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Ecco perché i bambini ancora malati non dovrebbero tornare a scuola

di Valentina Murelli - 19.09.2018 - Scrivici

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Fonte: Panther Media GmbH / Alamy / IPA
Ci sono almeno due buoni motivi per tenerli a casa fino a guarigione completa: evitare le ricadute ed evitare di contagiare gli altri

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Le giornate si allungano, ma le malattie che colpiscono i bimbi sembrano voler ancora dare del filo da torcere tra raffreddore, tosse, qualche malattia infettiva. Come anche i problemi organizzativi dei genitori, per cui qualche volta non si riesce proprio a fare a meno di rimandarli a scuola quando hanno ancora due linee di febbre o un po' di tosse.

Eppure bisognerebbe proprio evitarlo, e farli tornare a scuola solo quando sono completamente guariti, per almeno due buoni motivi.

1. Per evitare di contagiare gli altri

Come spiegava a nostrofiglio.it la pediatra Marzia Duse, presidentessa della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica, quello che si respira negli ambienti chiusi e, spesso, viziati, di nidi, materne e primarie è un vero e proprio aerosol di microbi. E se tra questi ce ne sono alcuni in grado di provocare malattie, portati da qualche bimbo ancora contagioso, la loro trasmissione diventa facilissima.

Tra l'altro, ricordiamo che molte malattie infettive, dal raffreddore all'influenza, dal morbillo alla parotite, si trasmettono assai facilmente proprio per via aerea, attraverso le particelle salivari emesse dal naso o dalla bocca durante starnuti e colpi di tosse, ma in alcuni casi anche semplicemente parlando o respirando.

2. Per evitare il rischio di ricaduta

"Succede sempre più spesso che i piccoli tornino all'asilo o alla scuola materna quando hanno ancora due linee di febbre o un po' di tosse" aveva dichiarato a nostrofiglio.it il medico di famiglia Claudia Felici, intervistata sulle strategie per ridurre il rischio di contagio anche rispetto a mamma e papà.

E se è vero che a volte può essere difficile organizzarsi diversamente, è anche vero che un bambino in via di guarigione ma non completamente guarito è un bambino con un sistema immunitario che non si è ancora ripreso del tutto, e che rischia di non reagire bene all'arrivo di una nuova infezione. "E questo significa - spiegava il pediatra Giuseppe di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale - che può riammalarsi più facilmente".

E deve dunque stare a casa di nuovo, vanificando l'obiettivo che si era posti rimandandolo presto a scuola.

Quando arriva, allora, il momento giusto per tornare all'asilo o a scuola?

“Per le affezioni delle vie aeree (otite, faringite, rinite) e per tosse e raffreddore non ci sono periodi fissi: ogni caso va analizzato singolarmente, in base alla diagnosi e alle condizioni generali del bambino" ci aveva spiegato Di Mauro. Precisando che "se il piccolo manifesta ancora febbre, colpi di tosse o starnuti, è opportuno che rimanga a casa finché non saranno passati tutti i sintomi”.

In caso di febbre, invece, "l'ideale è aspettare 24 ore di sfebbramento, indice di completo recupero del bambino". E ancora: per evitare di contagiare altri, "per i disturbi gastrointestinali bisogna aspettare la fine di vomito, diarrea e mal di pancia mentre per malattie come morbillo, rosolia, varicella occorre aspettare almeno cinque giorni dall'inizio dei disturbi. Passato questo periodo il bimbo non è più infettivo, ma ovviamente bisogna sempre valutare come si sente".

In generale, comunque, il consiglio è quello - se possibile - di non avere fretta e di lasciare al piccolo il tempo necessario per il recupero. "Dopo malattie come la vera influenza, che di fatto colpiscono tutto l'organismo, difficilmente si torna perfettamente in forma in meno di due settimane" aveva sottolineato la dotterssa Felici. Precisando inoltre che malattie esantematiche "indeboliscono molto il sistema immunitario, che per un certo periodo rimane più suscettibile alle infezioni".

Guarda anche i video su quando i bimbi dovrebbero tornare a scuola

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Aggiornato il 19.02.2020

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