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Alimentazione dopo lo svezzamento, 7 trucchi per abituare il bambino a stare a tavola

di Marzia Rubega - 10.06.2014 - Scrivici

cuocipappa
Fonte: Shutterstock
'Ogni pasto è una lotta!' è un pensiero piuttosto ricorrente per ogni genitore (e soprattutto ogni mamma!) con un pargolo alle prese con le pappe, tra i 12 mesi e i 24 mesi. Non sta fermo un secondo, cerca di uscire dal seggiolone, gioca, prende il cucchiaino come una zappa ...

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Come abituare il bambino a stare a tavola

Che fare per sopravvivere alla sfida 'pappa' senza troppo stress? L'abbiamo chiesto a Barbara Tamborini, psicopedagogista, mamma di 4 figli, che ha trattato ampiamente questo tema nel suo ultimo libro scritto con Alberto Pellai (I papà vengono da Marte, le mamme da Venere. Il manuale per i genitori a uso terrestre, De Agostini).

Ecco i suoi 7 consigli per vivere al meglio il momento dei pasti con i più piccoli abituandoli, gradualmente, a stare a tavola.

1. Un clima tranquillo aiuta ogni bimbo ad accettare gradualmente le regole della tavola

Il bambino si inserisce in una famiglia che ha già uno stile di stare a tavola e le sue regole. Da quando è piccolissimo e mangia le prime pappe, assorbe quel particolare clima che respira ogni giorno.

Quando inizia ad avere un minimo di autonomia, verso i 18 mesi, il bimbo percepisce ancora di più quello che vede intorno a lui, e il suo atteggiamento a tavola ne è influenzato. Un'atmosfera serena e rilassata, dunque, aiuta tutta la famiglia a evitare le 'lotte del cucchiaino'.

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2. Vietato pasticciare fuori dai pasti

Al momento dei pasti, il bimbo deve arrivare con un sano appetito: vietati gli spuntini prima di pranzo o cena. Questa semplice ma efficace abitudine - come afferma la psicopedagogista - semplifica la vita a tutti. Se il piccolo ha fame, sarà più disposto a 'sostare' un po' a tavola con mamma e papà in un clima accogliente.

3. Piccole 'prove' di autonomia: lasciamolo usare un po' anche le manine

Quando il bimbo riesce a tenere in mano il cucchiaino e prova volentieri a mangiare da solo, è importante fare attenzione a cosa si mette nel suo piatto. Il cibo deve essere semplice da gestire per lui mettendolo nelle condizioni migliori per sperimentare un po' di autonomia.

“In questa fase, è importante, per esempio, lasciarlo provare e fare un cucchiaino lui e uno noi, valorizzando bene ogni volta che riesce a infilarlo in bocca”, dice Barbara Tamborini.

In ogni caso, è bene tollerare che tocchi con le mani alternando il cucchiaino. In particolare, con i più piccoli, intorno ai 10 mesi, non va bene impostare tutto con la rigidità.

“Certo, poi, una volta che ha imparato e infila la faccia nel piatto stile gattino, è opportuno bloccarlo”, afferma la psicopedagogista.

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4. Buone abitudini a tavola e qualche compromesso

Una buona educazione alimentare coniuga la dieta variata alla capacità di assaggiare e scoprire nuovi gusti... Ingoiare stile oca in uno stato di ipnosi non rientra tra le buone e sane abitudini per nessuno, grandi e piccoli.

Di fatto, sarebbe opportuno, per esempio, mangiare con la tv spenta, perché aiuta a essere più consapevoli di quello che c'è nel piatto (a gustare, appunto, il cibo senza mandarlo giù in modo distratto). Se la famiglia non è abituata a farlo, può tentare l'esperimento, un paio di volte a settimana.

Se il bimbo protesta e la tentazione è quella di 'distrarlo' per farlo mangiare, invece di 'ipnotizzarlo' con i cartoni (come a volte accade per disperazione), è molto meglio concedergli di portare a tavola un giochino. Su questo punto, per la psicopedagogista fino a 2 anni, il compromesso è accettabile, in genere, poi, con l'ingresso alla scuola dell'infanzia, la richiesta dei giochi, spesso, scompare da sola.

