A come amore. B come bambini. C come capricci. Capricci! Aiuto: che fare? Perché non c'è amore che tenga. Nel senso che, nonostante tutto l'amore del mondo, a volte è davvero difficile gestire i capricci dei propri figli. Urla, pianti, "no", "non mi va" oppure "lo voglio" ripetuti in modo intermittente.
Abbiamo chiesto allora ad Anna Oliverio Ferraris, psicologa, psicoterapeuta e docente di Psicologia dello sviluppo all'Università della Sapienza di Roma, cosa fare per gestirli al meglio e, possibilmente, per prevenirli.
"Innanzitutto – tranquillizza la psicologa – i capricci, come molti altri comportamenti che possono mettere a dura prova i genitori, sono in gran parte una componente dello sviluppo normale. Tutti i bambini cioè sono capricciosi di quando in quando, polemici e qualche volta testardi".
I capricci? Bisogno di intraprendenza
In particolare però, come spiega nel libro Non solo amore. I bisogni psicologici dei bambini, capricci e "cattiverie" tendono a essere più frequenti verso i due-tre anni e nella prima adolescenza, perché in questi momenti dello sviluppo si avverte l'esigenza di una maggiore indipendenza e il bisogno di affermarla. "Nei bambini più piccoli è un modo birichino di verificare le regole e la pazienza degli adulti. E poi qualcosa di analogo si verifica anche nella prima adolescenza. Non bisogna quindi preoccuparsi troppo dei comportamenti indisponenti che a queste età possono avere i figli, in quanto si tratta di una fase della crescita". Anche se, in fin dei conti, una certa dose di provocazione rientra nella norma anche tra i cinque e gli undici anni.
Servono delle regole
"Esistono infatti delle differenze legate al temperamento e ci sono dei bambini particolarmente cocciuti.
Non è infrequente, tra l'altro, che questi bambini abbiano dei genitori con una personalità simile, per cui in alcune famiglie gli "scontri" tra volontà "forti" possono essere più frequenti che in altre. Così come d'altro canto ci sono genitori troppo lassisti, che non insegnano chiaramente ai figli a discriminare tra ciò che è accettabile e ciò che invece non lo è".
A quanto pare, la virtù sta nel mezzo. Perché i genitori dovrebbero cercare di essere né troppo intransigenti né troppo permissivi. "Sia le reazioni troppo dure che il lassismo hanno spesso infatti l'effetto di peggiorare la situazione. Perciò, se il metodo usato da un genitore nel risolvere i conflitti con i figli non funziona, è meglio che l'altro, invece di insistere nella stessa direzione, cerchi un approccio differente, magari opposto" consiglia la professoressa.
Da un estremo all'altro
Che cosa sono i capricci
Anche se possono assumere forme diverse, il minimo comune denominatore dei capricci è, secondo la psicologa, l'insistenza che alla fine può davvero sfiancare l'adulto. C'è chi dà luogo a sceneggiate più o meno plateali e interminabili di fronte al rifiuto di mamma o papà di comprare ciò che vuole al supermercato, chi non tollera sentirsi dire "basta: spegni la tv o spegni il videogioco" e chi inizia a correre per tutta la cosa anziché andare in bagno a lavarsi i denti prima di andare a nanna.
"Se, come dicevamo, i capricci sono una componente dello sviluppo e quindi non bisogna farne un dramma, è importante però anche chiedersi a cosa siano dovute alcune reazioni, per prevenirle" puntualizza Oliverio Ferraris.
In altre parole, "i genitori dovrebbero chiedersi se i figli fanno effettivamente una vita adatta a loro, che prevede gioco, movimento, interazioni coi coetanei, accudimento dell'adulto.
.. ". Una quotidianità stressante, scandita da eccessivi impegni, o al contrario una giornata trascorsa immobile davanti alla tv, senza la possibilità di giocare e interagire con i propri pari, possono infatti innescare comportamenti capricciosi e la ricerca continua di gratificazioni. "Dalla tv, per esempio, arrivano eccessive sollecitazioni e un bimbo che trascorre ore e ore davanti al piccolo schermo è eccessivamente esposto alla pubblicità che induce il desiderio di volere questo e quello: dalle merendine ai giocattoli… E a volte il rifiuto del genitore finisce con l'innescare estenuanti proteste".
"C'è da dire – aggiunge – che i bambini e le bambine più son piccoli, meno hanno il pieno controllo delle emozioni, per cui appena vedono una cosa la vogliono oppure, al contrario, vogliono sottrarsi assolutamente a una serie di incombenze: come lavarsi le mani perché è arrivato il momento di sedersi a tavola o i denti perché così si fa prima di andare a letto. Anche se all'inizio possono fare opposizione, lo apprenderanno poi crescendo e in maniera ancora più facile se sono appagati perché fanno cose divertenti e hanno un buon rapporto con gli adulti di riferimento".
Il neonato che piange non fa i capricci: comunica
Il neonato che piange comunica. Non è capriccioso. Piange perché prova un disagio: ha troppo caldo o troppo freddo, sta scomodo e vorrebbe cambiare posizione, ha fame o sete, non sta bene. Oppure vuole più semplicemente richiamare l’attenzione per essere preso in braccio perché ha voglia di coccole.
Man mano crescendo, i bimbi non hanno bisogno di stare sempre in braccio o di piangere per avere attenzioni, ma la presenza dell’adulto continua a essere importante per il loro senso di sicurezza, per dare senso alle cose, per acquisire una sempre maggiore autonomia.
Arginare i capricci? Con buona disciplina
Per arginare i capricci serve un po' di buona disciplina, fatta di regole, dialogo e comprensione. "La buona disciplina non è umiliante, è ferma ma non necessariamente severa, lascia margini di libertà ma nel rispetto delle regole".
