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Appunti per crescere una figlia: 10 consigli utili

di Zelia Pastore - 07.06.2018 - Scrivici

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Insegnare alle bambine (ma anche ai bambini) a curare la propria felicità, a divertirsi, a nutrirsi di grandi libri e a fare squadra: i suggerimenti di una mamma giornalista e scrittrice ai genitori

In questo articolo

Un venerdì di luglio, alla vigilia dell’imminente partenza per la vacanza di famiglia lui le comunica che le sue ferie sono saltate per motivi di lavoro, ma lei non si perde d’animo e decide di partire lo stesso, sola con due figlie di 6 e 9 anni per un viaggio on the road in Croazia. Inizia così “Come se tu non fossi femmina”, il primo libro di Annalisa Monfreda, direttrice di Donna Moderna. In 160 pagine, con uno stile narrativo, leggero ed estremamente godibile racconta il suo “viaggio di formazione” con le “ragazze” al seguito e lo trasforma in un’occasione per stilare una lista di lezioni che vorrebbe che le figlie imparassero nel loro cammino di crescita, scritte sotto forma di appunti da condividere con lettrici e lettori.


Abbiamo raccolto alcune di quelle che secondo noi meritavano di entrare in un “decalogo di consigli utili su come crescere una figlia” (ma il libro vale la pena leggerlo tutto, perché ognuno potrà trovare quella più utile per sé) accorgendoci che molte possono essere applicate anche sui figli maschi, “ma anche alle donne che leggono” - spiega Annalisa Monfreda - “molte di quelle lezioni le giravo anche su me stessa, come “alimentate i mille rivoli delle vostre passioni”.

Prima una curiosità: come fa una mamma che lavora e dirige un settimanale di successo a trovare il tempo per scrivere un libro?
“Da marzo, quando mi è stato commissionato il libro, a settembre non ho scritto una riga perché non avevo un'idea vincente. Appena tornata a casa dal viaggio ho avuto l’intuizione giusta: l’ho buttato giù in 3 mesi. Ho applicato la rigida disciplina degli scrittori, sono stata minimo 2 ore al giorno davanti alla scrivania. Mi alzavo alle 5 del mattino e scrivevo fino alle 7.30, orario in cui si alzano le mie figlie”.

1) “Imparate a prendervi cura della vostra felicità se volete occuparvi della felicità degli altri”


Uno dei tanti stereotipi legati alla figura femminile è quello che vede le donne, in modalità di accudimento perenne, farsi carico della felicità degli altri. In me riconosco questa tendenza, ma ho anche la pulsione ad occuparmi della mia. Il mercoledì sera ad esempio, lo dedico ad un’attività che mi appassiona: il lindy hop. Vedendomi tornare contenta e soddisfatta dalle lezioni, le bambine mi chiedono di insegnare loro i passi nuovi che ho imparato ma soprattutto assimilano in maniera indiretta questo concetto: mai mettere sotto i piedi la propria felicità.

2) “Trasformate le vostre paure e i vostri dolori in racconti”



Domande del tipo “Come è andata oggi?” “Cosa avete fatto?” non sono sempre utili a stimolare una conversazione. Bisogna creare le condizioni perché il racconto sgorghi spontaneo, costruendo un’atmosfera di ascolto e iniziando per primi a narrare un aneddoto anche minimo della nostra giornata, ma che si presta ad essere l’inizio per agganciare racconti simili. Quando arrivo a casa, cerco sempre di raccontare qualche episodio che mi è capitato durante la giornata, per dare loro la possibilità di trovare analogie con la loro esperienza. Parlo anche spesso dei miei risultati nella corsa, per offrire un “aggancio” ad una loro narrazione in ambito sportivo.

3) “Quando uno strumento che possedete inizia a possedervi ve ne accorgete dal fatto che vi priva di qualcosa di decisamente più bello [...] la sua presenza assottiglia le vostre relazioni sociali, [...] vi distrae da voi stessi e dagli altri”

Vorrei dire ai genitori dei bambini piccoli di approfittare dell'odio che i piccini hanno per il cellulare per cominciare a disintossicarsene loro stessi e per risultare credibili quando chiederanno ai loro figli adolescenti di posarli. I bambini ci rimangono male quando il nostro sguardo non è rivolto a loro ma è chino sul cellulare, lo detestano perché li priva delle attenzioni dovute. Noi in famiglia ci siamo dati delle regole: a tavola, ad esempio, lo smartphone è bandito.

