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Bullismo: per contrastarlo occorre agire su 8 fronti

di Angela Bisceglia - 04.03.2019 - Scrivici

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Fonte: Foto: Pixabay
Ci sono tante forme di bullismo e tanti modi per affrontarlo. Il primo è far venire a galla il problema. E poi agire su tutti i fronti, coinvolgendo bulli, vittime, spettatori, scuola e famiglie, come spiega la psicologa Anna Oliverio Ferraris 

In questo articolo

“Il bullismo è sempre esistito” premette Anna Oliverio Ferraris, psicologa e docente di psicologia dello sviluppo all'università di Roma: “quel che è cambiato rispetto al passato sono le caratteristiche, molto varie grazie anche alla comparsa delle tecnologie digitali, la maggiore consapevolezza che si ha del fenomeno e anche i livelli di sopportazione. Un tempo infatti si tendeva a sdrammatizzare il problema, convinti che bambini e ragazzi dovessero ‘farsi le ossa’ imparando a difendersi da sé, con la conseguenza che spesso i figli si tenevano tutto dentro e certe ferite restavano nel tempo, a volte anche per tutta la vita.”
Oggi per fortuna le cose cono cambiate, ci si è resi conto che gli adulti non possono restare indifferenti davanti a certi atti di violenza fisica o verbale e che il bullismo va affrontato su tutti i fronti, ponendo attenzione sia alla vittima che al bullo.


Ecco come contrastare il bullismo in 8 step.

1. Riconoscere il bullismo


Quando succede un atto di bullismo il primo fondamentale passo è riconoscerlo. “Il bullismo è diverso da una qualsiasi forma di aggressione o dalle lotte che i bambini ogni tanto fanno tra loro” spiega la Oliverio Ferraris: “nelle azzuffate tra ragazzi c’è un intento giocoso, spontaneo, in cui ci si diverte ad attaccarsi per mettere alla prova le proprie forze, senza avere l’intenzione di far del male ed accettando di potersi invertire i ruoli tra chi sta ‘sotto’ e chi ‘sopra’; nel bullismo invece c’è l’intenzionalità del gesto, che non è un atto di violenza estemporanea, ma qualcosa di sistematico, deliberato e calcolato ai danni della vittima presa di mira. La violenza può essere sia fisica, come più spesso succede tra maschi, sia verbale, con forme di insulti e critiche, ma anche più nascosta, attraverso atteggiamenti di emarginazione o sottrazione di oggetti. Attraverso i suoi atti di prevaricazione il bullo cerca una posizione si di prestigio, che evidentemente non riesce a raggiungere in altro modo, per sentirsi forte e importante agli occhi del suo pubblico”.

2. Non restare indifferenti di fronte ad atti di bullismo


Di fronte a certi fenomeni il mondo degli adulti non può restare indifferente, ma deve intervenire, per proteggere i diretti protagonisti ma anche per lanciare un messaggio chiaro e forte a coloro che assistono dall’esterno, che potrebbero ricavarne la sensazione che è giusto avere rispetto per chi è bullo ed è meglio non dire nulla, nel timore di poter diventare le vittime successive. Oppure chiedersi a che cosa possa servire non essere violenti. “Anche perché molto spesso gli spettatori non intervengono sia per paura di ritorsioni sia perché in fondo provano una certa ammirazione per colui che ha il coraggio di imporsi agli altri, sottrarsi alle regole, prendere iniziative che loro non sarebbero capaci di prendere” sottolinea la psicologa.

3. Insegnare la riflessione e l’autocontrollo


Il bullismo è tipico dell’età in cui nel cervello non sono ancora sviluppate le ‘centraline’ della riflessione e dell’autocontrollo, per cui si agisce spesso d’impulso, senza rendersi conto delle conseguenze che certe azioni possono provocare nell’altro. “Se il cervello prima dei 18-20 anni è ancora fisiologicamente immaturo, sta a noi adulti insegnare ai ragazzi a tenere l’aggressività sotto controllo e non reagire in maniera impulsiva. E considerare che la vera forza sta nel riflettere prima di agire” dice la psicologa.


