L'obesità è in continua crescita nel mondo a causa della recessione economica che ha colpito le famiglie dei Paesi Ocse a partire dal 2008. Sebbene si intravedano segnali di miglioramento e il sovrappeso sia rimasto stabile in alcune nazioni, laddove i soldi per la spesa sono calati il sovrappeso è in aumento e anche quando gli adulti non risultano aumentati di peso, la crisi si ripercuote sul peso dei bambini alimentati con cibi e bevande spazzatura che costano meno.
Ad andarci di mezzo sono stati soprattutto i bambini italiani tra i 5 e i 17 anni. L'Italia è infatti risultata al secondo posto, sui 41 Paesi dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), nella classifica dei piccoli in sovrappeso e obesi. Al primo posto c'è la Grecia, al terzo posto la Nuova Zelanda. A seguire: Slovenia (4° posto), Stati Uniti (5°posto), Messico (6°posto), Ungheria (7°posto), Portogallo (8°posto), Cile (9° posto) e Spagna (10° posto).
Questo è quanto emerge dal rapporto annuale dell'Ocse presentato ieri al congresso europeo sull'obesità, in Bulgaria.
Nel report si legge che il 36% delle bambine italiane e il 34% i maschi è in sovrappeso. Il motivo di questa crescita potrebbe essere proprio la crisi economica che ha colpito il nostro Paese.
La conseguenza delle difficoltà economiche delle famiglie è che dalla tavola spariscono i cibi più costosi come frutta e verdura, e vengono sostituiti da cibo spazzatura più economico ma ricco di grassi e zuccheri.
Diversa è invece la situazione tra gli adulti: l'obesità cresce del 3% all'anno in Australia, Francia, Messico e Svizzera, mentre resta stabile negli Stati Uniti, nel Canada, in Corea ed in Italia. E nella classifica degli obesi adulti l'Italia è al 44° posto, con l'11,3% di adulti uomini obesi e il 9,5% delle donne
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