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Genitori contro insegnanti: perché è lo scontro è controproducente

di Alice Dutto - 19.09.2018 - Scrivici

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Fonte: Alamy
È una relazione complicata quella tra genitori e scuola dei figli. Un approccio, spesso aggressivo, che rischia di fare dei danni ai piccoli piuttosto che aiutarli. Ecco come affrontare la situazione e cercare di cambiare atteggiamento

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Comincia in maniera sorda, magari con un commento all'uscita di scuola tra mamme e papà o con un messaggino sulla chat della classe: da lì parte la sfiducia che colpisce gli insegnanti dei nostri figli in un'escalation difficile da fermare. Un problema sociale che finisce con l'essere dannoso per gli stessi bambini che si confondono e non capiscono più come devono comportarsi.

«Si tratta di un fenomeno ancora più ampio che non colpisce solo la scuola, ma tutti gli ambiti di vita del bambino: i genitori tendono a iperproteggerli e a sostituirsi a loro, finendo per inibire lo sviluppo della loro autonomia e del loro senso di responsabilità importantissimi per affrontare la vita adulta» avverte Matteo Bussola, scrittore e disegnatore, papà di tre bambine e autore del nuovo libro “Sono puri i loro sogni” (Einaudi, Stile Libero) in cui ritrae in modo serio e divertente allo stesso tempo la scuola di oggi e quella di quando lui era bambino.

GENITORI CONTRO INSEGNANTI


Un tempo, quando si andava a scuola e si prendeva un brutto voto si tornava a casa e si dovevano subire i rimproveri anche dei genitori, «Oggi invece sono le maestre che si sentono rimproverare da mamme e papà perché hanno ripreso il loro bambino».

Mai come oggi il ruolo dell'insegnante è attaccato da parte della società. «Ci sono due motivazioni fondamentali per questa scarsa considerazione: da una parte si i docenti vengono considerati come dei “furbetti”, perché lavorano solo 3-4 ore frontali e poi hanno i fantomatici tre mesi di ferie d'estate. Si tratta di retorica perché, e qui parlo da figlio di insegnante, non si contano tutte le ore passate a fare consigli di classe, colloqui, corsi di aggiornamento e tanto altro. Sarebbe come valutare le performance di Usain Bolt solo durante le gare, senza considerare tutte le ore di l'allenamento che ha impiegato per raggiungere quel risultato».

Dall'altra parte, c'è una questione di psicologia sociale: «Oggi abbiamo sempre meno tempo da passare con i nostri figli, perché dobbiamo andare a lavorare. Credo che questo faccia scattare in noi un senso di colpa atavico che ci rende aggressivi proprio contro quelle persone che invece passano il tempo con i nostri bambini, insegnanti in primis. Se ci fossero più sostegni a supporto delle famiglie, forse questo meccanismo non si attiverebbe».

L'intento di Bussola non è però quello di santificare gli insegnanti e demonizzare i genitori, «Perché anche gli insegnanti hanno la loro parte di responsabilità, ma dargli fiducia è sicuramente un atteggiamento più produttivo piuttosto che continuare a puntarsi il dito a vicenda».

LE CONSEGUENZE DEL DISAGIO


Se prima la scuola era un affare dei bambini, oggi ne fanno parte anche i genitori: «Mettiamo in campo una malintesa idea di genitorialità, pensando che i nostri figli vadano protetti da chiunque cerchi di metterli in difficoltà, dimenticando che si cresce soltanto confrontandosi con gli ostacoli e mettendo in campo le risorse per superarli. Se ci sostituiamo a loro quindi finiamo per renderli sempre più dipendenti e sempre meno autonomi».


1. Fate un passo indietro


Il consiglio per evitare di fare il male dei nostri bambini è quello di lasciarli stare. «Invece di metterci davanti a loro per proteggerli, è meglio fare un passo indietro. Questo non vuol dire che non li stiamo proteggendo, ma che siamo pronti a prenderli nel caso in cui cadano, avendo allo stesso tempo il coraggio di lasciarli confrontare con le difficoltà della vita».

2. Cambiate prospettiva

aiutare i bambini a diventare adulti

3. Abbiate fiducia

».

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