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Bambini e sport agonistico: quando cominciare, i benefici e cosa tenere sotto controllo

di Zelia Pastore - 27.09.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Le attività sportive favoriscono lo sviluppo motorio e psichico in giovane età: ma attenzione a non focalizzarsi sul risultato

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Fare sport è un ottimo modo per incanalare positivamente l’energia dei bambini e scegliere uno sport agonistico per i propri figli è una scelta molto comune fra i genitori italiani. Come spiega Pietro Luigi Invernizzi, professore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute all’Università di Milano, è importante in questi casi mantenere sempre la dimensione “ludica e multilaterale” dello sport: i più piccoli devono vedere ogni allenamento come un divertimento e non certo come come una fonte di stress.

SPORT AGONISTICO PER BAMBINI: QUANDO COMINCIARE

Secondo Invernizzi, bisognerebbe iniziare un’attività sportiva quando si sono acquisiti quelli che vengono chiamati “fundamental movement skills” (FMS). “Si tratta degli schemi motori essenziali (camminare, correre, saltare, lanciare, rotolare, arrampicare) che costituiscono un prerequisito fondamentale al fine di costruire le abilità più complesse delle discipline sportive”. L’apprendimento di questi movimenti viene influenzato da diversi fattori psicosociali e dall’ambiente: “Attraverso un appropriato incoraggiamento e adeguate opportunità, i bambini li sviluppano intorno ai 6 anni. Prima di questa età non ci sono le “fondamenta motorie” per un approccio all’agonismo”.

SPORT AGONISTICO PER BAMBINI: I BENEFICI

Se l’avviamento all’agonismo è ben condotto ci possono essere diversi effetti positivi nei bambini: “Uno sport praticato in questo modo influisce sullo sviluppo fisico motorio, sulla psiche come stimolo al superamento delle proprie capacità e dei propri limiti, e ha anche l’effetto di smorzare l’aggressività”, afferma il professore.

Attenzione però a indirizzare tutto l’entusiasmo di cui i bambini dispongono nel modo giusto: “L’approccio competitivo agonistico libera un’eccezionale energia emotiva e, per questo, una conduzione dell’allenatore superficiale o, peggio, irresponsabile, può creare frustrazione e degenerare in comportamenti patologici e antagonistici”.

L’educatore o allenatore giovanile gioca quindi un ruolo fondamentale perché deve attribuire alla pratica un valore formativo di educazione al confronto, “identificando nella sconfitta e nella vittoria gli elementi inscindibili del risvolto educativo e sociale dello sport”.

LO SPORT AGONISTICO FA MALE?

Se l’avviamento all’agonismo viene proposto in modo non adeguato si possono creare livelli eccessivi di stress fisico e psichico, secondo il parere del professor Invernizzi.

I rischi principali di una proposta di agonismo mal formulata sono:

  • una riduzione delle altre attività sociali per dedicare troppo tempo all’allenamento
  • una visione aggressiva ed egoistica della vita in cui i soggetti meno dotati vengono emarginati
  • una distrazione dal reale processo educativo motorio che dovrebbe essere sviluppato a prescindere dal risultato sportivo

La disciplina sportiva non è mai dannosa di per sé, ma il suo impatto dipende fortemente dalle persone con cui il bambino la pratica: “Sport agonistico ed educazione diventano due termini contrapposti quando l’impegno agonistico fa dimenticare la realizzazione completa dell’essere umano, il rispetto dell’avversario e la tutela della salute”, chiosa Invernizzi.

COSA FARE PRIMA DI INIZIARE UNO SPORT AGONISTICO: IL CERTIFICATO MEDICO

“Prima di iscrivere il proprio figlio a un’attività di questo tipo è essenziale una visita medica che non evidenzi alterazioni, soprattutto fisiologiche, a carico dell’apparato cardio-circolatorio”, il consiglio del professore. Sentire il parere del proprio pediatra o medico di base in proposito può essere una precauzione aggiuntiva.

SPORT AGONISTICO PER BAMBINI: QUALE SCEGLIERE

Come spiega il professor Invernizzi, non esistono sport più o meno indicati in età giovanile, ma sarebbe meglio provarne diversi e non limitarsi a una sola disciplina. “Bisogna valorizzare la dimensione sociale dello sport, indirizzata al rispetto delle regole e dei comportamenti. Una pratica basata su una eccessiva specializzazione precoce può invece ridurre la plasticità cerebrale, condizionando negativamente le possibilità future di apprendimento motorio”.

Alcuni accorgimenti, infine, non devono mai mancare da parte di genitori e allenatori: “Le competizioni nei bambini vanno organizzate tenendo conto dell’educazione sportiva che si impartisce loro: un allenamento basato su una pratica multilaterale rivolta allo sviluppo delle capacità coordinative ed adatto all’età dei bambini dovrebbe prevedere competizioni non basate su prestazioni cronometriche, come avviene in molti sport, ma su competizioni anch’esse il più variate possibili, in cui i bambini possano mettere alla prova tutte le loro capacità”.

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