio di semi: unica eccezione l’olio di arachidi, con il quale potrebbe anche essere miscelato.
Zucchero: meno se ne dà meglio è
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Il dolce è un sapore innato per cui i bambini lo prediligono istintivamente. È bene però orientare le loro preferenze verso cibi naturalmente ricchi di zucchero, come la frutta o il latte (che contiene lattosio che è uno zucchero), evitando di incentivare il consumo di bevande zuccherate o di utilizzare snack dolci come passe-partout per compensare la mancata assunzione di cibi più salutari ai pasti. Per colazione o merenda, se si riesce, ben venga che si prepari un dolce casalingo riducendo le dosi di zucchero o scegliere prodotti confezionati che presentino come primo ingrediente la farina anziché zucchero o grassi.
Sale: quando iniziare ad aggiungerlo nei pasti del bambino?
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La risposta esatta sarebbe mai. Il gusto del salato non è una preferenza innata, pertanto i bambini non ne sentono il bisogno fino a quando non glielo facciamo assaggiare noi dai nostri piatti salati. Per assumere il sodio basta la quantità contenuta naturalmente nei cibi. Niente sale nelle pappe, insomma, e anche successivamente, sempre molto parsimoniosi con la saliera!