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Mindfulness a scuola: può servire?

di Luisa Perego - 21.01.2019 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
La mindfulness potrebbe aiutare a ridurre ansia, stress, depressione e insonnia, oltre che ad abbassare la pressione. E a scuola? Potrebbe dare una mano ad alunni disattenti?Ci sono dei benefici?

In questo articolo

Bambini agitati, poco concentrati. La mindfulness può aiutare? E a scuola? Ci sono benefici?

Grazia: Mio figlio è sempre agitato, soprattutto a scuola. Ogni volta che gli chiedo di fare qualcosa serra i pugni e i denti. Non riesco a farlo concentrare e a stare fermo. Mi hanno consigliato la mindfulness: servirà?

Marianna: Da quest’anno nella classe di mia figlia si ‘gioca alla mindfulness’, come dice lei. Le piace moltissimo! Ho capito che il segreto delle insegnanti è proporre tanti giochi con gli animali come protagonisti, per imparare tecniche di respirazione. Spero continui.

Simona: Io ho provato a fare mindfulness a casa con mia figlia, ma ho fallito! A scuola? Potrebbe essere una bella iniziativa, ma forse cercherei qualcosa che faccia sfogare di più i bambini fisicamente. Alla loro età hanno energia da vendere.

Lunedì mattina, 8:30, un'aula di prima media. Tutti i ragazzini hanno gli occhi chiusi e non vola una mosca: il silenzio è interrotto solo dal ticchettio dell’orologio a muro. Passa un minuto senza che nessuno apra bocca. Merito della mindfulness? È una tecnica di meditazione consapevole che insegna a vivere nel “qui e ora”: con esercizi mirati si impara a portare l’attenzione sul respiro e le sensazioni fisiche del momento; i pensieri sono accolti e lasciati andare. Secondo un articolo pubblicato lo scorso novembre dal centro sulle medicine complementari dei National Institutes of Health americani, la mindfulness e altre tecniche di meditazione possono dare una mano nella riduzione di ansia, stress, depressione e insonnia, oltre che per abbassare la pressione.

Ma a scuola?

In molti paesi – Italia compresa - la mindfulness è sempre più di moda anche in classe, dove viene proposta per iniziare le lezioni con la mente più rilassata. Lo sa bene Sofia, 8 anni, figlia di Marianna. La sua attività preferita è il “gioco dei palloncini”, un esercizio per imparare a lasciare andare: si gonfia un palloncino, immaginando di affidargli un pensiero che disturba, e lo si lascia andare via. In un articolo pubblicato sul sito Upworthy si racconta invece di una primaria di Baltimora, negli Stati Uniti, dove la mindfulness ha sostituito le punizioni per i bambini indisciplinati.

E secondo alcuni potrebbe essere un modo per imparare a gestire emozioni come la rabbia. Sul tema è interessante il video “Just Breath” pubblicato su YouTube, in cui i bambini di una primaria californiana descrivono come riescono a ritrovare il controllo grazie a respiri profondi o a un angolo privato in cui rilassarsi.

E in un TED talk del 2013 l'insegnante Amy Burke racconta come la mindfulness l'abbia aiutata ad alleggerire il “peso” del suo lavoro, perché le ha permesso di entrare meglio in sintonia con sé stessa e di conseguenza con i suoi alunni.

Ma al di là delle esperienze dei singoli, quali sono i benefici dimostrati del praticare mindfulness tra i banchi?

Alcuni studi scientifici mostrano effetti positivi sulla riduzione dell'ansia e l'aumento di performance cognitive, come ricorda anche una review apparsa nel 2016 su Pediatrics. Altri suggeriscono che potrebbe migliorare attenzione, memoria e abilità nel prendere decisioni. E secondo i risultati di una ricerca condotta dall’Università di Alicante, in Spagna, questa attività potrebbe anche promuovere empatia verso il prossimo.

Un antidoto contro il bullismo, dunque? Forse, ma è ancora presto per dirlo. Come del resto lo è per formulare un giudizio definitivo sull’utilità della mindfulness a scuola. Come ha ricordato su Vox il reporter scientifico Brian Resnick gli studi a disposizione sono ancora pochi e non sempre di buona qualità. E in generale non riescono a chiarire se eventuali effetti positivi siano dovuti proprio alla pratica in sé o più semplicemente al fatto di dare agli alunni l’opportunità di tirare un po’ il fiato dagli incalzanti impegni scolastici. Insomma, potrebbe essere un’esperienza interessante da provare, ma senza aspettarsi miracoli...

(Articolo pubblicato a gennaio 2019 sulla rivista per insegnanti Focus Scuola)

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