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Smart working e didattica a distanza: com'è andata?

di Valentina Murelli - 04.06.2020 - Scrivici

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Poche gioie, tanti dolori: per molti genitori è andata così in questi mesi di DAD, didattica a distanza. E ora si guarda con apprensione a settembre

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Tragedia, caos, delirio: quando abbiamo chiesto ai genitori smart workers che frequentano i nostri canali social di raccontarci con quali difficoltà o soddisfazioni abbiano vissuto la didattica a distanza dei figli durante la pandemia di Covid-19, queste sono state le parole emerse con più frequenza. A parte qualche eccezione, lavorare e assistere i bambini alle prese con la scuola online ha costituito per lo più un percorso a ostacoli. Ecco alcune testimonianze.

Le testimonianze dei genitori

Paolo

Mio figlio sta finendo la prima classe in una primaria comunale di Milano (che non è né Harvard né la London School of Economics). Ogni giorno abbiamo avuto le lezioni online via Zoom e i compiti e poi i video dei prof di ginnastica e inglese, i file audio e la lezione live settimanale di coro, i documenti da leggere del corso di filosofia e di quello di teatro, i video settimanali del corso di calcio (extrascolastico). Seguire nostro figlio in questo dedalo di impegni è diventato un altro lavoro.

Marika

Mia figlia sta frequentando la seconda classe in una primaria Montessori, mentre io insegno (negli ultimi mesi ovviamente a distanza) in un centro di formazione professionale. All'inizio le maestre mandavano il lunedì una serie di attività da fare in settimana e per noi genitori era difficile capire come proporle in modo che fosse il più vicino possibile alla pedagogia Montessori. Poi la scuola si è organizzata con lezioni online e allora la difficoltà principale è diventata conciliare i tempi delle lezioni di mia figlia con quelli delle mie: un incastro continuo. Per fortuna i miei studenti, più grandi, non si sono mai scomposti se la sentivano parlare in sottofondo o la vedevano passare impegnata in qualche gioco.

Eleonora

È stato un disastro. Ci hanno indicato un'app, dando per scontato che a casa ogni figlio (io ne ho tre, tra primaria e secondaria di primo grado) abbia il suo pc e che ci sia un'ottima connessione Internet e la stampante con carta e cartucce per le schede.

Noi non siamo riusciti a far seguire ai bambini tutte le lezioni.

Giovanna

Non è stato per nulla semplice! Io e mio marito in smart working, figlio di sei anni che occupava un computer tutta la mattina per lezioni online, compiti e verifiche (e andava seguito perché non è autonomo), treenne lasciato a sé stesso... lo stress è triplicato.

Rossella

È diventata a carico dei genitori anche l'istruzione dei figli e quando si fanno troppe cose tutte insieme - lavoro, cura dei figli, cura della casa, e appunto anche la didattica - si fanno male.

Federica

Con lo smart working concilio bene il lavoro e lo studio dei miei figli. La tragedia per me è andare fisicamente al lavoro.

Clara

Da noi le lezioni online sono cominciate tardi e devo ammettere che smart working e DAD non sono andate troppo d'accordo. Il mio incubo erano gli orari: dovevo ricordarmi quando chiamare i bambini (tre, di sei, otto e undici anni) e se stavo lavorando capitava che me ne dimenticassi. All'inizio del lockdown, invece, a pesarmi di più è stato il mio ruolo di rappresentante dei genitori per la classe di prima media di mio figlio maggiore.

I primi tempi i compiti erano proposti sul registro elettronico, ma c'era sempre qualcuno che non riusciva ad accedere, a scaricare qualcosa e così via: spesso passavo la mattina al telefono per assistere i genitori invece che al lavoro. Per non parlare delle polemiche sul gruppo whatsapp, che o decidi di ignorare o devi trovare il modo di volgere in positivo. Ho visto che alcuni genitori che non erano abituati hanno iniziato a usare il computer, ma andavano guidati, e anche qui telefonate su telefonate di assistenza tecnica. Quando siamo passati a Classroom è andata meglio.

Comunque, al di là dell'impegno e della frustrazione (quando mentre ti stai impegnando al massimo si innescano polemiche sul fatto che "tanto non serve a niente") ho scoperto di avere doti personali che non pensavo di possedere* e credo che tutto questo ci servirà. Anche chi non aveva dimestichezza con il PC, grazie alla DAD ne avrà un po' di più!

Come scrive l'autrice Enrica Tesio nel suo blog Tiasmo, "è nella pandemia che il rappresentante di classe rivela la sua vera natura di eroe contemporaneo. Si guadagna una laurea ad honorem in psicologia, per la capacità di far fronte agli scleri incrociati di genitori e insegnanti, in ingegneria gestionale, in informatica e pure in scienze politiche".

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