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Come gestire i conflitti in classe

di Zelia Pastore - 17.09.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Non cercare il colpevole e mettere i bambini in condizione di risolversi da soli un litigio che in fin dei conti appartiene a loro e non alla maestra né tantomeno ai genitori: ecco come insegnare ai piccoli a sviluppare le loro competenze conflittuali con il metodo “Litigare bene” di Daniele Novara

In questo articolo

Anna ha rubato la bambola a Giulia”, “Matteo e Carlo non vogliono condividere le macchinine e hanno litigato”: quante di queste notifiche tempestano la chat whastapp dei genitori dell’asilo? Ma soprattutto, ce n’è davvero bisogno? Mentre madri e padri si scambiano emoticon, può essere che Anna e Giulia, se lasciate in pace, abbiano risolto a modo loro? Cerchiamo di capirlo con l’aiuto di Marta Versiglia, pedagogista del CPP – Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.

COME GESTIRE I CONFLITTI TRA BAMBINI A SCUOLA

“Per i bambini i conflitti sono qualcosa di normalissimo: fanno parte del gioco, è impossibile che non litighino, Quindi è un po’ superfluo che l’adulto dia loro prescrizioni impossibili come “non litigate”: lo fanno per natura” spiega Marta Versiglia. “Le liti sono fisiologiche: diventano problematiche solo nel momento in cui i due contendenti arrivano a mettersi le mani addosso”.

Come vengono solidamente sedati questi conflitti?

“All’asilo una prassi rituale è dividerli e normare la lite: “tu vai di qua e lui di là, il gioco lo prende lui”. Soluzioni di questo tipo, imposte dagli adulti, non fanno che aumentare la rabbia dei bambini e fare in modo che la lite non finisca mai”.

Alle elementari si passa alla nota a casa, oppure si ferma il genitore davanti a scuola e gli si fa la paternale sul comportamento del figlio. “Questi comportamenti creano ansia in madri e padri, e si corre il rischio che il litigio diventi un affare degli adulti o che, ancor peggio, finisca sulla chat dei genitori trasformandosi in un affare di stato”. In questo modo anche il bambino entra in questo “trip”: “è il grossissimo inghippo che si crea in tutte le scuole quando l’insegnante interviene in modo classico”.

COME LITIGARE BENE TRA BAMBINI CON IL METODO DI DANIELE NOVARA

Cosa sarebbe utile fare invece per il bene dei bambini, considerando che i litigi fanno parte del loro essere?

“Si può applicare il metodo “Litigare bene” di Daniele Novara, che consiste in due passi indietro e due avanti”.

Per approfondire, ci sono due pubblicazioni; una dedicata agli insegnanti, “Litigare con metodo” della Erickson e una per i genitori “Litigare fa bene” della Bur.

1 - NON CERCARE IL COLPEVOLE

“Partiamo dal primo passo indietro: non cercare il colpevole. Il ruolo dell’adulto è quello dell’educatore, non del giudice. Il bambino è immaturo, quindi se sbaglia non va giudicato: dobbiamo aiutarlo a gestire il conflitto e le sue emozioni, evitando frasi come “non capisci niente” o “sei il solito”, assolutamente dannose”.

2 - NON CERCARE LA SOLUZIONE

“Secondo passo indietro: non cercare la soluzione. Se la risoluzione del problema la fornisce l’adulto (“tu mettiti qui, lei va lì e tiene la bambola”) sarà sostenibile per l’adulto che l’ha trovata ma non certo per il bambino: è un cammino che devono fare i due piccoli contendenti”.

3 - FAR PARLARE I BAMBINI TRA LORO

“Ora veniamo ai passi avanti: il primo prevede che entrambi i contendenti abbiano modo di fornirsi la versione reciproca della faccenda. Si tratta di una versione, appunto, e non della verità: l’adulto non deve cercare a tutti i costi la verità ma sentire le due facce della medaglia, senza intervenire con commenti o giudizi. L’adulto ascolta e permette ai bambini di parlarsi”. Ma come fare in concreto? Si mettono i bambini uno di fronte all’altro e se sono piccoli, si dà loro un gomitolo che devono passarsi: parla chi ce l’ha in mano, l’altro ascolta in silenzio. Se sono più grandicelli, si può dare loro un foglio così possono scrivere la loro versione. “Le regole sono semplicissime: quando si parla non si dicono parlolacce e non ci si picchia. Quando trasgrediscono, basta richiamarli alla regola”.

4 - FAVORIRE L’ACCORDO

“Una volta che l’argomento è esaurito, si può dire ai bambini: “ecco, ora cosa potete fare?” e lasciare che loro trovino una soluzione. Il finale potrebbe anche essere che uno va da una parte e uno dall’altra, non sempre si trova una concordia.

Ma quello che è importante è la gestione, che è stata totalmente nelle loro mani, e il fatto che la rabbia sia sbollita. Nelle classi in cui si è già adottato questo metodo, i bambini vanno da soli spontaneamente a litigare nei “conflict corner”. Per loro è facile adeguarsi ad una nuova modalità: nel momento in cui gli adulti sono pronti al cambiamento, lo sono anche i bambini.

CONFLITTI TRA BAMBINI AL NIDO

E quando le liti avvengono al nido? “Ci si può fermare ai primi due passi, ovvero non cercare il colpevole e non dare la soluzione: se l’adulto interviene in maniera invasiva e prepotente, il bambino percepisce che la lite è qualcosa di sbagliato, che non si fa. Naturalmente se si stanno facendo male, vanno divisi. Ad esempio, se c’è “il morsicatore” lo si ferma, dando un divieto chiaro (“non si morsica”). Solitamente se li si lascia fare si risolve tutto in maniera semplice, ad esempio la bambola del contendere rimane ad uno e l’altro cerca un altro gioco. Bisogna avere fiducia che trovino la soluzione in modo spontaneo”.

LITIGARE BENE AIUTA I BAMBINI A CRESCERE

Utilizzando questo metodo Litigare Bene di Daniele Novara si insegnano ai bambini delle competenze conflittuali che saranno loro utili in adolescenza ma anche per tutta la vita e i genitori possono stare più tranquilli senza ricevere note a casa. “I piccoli non vanno a dire ai genitori “il compagno mi ha detto così, ha fatto così”: il conflitto se lo gestisce lui e non lo porta a casa e mamma e papà non intervengono in cose che non sono di loro competenza e non vengono ingigantite. Il whatsapp di classe viene così finalmente utilizzato solo per le comunicazioni di servizio e non per altro”.

IL CONVEGNO DEL 12 OTTOBRE “Né buoni né cattivi”
Per sentir parlare Marta Versiglia dal vivo dal vivo si può partecipare al convegno del 12 ottobre a Milano, dal titolo “Né buoni né cattivi”. Perché questo titolo? “Non si tratta di diventare più buoni o più cattivi, più docili o aggressivi ma di imparare a trovare l’interesse comune - spiega il pedagogista Daniele Novara, il fondatore del CPP - dobbiamo aiutare i nostri figli a litigare bene, per tutelarsi dall’ aggressività in tutte le sue forme”. Per i lettori di Nostrofiglio.it c’è uno sconto di 30 euro. Scopri il programma e iscriviti

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