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La didattica delle emozioni: un modo per insegnare a scuola gli stati d'animo!

di Angela Bisceglia - 09.02.2018 - Scrivici

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Fonte: I.C.S. Leopardi
Un Istituto Comprensivo delle Marche per la prima volta introduce tra le discipline insegnate nella propria scuola la “Didattica delle emozioni”. Un’attività accolta con entusiasmo dai bambini, contenti di potersi raccontare e condividere con compagni ed insegnanti il proprio mondo interiore (Foto: "Il cerchio della fiducia", I.C.S Leopardi)

In questo articolo

Gli alunni dell’ I.C.S. "Giacomo Leopardi" di Potenza Picena da quest’anno hanno una disciplina diversa dal solito: l’educazione alle emozioni. Merito della legge sull’autonomia scolastica e della larghezza di vedute di dirigente ed insegnanti, che, con l’aiuto della psicologa Rosanna Schiralli, hanno guidato i bambini in un’avventura nuova e coinvolgente. Ecco in che cosa consiste la didattica delle emozioni e quali risultati si stanno riscontrando.


Un’ora per parlare di emozioni e stati d’animo

“Ci siamo resi conto che oggi le nuove generazioni, nonostante siano tutte ‘educate’ ed ‘istruite’, manifestano grandi carenze a livello di sicurezza ed autonomia e ciò porta i giovani ad essere vittime o carnefici di fenomeni di bullismo che dilagano sempre più soprattutto tra i banchi di scuola” spiega Antonietta Rizzo, dirigente scolastica dell’Istituto. “Fenomeni che ci hanno fatto riflettere sull’urgenza di un intervento che miri a formare la mente ed il cuore di ogni bambino, affinché ognuno costruisca una sua personalissima ‘valigia della sicurezza’ che lo accompagni per tutta la vita, nella quale ci sia non solo un livello culturale adeguato, ma anche un’identità ben definita e una personalità capace di affrontare il futuro. E la protagonista di questo cammino non può che essere la scuola.

Grazie alla legge 275/99 sull’autonomia scolastica, abbiamo inserito la didattica delle emozioni nel curriculum scolastico, senza cambiare il monte ore ed avvalendoci dei nostri insegnanti. Un’ora alla settimana tutta dedicata a parlare con i ragazzi di emozioni e stati d’animo.

La consonante D

Un ‘vaccino’ per prevenire disagi e patologie da dipendenza


Nell’ora di didattica delle emozioni, i bambini hanno l’opportunità di conoscere l’empatia, di fermarsi a riflettere non solo sui propri sentimenti ma anche su quelli degli altri e sulle reazioni che un proprio comportamento può suscitare negli altri. Una riflessione importantissima in un’epoca in cui tutti hanno voglia di parlare e pochi di ascoltare, di mettersi in mostra in prima persona anziché mettersi nei panni dell’altro. Per i bambini è entusiasmante avere un’ora tutta per loro, per poter esprimere davvero se stessi, per essere ascoltati da qualcuno che si occupa di come stanno dentro”.

Le emozioni dei folletti

Che cosa si insegna nell’ora di didattica delle emozioni
Le tecniche sono tantissime, diverse a seconda della fascia d’età, del tipo di classe e delle competenze dei singoli insegnanti. Obiettivo di ogni tecnica è sempre quello di stimolare i bambini a raccontare, confrontare, disegnare e mettere per iscritto le loro emozioni.
Qualche esempio?
Il gioco dell’indovina come si sente: “Un alunno scrive su un biglietto come si sente quel giorno, poi si invita ogni bambino a scrivere come pensa che quel compagno stia, dopodiché si mettono a confronto le frasi per verificare se veramente si era capito lo stato d’animo dell’amichetto” dice Rosanna Schiralli. “All’inizio può succedere che i bambini ci scherzino su, che inventino stati d’animo improbabili, poi piano piano capiscono che è una cosa importante e ci si dedicano con tutta la serietà”.

La storia dei 6 folletti

“Con le nostre classi abbiamo ideato diversi tipi di lavori” racconta Mirna Bernabiti, vice preside della scuola Leopardi. “Molto divertente è stata ad esempio la storia dei sei folletti, in cui ogni folletto rappresentava un’emozione che alberga nel cuore dei bambini: attraverso questi personaggi i bambini hanno imparato a scoprire e riconoscere le caratteristiche di tutte le emozioni, spesso contrastanti, con le quali hanno a che fare ogni giorno.
Sulla stessa scia la storia del camaleonte, che cambia colore a seconda dello stato d’animo che prova.

Le emoticon in inglese

In collaborazione con l’insegnante di inglese si è svolto il lavoro con il quale ogni emozione veniva espressa da una emoticon.
Una delle maestre di italiano ha invece approfittato della lezione dedicata alla consonante ‘D’ per inventare una storia che ha insegnato ai bambini il modo corretto di comportarsi nei confronti degli altri.
Molto coinvolgente il gioco del Cerchio della fiducia, attraverso il quale ogni bambino a turno si mette al centro del cerchio formato dai compagni e si lascia cadere affidandosi ciecamente alle loro braccia.

L'orologio delle emozioni

Oppure l’orologio delle emozioni, con tanti particolarissimi ‘orologi’ tutti appesi ad un cartellone dove, al posto delle ore, sono indicate le possibili emozioni sulle quali ogni bambino al mattino punterà la lancetta a seconda di come si sente”.

I risultati del progetto

Dopo alcuni mesi dall’inizio del progetto, abbiamo riscontrato che i bambini sono molto più rilassati, hanno maggiore disponibilità ad apprendere, sono diventati più collaborativi tra loro e stanno insieme in classe molto più volentieri, perché si sentono accolti, percepiscono che ci si interessa a loro e si parla del loro mondo. Di conseguenza anche la gestione delle classi e la conflittualità tra i singoli risulta più gestibile. E questo è stato un grande passo in avanti!”

In quali ordini di scuole proporre la didattica delle emozioni?
“L’ideale sarebbe cominciare già dalla scuola dell’infanzia e proseguire fino alle superiori, con tecniche adatte a seconda della fascia d’età: più i bambini sono piccoli, infatti, più sono ricettivi e i risultati che si possono ottenere sono migliori” conclude la psicologa Rosanna Schiralli.

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Aggiornato il 02.03.2018

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