In ogni caso, dal punto di vista dell'esperta, se il bimbo si porta l'orso, la bambola o la macchinina a tavola perché 'gli fa compagnia', e tiene tutto di fianco a lui, non è un problema, si può permetterlo. A patto che ci sia un limite, dettato dal buon senso, e non arrivi con la ruspa piena di terra del giardino.

Secondo l'esperta, un buon approccio con i più piccoli, per esempio, è anche quello di mettergli davanti, dopo la classica pappa, 10 pezzetti di pane o carote lasciando che continui l'esperienza di gestire il suo cibo in autonomia.

“In genere, il bimbo è curioso e contento di sperimentare e così, anche noi adulti, siamo più tranquilli almeno per un pochino”.

5. Niente corse dietro il pargolo brandendo il cucchiaino

Il momento dei pasti genera un senso di ansia alla maggior parte delle mamme: alla base c'è l'idea che il bimbo sputi il cibo, ci giochi soltanto e non mangi mai abbastanza.

“Questo timore, noi mamme, lo sentiamo nella pancia – dice l'esperta. Per questo, quando il bimbo inizia a voler dire la sua, la tentazione è lasciarlo governare cosa ha nel piatto.

Il responsabile, invece, è l'adulto che sa cosa serve per diventare grandi, sani e forti: questo messaggio deve passare al bimbo attraverso l'amorevolezza e alcuni 'no' fermi quando necessari”, spiega l'autrice.

Secondo la psicopedagogista, occorre una certa fermezza soprattutto quando il bimbo cresce, verso i 2 anni.

“Se, per esempio, non vuole la pasta al pomodoro che mangia sempre e chiede quella al pesto, l'intervento del papà, che in genere è meno coinvolto se il bimbo non mangia, può essere molto utile. Può dire: 'Va bene, se non la vuoi, allora niente!'. Una possibile strategia, quindi, è quella di ignorarlo per 5-10 minuti: spesso, poi, sarà lui a mangiare pacifico il piatto freddo. Questo approccio rende il bimbo più forte e lo aiuta ad avere un rapporto sano con il cibo”, dice Barbara Tamborini.

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6. Piccoli stratagemmi per insegnare al pargolo a stare un po' a tavola

In modo graduale è possibile far capire al bimbo che la regola di casa è quella di mangiare seduti. Per la psicopedagogista, è impensabile che un pargolo sotto i 2 anni 'stia fermo, buono e composto', magari per un lungo pasto antipasto-dolce di mamma e papà.

Tuttavia, la cosa migliore è fare un semplice ragionamento per abituarlo che lui possa afferrare: 'Per il tempo della pappa si sta seduti!'. Se si alza dal seggiolone e non ha finito, è bene rimetterlo al suo posto.

In ogni caso, non si può pretendere che in questa fascia d'età abbia il senso del tempo ('Stai qui 5 minuti fino a quando finisci', non ha nessun senso per il bimbo).

Per l'esperta, quello che funziona di più è costruire “un'alleanza con il bimbo prima della pappa” che sia davvero chiara per lui.

In questo caso, per farlo stare seduto fino a quando ha finito il pasto, l'esperta suggerisce di disegnare un grosso sole su un foglio e dividerlo in 4 quadranti dicendogli: 'Stai qui, mentre mangi, seduto come i grandi, intanto si forma il sole!', 'Sei il re della pappa!'.

Ogni 10-15 cucchiaini, per esempio, si può dare una 'fetta' di sole al piccolo che in questo modo sa cosa si aspetta il genitore da lui: nel tempo dei 4 pezzi deve mangiare.

7. Quando il bimbo raggiunge un obiettivo stabilito dal genitore, è importante lodarlo

Ogni volta che il bimbo sta seduto per il suo intero pasto o usa la posata senza farla volare, secondo la psicopedagogista, è importante sottolinearlo. Per premiarlo, per esempio, si può preparare una cena speciale e metterlo a capotavola, e tutti gli fanno un applauso.

"L'idea è valorizzare il protagonismo del bimbo che ha raggiunto l'obiettivo stabilito dal genitore", conclude Barbata Tamborini.

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