Il gioco è una cosa seria. E ha un ruolo sempre più importante nell'educazione dei più piccoli. I genitori sono sempre più consapevoli della sua importanza e si mettono per l'appunto, in gioco, con i propri figli. Genitori giocosi: attenti, rispettosi, empatici, ma anche severi, a volte.
E' quello che emerge dalla ricerca "Liberi di Giocare, Liberi di Crescere", presentata oggi dal sociologo Enrico Finzi, presidente di AstraRicerche, e commissionata da Globo Giocattoli. Un'indagine che fornisce uno spaccato della realtà italiana e di come stanno evolvendo i modelli educativi delle famiglie dello Stivale.
«Non solo il modello di famiglia è cambiato – ha evidenziato Enrico Finzi - negli ultimi anni si sono evoluti anche gli approcci educativi.»
Lo studio è stato realizzato su un campione rappresentativo di 611 genitori, zii, nonni e tate che si occupano regolarmente di bimbi sotto ai 12 anni. Perché la famiglia italiana sta cambiando, è una famiglia "allargata". Non sono solo i genitori ad occuparsi regolarmente dei figli, ma anche tate, baby sitter, nonni e, a sorpresa, anche zii.
Il gioco è una cosa seria
Dalla ricerca è emerso che il gioco viene sempre più utilizzato come mezzo cruciale e di estrema importanza per educare i bambini. Dalla maggior parte degli intervistati è ritenuto fondamentale per lo sviluppo motorio e intellettivo, per sviluppare le capacità cognitive e creative e per socializzare.
Inoltre, sempre secondo gli adulti intervistati, è importante che i bimbi giochino tante ore al giorno (secondo il 90%) e devono poter avere momenti di gioco quotidiano insieme ad altri bimbi (90%), senza per forza utilizzare giochi costosi o elaborati, ma meglio giochi semplici che stimolano la fantasia (90%), non per forza nuovi (88%) e dal prezzo contenuto (79%).
Inoltre un bimbo deve poter avere momenti di gioco quotidiano in autonomia, da solo (82%).
In più, sempre la maggior parte degli adulti intervistati, l'80%, ritiene importante un approccio premiante, il "rinforzo positivo": sostenere i progressi fatti dal bimbo con giochi o verbalmente, gratificandolo per le sue piccole e grandi conquiste quotidiane.
Rafforzerebbe infatti la relazione adulto-bambino, lavorando così insieme per la risoluzione dei problemi (per il 79%), accrescendo inoltre il benessere del bimbo (79%) e la sua autostima (74%).
Solo il 53% degli intervistati ritiene invece che il "rinforzo positivo" manipoli il comportamento del bambino, perché questo "genere di gratificazione viene utilizzata con lo scopo di portarlo a fare quello che vogliamo noi e non quello che farebbe lui".
Adulti ed approccio educativo: quale prevale?
Adulti ed approccio educativo: quale prevale?
Sempre secondo l'indagine, è emerso che l'approccio educativo dominante è l'empatico allegro (42,2%). Con questo approccio il gioco viene considerato un modo per avvicinarsi in modo semplice e senza paura al mondo. Con un bimbo accompagnato da un adulto affettuoso e spiritoso. Pronto a capirlo. Empatico appunto.
Quasi a pari merito c'è il rispettoso attento (41,2%): adulti rispettosi della "persona bambino" e aperti all'ascolto. Il gioco serve a stare al mondo e a rapportarsi con il quotidiano.
Meno numerose le persone che condividono invece l'approccio dei severi efficientisti, (il 16,4% del totale): concentrate su ruoli e regole, considerano il gioco un "duro lavoro". Un modo per il bambino per scoprire se stesso con le proprie capacità e i propri limiti.
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