Si è portati a pensare che nella coppia bullo-vittima quello fragile sia la vittima, in realtà anche il bullo, dietro il suo comportamento, nasconde delle fragilità e delle problematiche anche serie che, se non risolte, possono portare su strade pericolose e talvolta senza ritorno. Gli episodi di bullismo possono allora essere l’occasione per far emergere certe difficoltà, aiutare il bullo a liberarsene e a canalizzare la sua aggressività in comportamenti più costruttivi, ad esempio in forme di arte o di impegno sociale.


Per contrastare il bullismo la scuola ha un ruolo fondamentale. Tante le possibili strategie d’intervento: a scopo preventivo, in classe si possono organizzare lezioni per parlare di bullismo, magari con la collaborazione dello psicologo scolastico, prendendo spunto da un episodio che non necessariamente coinvolge la loro scuola. “Parlarne è un ottimo ‘allenamento’ per abituare i ragazzi a ragionare sulla complessità della psiche umana, mettersi nei panni degli altri, cogliere gli aspetti nascosti che si celano dietro un comportamento sbagliato” commenta la Oliverio Ferraris.
Se poi si viene a conoscenza di atti di bullismo nella scuola, in prima battuta si può convocare il bullo (se ci sono più bulli, se ne convoca sempre uno per volta per evitare forme di coalizione) e, senza fare esplicite accuse, informarlo che si è venuti a conoscenza di certi episodi, per fare capire che la situazione viene tenuta sotto osservazione e per scoraggiare ulteriori aggressioni.

6. Ricorrere a sanzioni educative


Se la violenza va avanti, occorre intervenire con sanzioni. “Che siano non vendicative o umilianti, ma finalizzate a far riflettere su quel che si è commesso” prosegue la psicologa: “si può ad esempio dar da leggere libri in cui si parla di bullismo. Oppure si assegna ai bulli il ruolo di difensori dei deboli, incaricandoli ad esempio di fungere da tutor dei bambini più piccoli o presi in giro, giocando insieme a loro e sorvegliando che nessuno dia loro fastidio. In questo modo gli ‘ex bulli’ si possono sentire gratificati dal fatto di avere una posizione di superiorità riconosciuta ed apprezzata dalla scuola, che quindi non fa sentire loro il bisogno di cercare gratificazioni nella violenza”.

7. Spronare la vittima a reagire


Chi è vittima di bullismo deve essere aiutato innanzitutto bloccando ‘dall’alto’ le azioni di violenza e di aggressività. Nel contempo, molto si può fare per aiutare il bambino o il ragazzo a difendersi da solo, non rispondendo alla violenza con la violenza, ma imparando a reagire con un po’ di sana aggressività e a tirare fuori la propria grinta. “Perché il bullo sceglie la sua vittima tra coloro che vede più sottomessi, remissivi, timidi e arrendevoli e, se vede che il ragazzino accetta l’aggressione o l’umiliazione, continua a perseguitarlo; se invece percepisce che la potenziale vittima non ci sta e reagisce in modo fermo e netto, spesso fa un passo indietro.
Gli si può insegnare allora a rispondere per le rime (ad un ‘sei uno sfigato’ si può rispondere ad esempio ‘la tua è tutta invidia’, ad un ‘sei ciccione’ un ‘però sono intelligente’), a non abbassare lo sguardo (è indice di sottomissione), ad usare un tono di voce pacato, che per rispecchiamento porta l’interlocutore ad abbassare i toni. Importante inoltre avere sempre degli amici e stare in gruppo, perché il bullo spesso prende di mira chi è isolato dal contesto.
Per aumentare la sicurezza in se stessi, molto utile frequentare un corso di autodifesa: non per imparare ad usare a sua volta la forza fisica, ma per aumentare la fiducia nelle proprie capacità e non sentirsi ‘debole’ agli occhi degli altri .

8. Creare alleanze scuola-famiglie


Genitori e scuola devono essere complici e coerenti nel progetto educativo dei ragazzi. A tal fine, sarebbe bene convocare le famiglie già all’inizio dell’anno scolastico per esporre qual è il metodo didattico che si intende adottare, quali le azioni educative volte a prevenire e contrastare il bullismo, favorire le relazioni e risolvere i conflitti, anche con l’aiuto dello psicologo scolastico. E poi organizzare altri incontri nel corso dell’anno per mostrare il lavoro che si sta svolgendo e i suoi risultati e risolvere in sinergia eventuali problemi.

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