La mini-guida per genitori sulle allergie agli alimenti è stata messa a punto con la consulenza del prof. Giovanni Cavagni, Responsabile dell’Unità Operativa di Allergologia Pediatrica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Le allergie ritardate sono sicuramente meno rischiose, ma più difficili da diagnosticare, dal momento che la reazione non si verifica subito dopo l’assunzione dell’alimento, ma nel lungo periodo, e si manifesta con crescita rallentata, coliche addominali, presenza di sangue occulto nelle feci.
Il test dell’eliminazione. Per diagnosticarle, lo strumento più utile è il cosiddetto test dell’eliminazione. “Sulla base del sospetto che la mamma riferisce al pediatra” spiega l’allergologo, “si prova a togliere dalla dieta un determinato alimento per 20-30 giorni, si verifica se e quanto i disturbi del piccolo si riducano, poi si prova a reintrodurlo. Se i sintomi ritornano, la diagnosi è chiara, altrimenti vuol dire che erano disturbi di altra natura.
In caso di esito positivo del test di eliminazione, l’unica terapia è togliere l’alimento ‘incriminato’ dalla dieta del bambino, per poi provare a reinserirlo in futuro. Se il test di eliminazione dà esito negativo, però, è inutile cercare test alternativi, tipo il test del capello, il citotest, il driatest, il vegatest, ecc: la loro validità non è mai stata dimostrata scientificamente”.
Leggi anche:
Vuoi confrontarti con altre mamme nella tua stessa situazione? Vai al forum dedicato a salute e malattie
Crea la tua lista nascita
lasciandoti ispirare dalle nostre proposte o compila la tua lista fai da te