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Cinque cose da dire ai bambini al posto di “smetti di piangere”

di Zelia Pastore - 30.12.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Spesso la pazienza dei genitori può essere messa a dura prova e la reazione dei genitori per far cessare  i capricci o il pianto del bambino potrebbe non essere la più adatta in queste situazioni. La pedagogista Laura Mazzarelli ci ha dato 5 ottimi consigli

Quante volte, di fronte a un capriccio del bambino, reagiamo in modo brusco? O li sgridiamo perdendo la calma, salvo poi pentirci subito e senza aver ottenuto alcun risultato? Essere genitori è difficile, anche perché tante volte gli unici strumenti che abbiamo sono frasi e modalità che a nostra volta abbiamo visto da piccoli. E che non sempre sono i più efficaci, come ci spiega Laura Mazzarelli, co-autrice del libro "Invece di dire… Prova a dire. Le parole per educare i bambini con amorevole fermezza" (Mondadori, 2019)

PERCHÈ È SBAGLIATO DIRE SMETTI DI PIANGERE

"Una delle frasi più 'pericolose' per la crescita emotiva dei nostri figli è 'smetti di piangere'" chiarisce la Mazzarelli, pedagogista e insegnante di scuola dell'infanzia che attualmente è impegnata nella formazione di educatori e insegnanti e nel sostegno alla genitorialità e collabora con la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca

"Esprime la volontà, da parte dell'adulto, di frenare l'emotività del bambino e tradisce la sua incapacità nel gestire la situazione. Certo, spesso i capricci dei bambini si manifestano in luoghi pubblici e contesti che mettono sotto pressione il genitore, ma con questo imperativo il messaggio che mandate a vostro figlio è "questa tua reazione, il pianto, è sbagliata". Il bambino, così, si sente non accolto, non capito e nemmeno guardato".

Le nostre parole danno un nome alle cose, danno forma al mondo e alle relazioni, suggeriscono chiavi di lettura: per questo è importante farci attenzione e impostare con i nostri figli il miglior linguaggio educativo. 

Ecco 5 frasi da dire al posto di "smetti di piangere".

  1. vieni qui vicino, lo vuoi un abbraccio?
  2. sono qui con te
  3. mandiamo via le lacrime
  4. vieni qui che ti ascolto
  5. vedo che sei molto triste

VIENI QUI VICINO, LO VUOI UN ABBRACCIO?

Se il bambino piange, un modo per farlo smettere è avvolgerlo con un caldo abbraccio: "Si tratta di fargli percepire che ci siete, attraverso il contatto corporeo: lo farà sentire amato, compreso e contenuto nel suo scoppio d'ira, che in un certo senso sta subendo anche lui perché non sa ancora controllare quella reazione".

Così facendo, rassicura l'esperta, non si manda un messaggio contrastante: "Non è un abbraccio di approvazione, ma che gli dice che in quel momento è più importante andare oltre la causa scatenante del capriccio e superare insieme quella crisi. Poi, una volta che si sarà calmato, tornate sulla questione scatenante e aiutatelo e rielaborare l'accaduto".

SONO QUI CON TE

"Spesso di fronte a un capriccio tendiamo a irrigidirci, perché temiamo di perdere l'autorità, e ci dimentichiamo la tenerezza. Per rimarcare la disapprovazione nei confronti di nostro figlio, siamo scostanti e respingenti, ma così facendo perdiamo con lui la cosa più importante, la dimensione relazionale". Dire "sono qui con te" vuol dire "non confondere il bambino con il suo comportamento negativo, vuol dire guardare me persona in relazione a un'altra persona".

MANDIAMO VIA LE LACRIME

È importante anche non lasciare solo il bambino a gestire il pianto: "Un'espressione come "Mandiamo via le lacrime" rafforza la dimensione del noi, comunica che io genitore sono qui per lui e sono pronto a affrontare la situazione insieme al piccolo". Un'altra frase da non dire è ad esempio "Non fare il frignone", perché "crea una distanza tra adulto e bambino e stigmatizza quel suo stato negativo facendolo identificare in esso. Cioè gli rimanda che lui è fatto così: sa solo piangere". 

VIENI QUI CHE TI ASCOLTO

Anche la frase "Vieni qui che ti ascolto" serve a creare una relazione con il bambino, a trattarlo come la persona che è: "Instaurare un dialogo permette anche di far comprendere meglio la regola che magari è all'origine del pianto: i bambini sono in grado di capire, un "no" va sempre spiegato. Dire "si fa così punto" chiude la comunicazione, e un comando apparentemente senza motivazione crea disagio e frustrazione nel bambino".

VEDO CHE SEI MOLTO TRISTE

"Le emozioni di nostro figlio non vanno represse, anzi: dobbiamo aiutarlo a elaborare e capire cosa gli succede, altrimenti cresceremo adulti che non sapranno gestire l'emotività e faranno disastri" ci ricorda Laura Mazzarelli.

 

La frase "Vedo che sei molto triste" comunica al bambino che "non state sminuendo quello che sta provando. Quella che per un adulto può essere una sciocchezza, per un bambino è una cosa molto importante e merita attenzione: le loro non sono lacrime insignificanti, anzi dovete dire che essere tristi è normale e che succede anche agli adulti".

Il consiglio generale per i momenti di pianto, dunque, è di non essere sbrigativi o eccessivamente assertivi, ma di dedicare tempo all'interazione e all'ascolto: "Cerchiamo di approcciarci a queste situazioni non come chi deve reagire a un comportamento, ma come chi deve rispondere a un bisogno del vostro bambino". 

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