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Quando il bambino non va bene a scuola: ripetizioni si o no?

di Giulia Foschi - 18.10.2017 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Dietro a  voti bassi, o a un atteggiamento di disagio nei confronti della scuola, ci possono essere tante ragioni: prima di intervenire mandando il bambino a ripetizione è importante ascoltarlo, osservare la situazione nel complesso e cercare di comprenderle.

In questo articolo

Può capitare che un bambino non vada bene a scuola. Un dato di fatto che va gestito con attenzione, individuando le ragioni che determinano i voti bassi o la difficoltà di apprendimento, cercando di distinguere le necessità del figlio dalle aspettative dei genitori: prima di ricorrere alle ripetizioni, è bene esaminare la situazione.

Ascoltare e comprendere le ragioni


Ci possono essere molteplici cause alla base di uno scarso rendimento scolastico, dalla mancanza d’interesse per le materie trattate a difficoltà relazionali, fino a un più serio disturbo dell’apprendimento. «Dal momento in cui inizia la scuola, il bambino s’inserisce in un’ottica di valutazione: in base a quello che produce, ottiene un voto – spiega la dottoressa Francesca Fontanesi, psicologa dell’Istituto Terapia Familiare di Bologna -. Probabilmente si andrà verso il superamento dei voti tradizionali in favore di metodi che valorizzino competenze trasversali, ma ad oggi siamo ancora qui. Questo può provocare nel bambino ansia da prestazione, che in alcuni casi si esprime anche attraverso disturbi fisici». Se si escludono disturbi dell’apprendimento che necessitano un trattamento specifico, il bambino può manifestare con lo scarso rendimento disagi diversi: fondamentale l’ascolto, mentre la pressione non fa che irrigidire la situazione.

Bisogno reale del figlio o aspettative del genitore?


Esclusi disturbi o disagi di altra natura, prima di ricorrere alle ripetizioni per colmare qualche lacuna è necessario chiedersi se sia una necessità del figlio o del genitore. «I risultati dello studente possono non essere all’altezza della sufficienza rispetto agli standard, ma spesso i ragazzi subiscono la pressione delle aspettative dei genitori, più che di una loro reale mancanza. Chiediamoci quindi quale sia lo stato delle cose: se in una materia prende 6 anziché 10 non è detto che si debba intervenire; bisogna anche imparare ad accettare i limiti, e talvolta un ulteriore sovraccarico, come le ripetizioni pomeridiane, non aiuta». Dipende, quindi, dalle singole situazioni: se il rendimento è molto basso o esteso a tutte le materie è bene esaminare la condizione a scuola nel complesso, se si tratta di qualche brutto voto o di qualche materia che proprio non va giù, si può soprassedere.

Ripetizioni: come, dove, quando.


«Non sempre le ripetizioni funzionano – continua la dottoressa Fontanesi – perché non è detto che un docente esterno abbia lo stesso metodo dell’insegnante a scuola, e questo potrebbe generare confusione anziché aiutare. L’ideale sarebbe seguire corsi interni alla scuola, che inseriscono il ragazzo in un contesto relazionale, ma purtroppo questa possibilità non è affatto frequente».

Ricorrere a un docente esterno può servire per approfondire qualche concetto che non è risultato chiaro, per sbrogliare un problema, sbloccare una situazione, per brevi periodi. «Ricordiamoci, però, che è importante stimolare l’autonomia dello studente, soprattutto nel passaggio dalla scuola elementare alla scuola media. I ragazzi devono diventare consapevoli e iniziare a muoversi da soli, non deve mai esserci qualcuno che svolge i compiti, o organizza la giornata di studio, al posto loro».

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