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Musica: perché è importante per i bambini secondo la scienza

di Sara De Giorgi - 28.06.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
I benefici dell'ascolto e dello studio della musica sui bambini sono tantissimi. Abbiamo raccolto una serie di studi che testimoniano l'importanza della musica per i più piccoli e che evidenziano gli innumerevoli vantaggi cui i baby suonatori o ascoltatori vanno incontro.

In questo articolo

Tra i bambini e la musica esiste un legame incredibile. Per testimoniare gli effetti totalmente benefici dello studio e dell'ascolto della musica sui più piccoli, abbiamo raccolto una serie di studi scientifici che provano l'importanza dei suoni e delle note per i nostri figli.

Chi studia musica a scuola rende di più nelle altre discipline

Secondo una ricerca svolta dalla British Columbia University, gli studenti delle scuole superiori che seguono i corsi di musica ottengono risultati - rispetto ai coetani che non studiano musica - significativamente migliori anche in materie come la matematica, le scienze e l'inglese.

Nello studio, pubblicato sul Journal of Educational Psychology, i ricercatori hanno affermato che purtroppo gli amministratori delle scuole che hanno bisogno di tagliare i budget spesso pensano prima ai corsi di musica, perché la convinzione generale è che gli studenti che dedicano tempo alla musica piuttosto che alla matematica, alla scienza e all'inglese, avranno prestazioni inferiori in queste ultime discipline.

«La nostra ricerca ha dimostrato che questa convinzione è sbagliata: abbiamo scoperto che più gli studenti si impegnano con la musica, più rendono nelle altre materie», ha dichiarato Peter Gouzouasis, principale autore dello studio e professore di educazione della British Columbia University.

«Gli studenti che hanno imparato a suonare uno strumento musicale alle scuole elementari e che hanno continuato a suonare alle scuole superiori non solo hanno ottenuto punteggi significativamente più alti, ma si sono dimostrati circa un anno accademico in anticipo rispetto ai loro coetanei, per quanto riguarda le abilità di inglese, matematica e scienze. I risultati sono emersi dai loro voti d'esame, indipendentemente dal background socioeconomico, dall'etnia e dai voti precedenti».

Gouzouasis e i ricercatori del team hanno esaminato i dati di più di 112.000 studenti delle scuole pubbliche della British Columbia e che hanno compiuto il dodicesimo anno d'età tra il 2012 e il 2015.

I bambini che ascoltano reggae e musica classica diventano adulti di mentalità aperta

Secondo un'altra ricerca recente gli adulti che ascoltavano reggae e musica classica da bambini hanno, in molti casi, una mentalità più aperta e di larghe vedute, che li porta a sperimentare nuovi cibi, sport, mode e libri e, dunque, ad avere più chance nella vita.

Nello studio, guidato da uno dei maggiori psicologi dell'Università di Westminster (Londra), Catherine Loveday, ci sono i risultati cui sono arrivati i ricercatori dopo aver studiato i dati raccolti da O2, azienda che fornisce servizi di telecomunicazione nel Regno Unito, la quale ha sondato, per 2.000 adulti, la misura in cui la musica influisce sul comportamento più tardi nella vita.

La psicologa Loveday ha affermato che gli adulti che sono stati stimolati con l'ascolto di una vasta gamma di generi musicali durante gli anni della loro formazione sviluppano un maggiore desiderio di oltrepassare i confini sociali e culinari.

La musica heavy metal e quella soul hanno, invece, meno probabilità di contribuire alla volontà delle persone di partecipare a qualcosa di nuovo. In particolare, la ricerca ha rilevato che oltre un quarto di coloro i cui genitori ascoltavano regolarmente il reggae si sono dimostrati aperti nel provare cose nuove. Lo stesso è accaduto per un quinto di coloro i cui genitori avevano ascoltato musica classica.

Le lezioni di musica hanno grandissimi benefici sui più piccoli e, dunque, prima si fa cominciare il bambino a studiare uno strumento, meglio è.

Secondo uno studio longitudinale tedesco del 2013, la musica migliora le abilità cognitive e non cognitive più del doppio rispetto ad attività sportive, teatro o danza. E, in generale, i bambini che studiano musica possiedono migliori capacità cognitive e voti scolastici migliori e sono più aperti, ambiziosi e responsabili.

Inoltre, il sito americano mic.com ha stilato una lista dei numerosi benefici neurologici che la musica può offrire ai più piccoli: tra questi il miglioramento della capacità di lettura, del ragionamento matematico e spaziotemporale, dei voti scolastici. Studiare musica, inoltre, aumenta il quoziente intellettivo, aiuta a imparare più velocemente le lingue, stimola l'udito, rallenta l'invecchiamento, rafforza la corteccia motoria, aiuta a gestire l'ansia, migliora l'autostima e rende più creativi.

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Secondo una ricerca americana studiare musica aiuta ad allenare le funzioni del sistema nervoso grazie all'attenzione che così viene data agli stimoli acustici, ossia ai suoni. Dunque, si è più bravi a parlare e a leggere, perché questo processo aiuta a migliorare le abilità del linguaggio e quelle cognitive.

In particolare, gli scienziati hanno scoperto che sono almeno due anni di lezioni di musica per avere cambiamenti consistenti e visibili nella struttura del cervello e nelle abilità di linguaggio dei bambini. Anche nel caso di lezioni della durata minore di un anno è stato comunque riscontrato un miglioramento della rete neurale dei bambini.