Questo significa che se il bambino fa i capricci, bisogna evitare di umiliarlo o etichettarlo con giudizi del tipo "sei un bambino stupido", "sei cattivo", "sei sempre il solito": non si fanno cioè considerazioni sulla persona ma sul comportamento sbagliato. Meglio ancora parlare in positivo dei comportamenti che sarebbe meglio adottare.
Quando è intrattabile perché particolarmente agitato, gli si può dire "stai un po' per conto tuo, e quando sei più calmo torna da mamma e papà", in modo che senza tagliare i ponti lo si invita a sbollentare la tensione e a tranquillizzarsi.
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E infine, le regole sono importanti per crescere, pongono dei limiti, contribuiscono a dare un senso alle cose, purché siano coerenti e non dittatoriali, non troppo restrittive, e non associate a punizioni dure. Se adeguate all'età, anche se protestano, i bambini capiscono in fondo che ci sono dei limiti e non si può ottenere tutto e subito.
"Tenete presente inoltre che con gli anni – precisa Oliverio Ferraris – cambia la maturità intellettiva e solo crescendo i bambini acquisiscono la capacità di esprimere le motivazioni a sostegno del proprio comportamento. Fino a una certa età, tipicamente intorno ai 3-4 anni, dunque, un bimbo ripete senza sosta "lo voglio, lo voglio, lo voglio", o "non mi va, non mi va…", poi impara anche a spiegare il perché vuole o non vuole assolutamente quella cosa".
Cosa fare/non fare
- Evitare le punizioni che umiliano o spaventano: per placare un capriccio al bando le minacce di chiuderlo al buio, di non parlargli per una settimana, di andarsene di casa o di non volergli più bene. Quest'ultima, in particolare, può essere quella che ferisce di più.
- Meglio non fare paragoni con i fratelli o le sorelle (e in generale con gli altri) perché scatenano rabbie, gelosie, risentimenti.
- Non alzare le mani. E se scappa, spiegare: "non mi piace picchiare, ho perduto la pazienza, non deve più capitare ".
- Non urlare. Anche se può essere comprensibile in certi momenti di esasperazione, le urla però non sono necessarie, anzi: lo sguardo, insieme al tono di voce, contribuisce a esprimere fermezza più di tante ramanzine urlate a gran voce.
- Per evitare quei capricci che più o meno immancabili scattano quando arriva il momento di indossare il pigiama e lavare i denti, si può provare a rendere questa prassi più indolore illustrando la sequenza delle cose da fare e sottolineando che subito dopo ci sarà un momento piacevole: le coccole, la lettura di un libro, il racconto di una storia.
- Premiare i comportamenti positivi: congratularsi quindi quando tutto fila liscio. Si può provare per esempio con il metodo delle stelline: in pratica su un tabellone si segna com'è andata la giornata con una o più stelline e se a settimana conclusa sono state totalizzate un certo numero di stelline, indicative dei buoni comportamenti, allora si può gratificare il bimbo con un piccolo premio (un giornalino, un pacchetto di figurine…).
- Patti chiari amicizia lunga. Vale eccome questo detto con i bambini. Per cui, meglio stabilire prima quanto tempo poter stare davanti alla tv o con la consolle in mano. E al momento di smettere, in caso di rifiuto si spegne il televisore o il videogioco. (Leggi anche 20 trucchi per gestire i capricci)
Con l’età cresce la voglia di autonomia: assecondiamola
Si sperimenta intorno ai 2-3 anni, poi il bisogno di autoaffermazione e indipendenza ritorna ancora più forte nella fase della preadolescenza. Che fare?
Anna Oliverio Ferraris consiglia di trovare un sano equilibrio tra il concedere e il vietare, dimostrando al figlio di comprendere il suo bisogno di autonomia e di crescita.
Per esempio si può concedere qualche uscita pomeridiana con gli amici e le amiche, motivando sempre un eventuale rifiuto, e pretendendo il rispetto dell'orario. Questo favorisce il senso di responsabilità.
È bene lasciare spazi di libertà anche dentro casa: è tipico infatti che a 11-12 anni si manifesti per esempio il desiderio di starsene da solo nella propria cameretta, di appendere delle foto o dei poster alle pareti: è il suo spazio, in cui può esprimere se stesso. Così come è bene concedere una certa libertà nella scelta dell'abbigliamento o nel taglio dei capelli.
Meglio non interferire troppo sul fronte amici, che nel tempo cambiano: a meno che le persone che frequenta siano poco raccomandabili (bevono, si drogano ecc..), allora in questo caso è opportuno intervenire.
Insomma, se alcune libertà vanno assecondate, per altre invece (sesso, tatuaggi, feste notturne, piercing...) è bene spiegare che non c'è fretta o che possono essere pericolose.
Infine a questa età è importante rendere i figli partecipi della vita familiare, coinvolgendoli nelle scelte da fare, per esempio sulla destinazione delle prossime vacanze, su certe spese per la casa, su lavori e attività comuni. Sentirsi chiamati in causa è gratificante e aiuta ad accettare limiti su altre aspetti della quotidianità.
Domande e risposte
Quando sono più frequenti cattiverie e capricci nei bambini?
Capricci e "cattiverie" tendono a essere più frequenti verso i due-tre anni e nella prima adolescenza.
Occorre preoccuparsi se i bambini fanno frequentemente i capricci?
Se i capricci sono una componente dello sviluppo e quindi non bisogna farne un dramma, è importante però anche chiedersi a cosa siano dovute alcune reazioni, per prevenirle.
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