4) “Sapersi divertire è una vera e propria competenza che esige impegno e allenamento"

Non è scontato sapersi divertire. Giocare con i bambini piccoli è quasi un esercizio di mindfulness: spesso ci risulta difficoltoso perché non riusciamo a stare nel qui ed ora. Per stimolare la competenza nel gioco delle mie figlie, cerco di creare situazioni (come i viaggi o i weekend in montagna) in cui le bambine non siano circondate da oggetti ma dove debbano inventarsi dei giochi a partire da quel poco che c’è intorno.

5) “La disciplina rende liberi”

Attualmente il concetto di ribellione va molto di moda, ma a me sembra che a volte si faccia la ribellione perché non si è in grado di seguire le regole. Si può anche modificare e re-interpretare un pezzo di Chopin, ma prima bisognerebbe saperlo eseguire alla perfezione. La disciplina è fondamentale, perché a lei resiste solo chi tiene veramente a quello che fa: è la cartina di tornasole delle passioni. Le mie figlie di pomeriggio fanno attività: non sono obbligate a iscriversi, ma se ad esempio scelgono di fare pianoforte, si devono esercitare almeno mezz’ora al giorno.

6) “Non abbiate paura della competizione: circondatevi di amiche più brave di voi in qualcosa. Più gentili, più intelligenti, più talentuose. E siate all’altezza di quell’amicizia”

In ogni ambito ci sono persone che primeggiano: è importante circondarsi di persone che noi identifichiamo come modelli in un determinato campo, che hanno qualcosa che anche noi vorremmo avere. I bambini si avvicinano istintivamente a questo tipo di soggetti, poi più diventano grandi più iniziano a temerli (perché l’invidia inizia a farsi strada), ma si tratta di relazioni fondamentali per la crescita che vanno incentivate.

7) “Rispettate l'autorità gentile

Da tempo pratico e teorizzo la gentilezza come forma di leadership poiché sono consapevole delle sue potenzialità straordinarie e di quanto lontano possa spingere un gruppo. Al lavoro mi riesce, a casa non so in che misura incida…(ride). Non sono autoritaria, ma vedo che le mie figlie fanno di tutto per renderci felici come genitori, perché l’autorità gentile stimola il desiderio di voler continuare a sentire uno sguardo amorevole su di te. La restituzione di questo tipo di autorità è una larga autonomia (ma se la mia fiducia viene a mancare, si perde anche l’autonomia): io ho grande fiducia in loro, so che delle questioni fondamentali mi mettono al corrente. Sempre.

8) “Nutritevi di grandi libri”

Ho in casa due divoratrici di libri e sono convinta del fatto che la grande letteratura sia un punto di riferimento per la capacità di introspezione.

Nel mio libro ho citato quelli che sono accusati di essere obsoleti, come “Piccole Donne” (che viene periodicamente additato come antifemminista perché le quattro sorelle cresciute badando a loro stesse e guadagnandosi da vivere, finiscono per fare un buon matrimonio e vivere all’ombra dei mariti), Pattini d’argento, Anna di Green Gables, senza dimenticare le opere di Jules Verne (che ora è tacciato di essere maschilista): le mie figlie lo adorano, anche se non c'è una donna tra i personaggi. Col tempo (e vedendo le loro reazioni) ho imparato a non aver paura dei libri e ad esplorare, attraverso le loro pagine, la complessità dell’animo umano e i motivi che spingono le persone a fare determinate scelte.

9) “Seguite e alimentate i mille rivoli delle vostre passioni”

Seguire una “passione secondaria” non è un’operazione contraria a cercare il talento. Alle mie bambine faccio fare anche attività in cui non primeggiano. Una volta mia figlia mi ha detto: “Mamma non sono portata per fare pallavolo”. Io le ho chiesto: “Ma ti rende felice?” “Si”. “Allora non smettere”. Questo discorso io lo faccio a me stessa con la corsa: non sono portata, non faccio progressi ma mi rende felice. Da giovane suonavo il pianoforte, e nella vita ho visto ritornare gli effetti positivi della disciplina che mettevo nel suonare.

10) “Se una donna sola può desiderare qualsiasi cosa, due donne assieme quelle cose possono realizzarle, ottenerle”

"Le donne non sanno lavorare in gruppo” è la più grande bugia sul mondo femminile: la donna infatti, molto più portata dell’uomo a dire “noi del team abbiamo raggiunto questo risultato” perché capisce come il gruppo sia in grado di amplificare le potenzialità dei singoli. Io senza la mia squadra non sarei niente: quando da capo riesci a far capire questo concetto, ha vinto.

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