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Olio di palma, sì o no?

di Valentina Murelli - 21.04.2015 - Scrivici

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L'olio di palma è sempre più diffuso in tantissimi prodotti alimentari, compresi quelli pensati per i bambini. Eppure è meglio non esagerare, perché contiene molti grassi saturi, che secondo l'opinione degli esperti dovrebbero comparire il meno possibile nella dieta.

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L'olio di palma è come il prezzemolo. Negli alimenti di origine industriale è praticamente dappertutto: dalle fette biscottate alle merendine, dal pancarré alle creme spalmabili, dalle margarine ai gelati. Non manca neppure nei prodotti speciali per l'infanzia, come i primi biscotti. A mamme e papà, giustamente viene il dubbio: farà bene o farà male? Meglio evitare o può tranquillamente far parte dell'alimentazione dei bambini?

Diciamolo subito: di studi scientifici accurati e conclusivi sugli effetti specifici dell'olio di palma per la salute dei piccoli non ce ne sono molti. Questo, però, non significa che non si possa concludere qualcosa in proposito.

Che cos'è l'olio di palma?


Partiamo dall'inizio e cioè dall'olio di palma stesso. Si tratta di un olio ottenuto dalla spremitura dei frutti della palma tropicale Elaeis guineensis. Nei paesi di origine viene spesso utilizzato tal quale (è un liquido di un vivace colore rosso), sia a crudo sia per cucinare, ma nell'industria alimentare è impiegato solo dopo raffinazione. In pratica, se ne usa una frazione solida o semisolida che dà grandi vantaggi ai produttori, perché è molto versatile, praticamente insapore e costa poco. Molto meno del burro, che può tranquillamente sostituire perché ha le stesse caratteristiche strutturali.

Non c'è da stupirsi: come il burro, l'olio di palma ha un elevato contenuto di grassi saturi, circa il 50%. E sono proprio i grassi saturi a conferirgli quelle caratteristiche speciali, ma anche a far nascere il dubbio sulla sua sicurezza per la salute.

Il problema dei grassi saturi


I grassi, in generale, non sono da demonizzare. Secondo l'Opinione scientifica sui grassi dell'Efsa, Agenzia europea per la sicurezza alimentare, nell'alimentazione corretta di un adulto queste sostanze dovrebbero apportare da un minimo del 20% a un massimo del 35% della quota calorica giornaliera.

E valori addirittura superiori si prevedono per i bambini, che ne hanno bisogno per assimilare meglio alcune vitamine e per lo sviluppo del sistema nervoso: circa il 40% nel primo anno di vita e dal 35% al 40% da uno a tre anni.

Non tutti i grassi però sono uguali. Ci sono quelli saturi, di origine prevalentemente animale (burro, latticini, carne), ma presenti anche in alcuni oli vegetali e in particolare l'olio di palma, e quelli insaturi, come i grassi dell'olio extravergine di oliva o gli omega tre del pesce.

Ebbene, sappiamo da tempo che sono proprio quelli insaturi i grassi da privilegiare nella dieta. Uno squilibrio nel rapporto tra acidi grassi saturi e insaturi e in particolare un consumo eccessivo dei primi è infatti associato a un aumento del rischio di sviluppare obesità e malattie cardiovascolari, come infarto e ictus. A maggior ragione se si comincia a mangiarne troppi fin da piccoli.

Per questo, il consiglio condiviso dagli esperti di nutrizione è di limitare al massimo l'apporto di acidi grassi saturi nella dieta. In particolare, l'Opinione scientifica dell'Efsa conclude che questo apporto dovrebbe essere il più basso possibile.

Palma come burro


In effetti, stiamo tutti ben attenti a non esagerare con il burro: non ci sogneremmo mai di mangiare tutti i giorni grosse fette di crostata della nonna e se lo facciamo siamo consapevoli che non è la cosa più salutare del mondo. "Allo stesso modo, dovremmo stare attenti a non esagerare con l'olio di palma, perché dal punto di vista nutrizionale è perfettamente paragonabile al burro" sostiene Laura Rossi, nutrizionista del CRA.

Secondo Marco Bianchi, divulgatore scientifico della Fondazione Umberto Veronesi e autore di diversi libri di cucina "salutare", questo vale ancora di più per i bambini, specie se piccolissimi. "Nei primi anni di vita le cellule del tessuto adiposo formano una specie di memoria delle sostanze con cui entrano in contatto. Se ci sono troppi grassi saturi in circolazione, questa condizione può predisporle a problemi che si faranno sentire più avanti e per tutta la vita".

Senza contare che c'è chi, come Enzo Spisni, docente di fisiologia della nutrizione all'Università di Bologna, mette in guardia contro il rischio che l'olio di palma possa contenere residui di sostanze tossiche come pesticidi, utilizzate per la sua coltivazione.

“Le analisi condotte finora in ambito internazionale dicono che le concentrazioni di queste sostanze rientrano nelle soglie stabilite. Però c'è sempre il rischio di un effetto accumulo, critico soprattutto per i bambini, se si esagera con i prodotti contenenti olio di palma".

Variare la merenda!


Che fare, allora? "Non si tratta di demonizzare questo ingrediente" sottolinea Rossi. Come accade nella grande maggioranza dei casi, anche l'olio di palma, se assunto solo occasionalmente nell'ambito di una dieta equilibrata, non è dannoso.

Lo confermano le conclusioni di una revisione scientifica della letteratura pubblicata da alcuni ricercatori dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri: gli studi a disposizione sugli adulti dicono che, se i livelli di colesterolo di partenza sono buoni e c'è un apporto adeguato di acidi grassi insaturi, i grassi saturi dell'olio di palma non costituiscono un pericolo particolare per la salute cardiovascolare né sembrano coinvolti nel rischio di cancro.

"Se ogni tanto i nostri bambini mangiano qualcosa che contiene olio di palma, non succede nulla, esattamente come nel caso del burro" afferma Rossi. "Il problema è il consumo quotidiano, magari più volte al giorno, di questi prodotti". E siccome l'olio di palma è così diffuso, il rischio di consumarne troppo, magari in modo inconsapevole, è dietro l'angolo.

Ora, eliminare del tutto i prodotti industriali può essere difficile, ma di sicuro bisognerebbe provare a limitarli, almeno fino a che contengono elevate quantità di grassi saturi (alcune aziende stanno riformulando le proprie ricette per ridurre questo contenuto). "Prendiamo il momento della merenda: l'ideale sarebbe variarla il più possibile" suggerisce Laura Rossi. “Se proprio dobbiamo dare una merendina confezionata al bambino, meglio che sia piccola e poco farcita. E in ogni caso, le merendine andrebbero alternate con altri prodotti, come yogurt, frutta fresca o secca, pizza bianca preparata con olio d'oliva, magari un piccolo panino con il prosciutto".

E per i dolci fatti in casa? "Via libera all'olio di oliva delicato, di mais o di girasole" consiglia Bianchi. "E anche alla frutta secca come noci, mandorle, nocciole, che hanno una buona tenuta in cottura e conferiscono un buon sapore al dolce".

Le mamme nel forum si confrontano sull'alimentazione e le ricette per bambini

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