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Influenza A: fa ancora paura?

di Angela Bisceglia - 18.01.2011 - Scrivici

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Quest’anno sembrava arrivata quasi in sordina, in concomitanza – e quasi sempre confusa - con gli altri ceppi dell’influenza stagionale. E invece i (pochi) casi di decessi dei giorni scorsi sembrano far tornare alla ribalta l’influenza AH1N1. È di nuovo allarme? Ecco cosa ci ha detto in proposito il prof. Giovanni Rezza, epidemiologo e dirigente di ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità.

“Nonostante i limitati episodi di decessi, continuiamo a ribadire quel che si è sempre detto” sottolinea il prof. Giovanni Rezza, epidemiologo e dirigente di ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità: “nella stragrande maggioranza dei casi l’influenza, stagionale o ‘suina’ che sia, è una malattia banale, che si risolve spontaneamente con 4-5 giorni di riposo.

Quando però il numero di persone ammalate cresce, come sta succedendo in questo periodo, può capitare che, in una minoranza di casi, l’influenza si presenti in forma più aggressiva, dando origine a complicanze, soprattutto a carico dei polmoni, che, in casi eccezionali, possono dare esito infausto. Ma si tratta quasi sempre di persone che già soffrono di malattie croniche, a carico ad esempio dell’apparato respiratorio o cardiaco”.

Come comportarsi in gravidanza? In gravidanza aumenta il rischio di andare incontro a complicanze. Questo non vuol dire che una donna in attesa andrà sicuramente incontro a problemi, ma solo che il rischio è un po’ più elevato rispetto alle coetanee non gravide. Per questo motivo, alle donne che si trovano nel 2° o 3° trimestre consigliabile il vaccino (che nel 1° trimestre è sconsigliato a scopo precauzionale).

“Considerato che il picco dell’influenza è atteso per fine gennaio-febbraio e che gli anticorpi ci mettono 2-3 settimane per diventare protettivi, in extremis si potrebbe fare ancora in tempo a vaccinarsi, anche se l’ideale sarebbe stato vaccinarsi a novembre-dicembre” fa notare Rezza.

E se non ci si è vaccinate? “Bisognerebbe evitare, per quanto possibile, le occasioni di contagio, soprattutto il contatto con i bambini che frequentano le comunità, dove i virus circolano con maggiore facilità” risponde l’epidemiologo. In caso di contagio, invece, è consigliabile interpellare il medico, che, dopo la visita, potrà consigliare l’assunzione di paracetamolo (farmaco di prima scelta in gravidanza, indicato se la febbre supera i 38° o se i disturbi, come dolori articolari, mal di testa o mal di gola, sono particolarmente insopportabili) e valutare, solo in casi ben selezionati, la necessità di prescrivere farmaci antivirali.

Per il resto, occorre starsene a casa a riposo fino a quando non si guarisce, in modo da dare all’organismo la possibilità di debellare l’attacco dei virus.

Precauzioni in più per i bambini sotto i due anni Nella gran parte dei casi i bambini superano senza problemi l’influenza. Qualche attenzione in più va riservata ai bambini sotto i 2 anni, specie se nati prematuri, per i quali è raccomandabile il vaccino. Per il resto, le regole sono sempre le stesse: stare a casa fino alla completa guarigione, prendere un antipiretico - paracetamolo e ibuprofene i più indicati - se la febbre è elevata. Da evitare invece l’aspirina, che in età pediatrica può provocare una grave malattia pediatrica nota come sindrome di Reye.

Attenzione se… la febbre si mantiene particolarmente elevata dopo alcuni giorni, se la tosse diventa grassa o particolarmente insistente o ancor di più se insorgono difficoltà respiratorie, che potrebbero segnalare l’arrivo di una polmonite. In questi casi è indispensabile chiamare il medico che potrà valutare la necessità di un ricovero.

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