I bambini piccoli possono essere i più spietati critici gastronomici. Non importa quanto impegno una mamma o un papà mettano nel cucinare per il proprio figlio: un bimbo di due anni non si fa nessun problema a girare il suo musino e rifiutarsi di mangiare anche il manicaretto cucinato nel modo più amorevole. Per non parlare, poi, quando si mettono a tavola le tanto famigerate verdure. Per consolare i genitori un po’ in crisi su questo tema, bisogna prima di tutto dire che i bimbi non sono gli unici mammiferi ad andare cauti con il cibo: anche moltissimi altri animali, dai gorilla ai ratti, non amano sperimentare per quanto riguarda l’alimentazione.
Una prima distinzione
Lucy Cooke, una psicologa dell’University College di Londra, ha studiato i comportamenti alimentari dei bambini per oltre 15 anni. La dottoressa ha fatto una distinzione tra due diverse forme di piccoli ‘schizzinosi’. Da un lato ci sono i cosiddetti palati più esigenti, ovvero i bambini che accettano solo una gamma limitata di cibi. D’altra ci sono invece quelli che soffrono della cosiddetta ‘neofobia alimentare’, che li porta a evitare tutti gli alimenti che sono nuovi o a loro sconosciuti.
Queste due forme possono coesistere nello stesso bimbo, anche se la logica porterebbe a pensare il contrario: la maggior parte dei piccoli sono portati a rifiutare ciò che è sconosciuto, ma pochi sono davvero schizzinosi in senso lato. “Se un bambino è abituato da sempre a una dieta rigida, ferrea, con poche variazioni - ha spiegato la psicologa - è facile che col tempo finisca per soffrire di neofobia alimentare”. [Leggi anche: i 10 consigli se il bambino non vuole mangiare]
Gli studi sui gemelli
In questo campo, gli studi sui gemelli sono molto interessanti. Uno di questi, chiamato Gemini, il cui scopo è capire se il modo in cui i bambini mangiano dipenda dai loro geni o dall’ambiente in cui crescono, ha evidenziato diversi elementi molto interessanti: entrambe le forme analizzate sono solo in parte dovute ai geni, sono legate tra loro e potrebbero spiegarsi con le stesse ragioni evoluzionistiche. Un bambino che ha i geni della ‘schizzinosità’, però, non diventerà per forza un bambino schizzinoso: geni e ambiente hanno circa lo stesso peso.
I nostri antenati? Ci andavano 'cauti'
Uno studio precedente, nel 2013, aveva segnalato che i geni che portano alla neofobia alimentare avessero un’influenza maggiore man mano che i bambini crescono.
Questo fenomeno si spiega con l’evoluzione della specie umana. I nostri antenati ricavavano una parte sostanziale della loro alimentazione dalle piante. Ma le piante - in particolare quelle nelle zone tropicali, dove la nostra specie si è evoluta - spesso contengono tossine. Quindi si trovavano di fronte a un problema: dovevano provare il più possibile piante differenti per avere una dieta varia e aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza. Ma allo stesso tempo erano costretti a ‘testare’ i nuovi vegetali con diffidenza, perché quelle foglie, steli e radici potevano rivelarsi altamente tossici. Questo particolare fenomeno è chiamato il ‘dilemma dell'onnivoro’.
Dal dilemma dell'onnivoro ai giorni nostri
Certo, un bambino non è costretto a sperimentare il ‘dilemma del onnivoro’ nel suo primo anno di vita: in questa fase, infatti, sono i genitori a scegliere con cura il cibo che mangia. Nei successivi 24 mesi, però, diventa sempre più indipendente e scopre il modo attorno a sé, sperimentando anche nuovi alimenti. E’ in questo caso che diventa più ‘cauto’, perché l’istinto gli dice che potrebbe incappare in alimenti potenzialmente tossici.
Le tossine? Sono peggio per i più giovani
E c’è anche un altro problema. Gli adulti hanno sistemi biologici adatti ad affrontare anche le tossine contenute nel cibo.
Mangiare la pianta sbagliata potrebbe portare i ‘grandi’ a un mal di stomaco, ma di solito non minaccia la loro vita. I giovani, invece, sono privi di questi sistemi, e mangiare la cosa sbagliata in tenera età può portare anche alla morte.
Lo spauracchio dei vegetali verdi
Queste teorie offrono alcune spiegazioni ai problemi che molti genitori devono affrontare quando danno da mangiare ai propri figli. Per esempio, spesso i bambini rifiutano di mangiare vegetali verdi. Questi alimenti sono molto nutrienti, quindi l'evoluzione dovrebbe favorire chi si alimenta con verdure come piselli e broccoli. Ma nel corso dell’evoluzione umana il già citato dilemma dell’onnivoro ha prevalso persino sul valore nutritivo delle verdure. [Leggi anche: le strategie per far mangiare le verdure ai bambini]
Oggigiorno, la maggior parte delle verdure che troviamo sulle nostre tavole sono state selezionate per essere molto più nutrienti, e molto meno tossiche, di quanto lo sono state in passato. Quindi, la riluttanza di un bambino nel mangiare vegetali verdi potrebbe essere semplicemente un antico retaggio di un periodo in cui quei cibi erano meno utili a livello nutrizionale e più pericolosi.
Qualche consiglio per mamma e papà
Si può certamente dare qualche consiglio ai genitori dei bambini schizzinosi. Il primo, fondamentale, è trovare il tempo per nutrirsi insieme ai propri figli e soprattutto mangiare le stesse cose che si vuole far mangiare a loro: in questo caso, come in molti altri, il buon esempio è indispensabile. Attenzione agli orari, però: un bimbo piccolo non dovrebbe cenare alle 20, ma molto prima. Le società moderne, dove entrambi i genitori lavorano, portano i bambini a mangiare a orari diversi rispetto ai genitori. Questa potrebbe essere un’altra ragione per la quale i bambini di oggi tendono a essere più schizzinosi che in passato.
Un’altra ragione ancora potrebbe essere legata all’allattamento: i bambini allattati artificialmente non avvertono gusti diversi da un pasto all’altro, perché il latte artificiale è sempre uguale, a differenza di quello materno, il cui gusto cambia a seconda degli alimenti che mangia la propria madre. Inoltre, non si dovrebbe promettere una ricompensa alimentare per convincere un bambino a mangiare un determinato alimento. Per esempio, non promettere caramelle se mangia un piatto di verdure: le caramelle apparirebbero ancora più desiderabili, mentre le verdure sarebbero la ‘penitenza’ per arrivare al dolce obiettivo finale.
I nostri geni non sono il nostro destino
Per concludere, il messaggio finale degli esperti è di speranza: anche se i nostri bambini sono ‘mangiatori’ estremamente esigenti, è ancora possibile aiutarli a ampliare le loro diete. Con pazienza, certamente, i genitori possono aiutare il proprio figlio a essere meno schizzinoso. "I nostri geni non sono il nostro destino - ha spiegato Clare Llewellyn, dell’University College di Londra - solo perché questo comportamento ha una base genetica, ciò non significa che non sia assolutamente modificabile”.
Fonte: BBC.com

10 regole per rieducare i bambini schizzinosi a tavola, dell'Ospedale Bambin Gesù
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