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10 cose che i bambini devono essere lasciati liberi di fare

di Angela Bisceglia - 18.07.2016 - Scrivici

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Avere la possibilità di fare le loro cose da soli; sperimentare sentimenti come la noia, la rabbia, la paura o la nostalgia; gestire le loro scelte, sugli amichetti o sui vestiti; credere nella magia. Sono piccole tappe e piccole conquiste, indispensabili per accompagnare i bambini a diventare grandi, come ci spiegano le pedagogiste Elisabetta Rossini e Elena Urso, autrici del libro “I bambini devono fare i bambini” (Ed. Rizzoli). 

In questo articolo

“Ti comporti come un bambino!” Quante volte lo abbiamo detto ai nostri figli senza pensarci? Sarà perché sono davvero dei bambini? Bene, allora lasciamo che si comportino come tali. Perché per diventare grandi i bambini hanno bisogno di vivere tutti i momenti e tutti i sentimenti tipici dell’infanzia; perché ci sono tappe evolutive che devono essere attraversate nell’età giusta e rispettate per quel che sono. Perché per loro sono piccole conquiste che danno gli strumenti necessari per diventare adulti sereni, come ci spiegano le pedagogiste Elisabetta Rossini e Elena Urso, autrici del libro “I bambini devono fare i bambini” (Ed. Rizzoli).


1. Fare da soli tutte le volte che possono.


Mangiare da soli, vestirsi da soli, girare per casa, guardare nei cassetti: la libertà di esplorare i propri spazi e sperimentare le loro possibilità è importantissima per lo sviluppo dell’autonomia. E’ vero, ci si impiega più tempo, si fanno pasticci in più (e bisogna eliminare tutti gli oggetti pericolosi dai mobili bassi!), ma per i bambini sono grandissime conquiste. E appena sono in grado di scendere dal passeggino, dovrebbero avere la possibilità di camminare il più possibile: non c’è ginnastica migliore per la loro crescita! (Leggi anche: 10 modi pratici per educare i bambini all'autonomia)


2. Annoiarsi.


Soprattutto in tutte quelle occasioni in cui non c’è niente di interessante per loro. L’esempio classico è quando li portiamo con noi al ristorante e a tavola ci sono solo adulti. A questo punto o partiamo già equipaggiati di fogli, pennarelli o libricini, o mettiamo in conto che ad un certo punto cominceranno a diventare un po’ capricciosi. Non c’è niente di male, la frustrazione è un sentimento sopportabile per loro e la noia è una molla importante per stimolare la creatività e spingerli a cercare alternative. Basta saperlo, armarci di pazienza e… non pretendere che stiamo seduti a tavola come piccoli lord fino alla fine della cena per il puro piacere della convivialità! (Leggi anche: la noia d'estate che fa bene ai bambini)


3. Arrabbiarsi ed esternare la loro rabbia.


Fa un disegno e poi lo strappa; la torre con le costruzioni non gli riesce bene e butta all’aria tutti i mattoncini: non ci stupiamo quando i bambini si arrabbiano per motivi che a noi sembrano futili. Quando ad esempio fa un disegno, il bambino cerca di riprodurre quel che ha in testa e se il risultato non corrisponde diventa per lui assai frustrante. Lasciamogli sfogare la sua rabbia e lasciamogli decidere da solo se ha voglia di riprovare o di andare a fare un altro gioco. (Come gestire con calma la rabbia dei bambini)


4. Avere paura.


Mai sminuire le paure dei bambini, anche se a noi sembrano eccessive e anche se fino al giorno prima non le aveva. Con la crescita e con lo sviluppo del linguaggio i bambini cominciano ad elaborare pensieri diversi, a vedere la realtà in modo diverso e ad avere consapevolezza di qualcosa di cui non avevano consapevolezza prima. Se fino a ieri girava per casa quasi al buio, non prendiamolo in giro se accende tutte le luci o vuole la compagnia della mamma. Non stano facendo i capricci, non è un modo per attirare l’attenzione, ma è una paura reale che, come è arrivata, se ne andrà. Ma nel frattempo assecondiamola.


5. Voler scegliere.


Ai bambini piace fare scelte, perché si sentono ‘grandi’ e investiti di responsabilità. Basta che si tratti di scelte adeguate alla loro età e gli si offrano non più di due alternative, altrimenti vanno in confusione. Ok vestirsi da solo, ma scegliendo tra la maglietta rossa o verde, non tra l’intero guardaroba; ok scegliere tra pasta e riso (magari mostrandogli i due pacchi), ma non chiedergli ‘cosa vuoi mangiare stasera’; ok scegliere che libri portare in vacanza, ma non se andare al mare o in montagna. Piccole scelte, su piccole cose comprensibili per loro: così si sentono degni di dire la loro ma in un ambito gestibile.


6. Credere nella magia. Finché ci credono.


Fino ai 6-7 anni per i bambini fantasia e realtà si confondono, ecco perché credono davvero a Babbo Natale o alla fatina dei denti. Lasciamo che ci credano e ascoltiamoli quando sono loro a proporci la loro interpretazione fantasiosa su quel che li circonda. Saranno loro stessi, ad un certo punto, ad avanzare dubbi su quella interpretazione. E allora capiremo che è arrivato il momento in cui sono pronti ad abbandonare il pensiero magico ed affacciarsi al pensiero realistico. E questo succede in genere verso gli 8 anni, quando cambia la struttura del pensiero (e non a caso cambiamo anche i programmi scolastici).


7. Sperimentare la nostalgia o la tristezza.


Se si hanno persone di fiducia, ad esempio i nonni, a partire dai 3 anni di età possiamo lasciarli una volta ogni tanto a dormire da loro. Proveranno sicuramente nostalgia di mamma e papà, ma sperimenteranno che si possono provare sentimenti negativi e sopravviverci senza problemi. Idem quando litigano con un amico o non trovano un gioco e provano tristezza: lasciamogliela sperimentare, perché si tratta di sentimenti assolutamente alla loro portata.


8. Non raccontare sempre tutto.


Com’è andata a scuola, che hai fatto al corso estivo, con chi hai giocato: è giusto che noi facciamo domande, ma può capitare che loro non abbiano voglia di raccontarci sempre tutto o che desiderino i loro piccoli ambiti di ‘privacy’. Non facciamoci prendere dal timore che stia succedendo chissà che cosa, ma accettiamo ogni tanto il loro silenzio. Però non smettiamo mai di chiedere, perché, anche se non hanno voglia di raccontare, sono ugualmente contenti che noi facciamo le domande e ci interessiamo a loro.


9. Avere simpatie e antipatie.


Non possiamo pretendere che i nostri figli giochino con chiunque solo perché sono bambini: anche loro, come noi adulti, hanno le loro particolari simpatie e le loro particolari intese con qualcuno mentre non ‘si prendono’ con altri. Rispettiamo le loro preferenze e non li forziamo a giocare insieme ad un compagno soltanto perché la sua mamma è nostra amica. E se si incontrano, lasciamo che si gestiscano in autonomia i loro conflitti, perché da soli dopo un po’ trovano sempre il loro equilibrio.


10. Essere presi sul serio sempre.


Se ci raccontano che al parco hanno giocato col dinosauro, ci stanno raccontando la loro realtà; se ci descrivono il loro amico immaginario, per loro è un amico vero; se ci parlano del fidanzatino, la vedono come una cosa seria. Per questo non li prendiamo mai in giro ma mostriamoci realmente interessati, perché per loro sono cose importantissime.

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Aggiornato il 28.03.2019

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