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In base a uno studio americano, pubblicato sul Journal of Neuroscience, chi studia musica da piccolo, da grande avrà una migliore capacità di ascolto, soprattutto in ambienti rumorosi. I ricercatori hanno messo a confronto chi da bambino aveva studiato per imparare a suonare uno strumento musicale per uno-cinque anni, e chi no.

Nina Kraus, coordinatrice dello studio, ha affermato: «Partendo da ciò che già sapevamo sui modi in cui la musica aiuta a modellare il cervello, abbiamo visto che le lezioni di musica a breve termine sviluppano l'ascolto e l'apprendimento nel lungo periodo».

Inoltre, gli studiosi hanno scoperto che il modo in cui si percepiscono i suoni da adulti dipende dalle esperienze musicali compiute durante la crescita. Gli effetti durano a lungo, anche se le lezioni si sono fatte per hobby.

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Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista americana Journal of neuroscience da Nina Kraus, neurobiologa presso la Northwestern University (Illinois), prendere lezioni di musica da bambini fa invecchiare meglio.

Nina Kraus ha spiegato che «La velocità con cui il cervello elabora e discrimina i suoni è una delle prime abilità a essere intaccata dall’invecchiamento».

L'esperimento scientifico è stato portato avanto su un campione di 44 adulti fra i 55 e i 76 anni e sulla loro capacità di riconoscere i suoni: gli studiosi hanno indagato come reagiva la regione del tronco encefalico che elabora i suoni mentre una voce pronunciava ripetutamente una sillaba.

I risultati sono stati davvero stupefacenti: chi da bambino (dai quattro ai 14 anni ) aveva seguito lezioni di musica ha avuto una risposta cerebrale alla percezione del suono di circa un millesecondo più veloce rispetto a chi non aveva studiato musica da piccolo.

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Un team di ricercatori dell'università Bicocca di Milano, che hanno pubblicato un innovativo studio sulla rivista scientifica "Music Perception", ha scoperto che suonare uno strumento comporta anche una modifica del cervello, diversa a seconda dello strumento suonato.

Gli studiosi hanno notato che, ad esempio, quando si ascolta il suono di un violino, la corteccia prefrontale di un violinista deve "impegnarsi" relativamente poco, quella di un altro musicista leggermente di più e quella di un non-musicista molto di più. Questo perché la corteccia prefrontale codifica gli stimoli, legge la realtà e la interpreta ed è sensibile alla familiarità: di conseguenza, si attiva meno se conosce bene quel suono e lavora di più se lo conosce poco.

Alice Mado Proverbio, docente di neuroscienze cognitive alla guida dei ricercatori della Bicocca, ha detto: «Poiché il nostro cervello, e in particolare la corteccia prefrontale, dedica un’attività elaborativa meno intensa alla codifica di materiale già noto o familiare, è possibile stabilire qual è lo strumento suonato da una persona di cui non si sa nulla, oppure escludere che suoni uno strumento musicale».

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La musica attenua l'ansia, migliora il controllo sulle emozioni e aumenta la capacità di concentrazione: a sostenerlo è un nuovo studio, pubblicato sul Journal of American Academy of Child & Adolescent Psychiatry condotto presso la University of Vermont College of Medicine (Usa).

Gli studiosi hanno constatato che, oltre alla modifica delle aree motorie dovute alla coordinazione dei movimenti, la formazione musicale è stata anche associata ad ispessimento corticale in aree del cervello legate al funzionamento esecutivo, al controllo inibitorio e all'elaborazione delle emozioni, cioè, sostiene il coordinatore del team di ricerca James Hudziak, «con la memoria di lavoro, il controllo dell'attenzione e la capacità di pianificazione per il futuro».

Dunque, studiare musica da piccoli non è soltanto un'opportunità per esprimersi in modo creativo, ma è anche un modo per affinare le energie mentali.

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Come avvicinare i bimbi alla musica

È molto importante dare ai bambini la possibilità di fruire della musica, grande risorsa educativo-formativa. Ma come fare ad avvicinarli?

  1. Iniziate fin da subito. Fondamentale è sapere che un'educazione e formazione musicale è possibile (e anzi auspicabile) sin dalla più tenera età, «ma affinché sia veramente efficace, a ogni stadio della crescita deve corrispondere un’adeguata proposta educativa».
  2. Accompagnate i bambini all'ascolto. Importante e utile sarebbe condividere delle esperienze musicali con i propri figli, magari mettendosi in gioco in prima persona (partecipare a concerti dal vivo, ad attività o corsi musicali appositamente proposti per i piccoli, ritagliarsi in casa dei momenti musicali dedicati, con giochi, canti, ecc. in un clima rilassato).
  3. Informatevi bene prima di scegliere una scuola di musica. L’importante è seguire un percorso serio e rivolgersi a strutture che prevedono dei corsi per le differenti fasce di età, dove ci siano insegnanti di musica formati per l’insegnamento ai bambini, dove si utilizzino delle precise metodologie didattiche e dei libri di testo di riferimento.
  4. Valutate il percorso didattico. Dai tre anni ci possono essere piccoli approcci alla tastiera. Dai quattro anni, i corsi musicali possono diventare più strutturati, progressivi ma sempre molto graduali, con un approccio musicale globale e un percorso alla tastiera; dai 6 anni si può pensare a un percorso mirato a uno strumento particolare, ma con un approccio da subito pratico, che dia la possibilità e la gratificazione al bambino di toccare e suonare lo strumento.
  5. Assecondate le inclinazioni del bambino. Per quanto riguarda la scelta dello strumento bisognerebbe seguire l’inclinazione o il desiderio del bambino, senza forzarlo su scelte non sue.

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