La preoccupazione dell'OMS è supportata dai fatti: rispetto ai 31 milioni del 1990, nel 2014 i rilievi riportano più di 41 milioni di bambini sotto i cinque anni affetti da gravi scompensi alimentari. Più grave ancora, le proiezioni ipotizzano un'innalzamento della percentuale di rilevanza del 40%, portando così nel 2025 a 70 milioni di bambini irrimediabilmente obesi.
I dati dell'ECHO (Commission on Ending Childhood Obesity) dimostrano quanto i fattori socio-economici influenzino i regimi alimentari dei cittadini; la prova risiede nel fatto che i Paesi in Via di Sviluppo dell'Asia e dell'Africa Meridionale siano quelli a più alto rischio, dal momento che l'incremento di possibilità economiche non è supportato da un'appropriata cultura alimentare.
La situazione risulta complessa, perché un bambino obeso, probabilmente diverrà un adulto obeso, la cui crescita verrà continuamente ostacolata da difficoltà motorie, ambientali ed economiche, poiché la sua salute precaria sarà un pesante onere per la famiglia che lo sostenta. Ciò non può essere un problema del singolo individuo, perché l'impatto di un numero così consistente di obesi rischia a lungo termine di provocare un collasso generale.
«C'è stata una mancanza di consenso a livello mondiale sul pacchetto di strategie che possono essere più efficaci per combattere l'obesità infantile in contesti differenti e società diverse» dice Peter Gluckman co-presidente ECHO, aggiungendo che la «questione deve essere una priorità globale».
Partendo da una capillare educazione alimentare, facendo comprendere ad adulti e ragazzi l'importanza di frutta, verdura e diete equilibrate, si porrebbero le basi per una lotta meno incoerente contro questa piaga moderna.
Fonte: Ansa.it, ECHO
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