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Generazione Alpha: chi sono i bambini nati dopo il 2010

di Zelia Pastore - 15.10.2020 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Altamente tecnologici, liberi, creativi e allo stesso tempo posti costantemente a confronto con modelli ideali irraggiungibili: punti di forza e debolezza dei bambini della Generazione Alpha commentati da uno psicologo

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A 3 anni eliminano con un gesto della mano le notifiche sul display, imparano a scrivere con la tastiera prima che con la matita, producono video musicali con il cellulare e spesso sono per i genitori fonti affidabili d'informazioni tecnologiche: nati dopo il 2010, i bambini della cosiddetta Generazione Alpha sono i primi a considerare la tecnologia non solo come un mezzo, bensì come parte integrante e inscindibile dell'esistenza.

Oltre ad un'evidente familiarità con cellulari e tablet che li segna fin dai primissimi anni di età, i bambini della Generazione Alpha sono accomunati da caratteristiche che derivano dall'immersione nel digitale unita alla forma di educazione prevalente di questi anni, che ha esasperato alcuni tratti già presenti nelle precedenti generazioni. Ne abbiamo parlato con Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e docente presso il Dipartimento di Psicologia dell'Università Milano Bicocca, presidente della Fondazione Minotauro e autore di diversi libri tra cui "Adolescenti navigati: come sostenere la crescita dei nativi digitali" (Erickson).

Alpha Generation: i punti di forza

High tech e liberi di scatenare il loro potenziale creativo: “Le nuove generazioni sono cresciute in un sistema educativo in cui la tecnologia ha iniziato a essere determinante e in una famiglia affettiva ed espressiva, che offre ai figli molte risorse dal punto di vista creativo. Questo rappresenta senza dubbio un vantaggio dal punto di vista della libertà e dello sviluppo di capacità espressive in un ambiente fortemente relazionale e non conflittuale, aperto alla creatività e alle diverse inclinazioni individuali”, spiega il professor Lancini.

Generazione Alpha: a cosa fare attenzione

Su cosa devono vigilare gli adulti che hanno figli nati dopo il 2010? “La conseguenza potenzialmente problematica di questa full immersion nel digitale, specialmente con l’arrivo dell’adolescenza, è la creazione di modelli e di aspettative ideali difficili da raggiungere: la società massmediatica e il suo potenziamento tramite i social fa sì che i ragazzini non si sentano mai sufficientemente belli e popolari, in una continua rincorsa ai like e all’approvazione di un pubblico indistinto.

Questa tendenza è iniziata già dal decennio precedente, ma nei nati dopo il 2010 si è esasperata”.

DOPO I MILLENIALS, LA GENERAZIONE ALFA: IL RUOLO DEI GENITORI

Una volta che hanno compreso le potenzialità e i possibili punti di difficoltà, i genitori (che spesso sono Millenials) come possono aiutare i loro “piccoli alpha” a crescere bene? “Oggi i genitori sono molto più attenti alle esigenze e ai risultati dei bambini; può succedere però che a questa attenzione segua un’incapacità di accettare qualsiasi fallimento, qualsiasi inciampo” avverte Lancini. “Rischiamo inoltre di soffrire troppo per la sofferenza dei nostri figli; oggi è molto più faticoso tollerare il loro dolore. Gli aspetti di individualità e idealismo già instaurati nella generazione precedente oggi si sono accentuati”.

Mettere la giusta distanza.

Mamme e papà devono quindi fare un passo indietro: "Il genitore deve allora contrastare questa tendenza allargando lo sguardo all'insieme, evitando per quanto possibile di non drammatizzare e interiorizzare troppo i vissuti dei figli".

Aprirsi agli altri.

Una strategia utile ad arginare l'individualismo dilagante è quella di "includere invece all'interno del modello educativo anche i figli degli altri, specialmente i più deboli, i più difficili, il compagno di classe che crea problemi in aula o che fatica a imparare". Un modo di comportarsi che farà bene ai nostri figli e all'umanità intera.

Educare alla vita vera.

E con le tecnologie, come ci regoliamo? "Più che consigliare di vietare l'utilizzo del telefonino o del tablet, suggerirei di lavorare a monte su questo processo di "codificazione della realtà", che può aiutare a contrastare la formazione e l'imposizione di modelli ideali. Insegniamo quindi ai nostri ragazzi ad accogliere e non ad evitare gli ostacoli, educhiamoli alla differenza e all'accettazione del fallimento e dunque alla vita reale", ben diversa da quella "patinata" e "filtrata" dei social.

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