Volete mettere al tappeto i cyberbulli e creare una Rete più sicura per i vostri figli? Genitori: imparate a studiare, per usare al meglio le nuove tecnologie. Teo Benedetti e Davide Morosinotti, esperti di mondo digitale, hanno pubblicato «Cyberbulli al tappeto» (editoriale Scienza, pp. 96, 13..90 euro), un manuale per ragazzi over 11 e per i loro genitori che vogliono capire come navigare in sicurezza e come sfruttare al meglio le potenzialità di Internet senza andare a sbattere contro gli scogli del bullismo.
Il 9 febbraio è Safer Internet Day (http://www.saferinternet.org.uk/safer-internet-day/2016) e si moltiplicano in tutto il mondo le iniziative per sensibilizzare gli utenti grandi e piccoli su un uso responsabile della Rete.
Abbiamo chiesto a Teo Benetti di suggerirci alcuni consigli – a misura di genitore – per insegnare ai propri figli pre-adolescenti come mettere al tappeto eventuali bulli che incontrano nella loro vita digitale.
1. STUDIATE LA TECNOLOGIA CHE DATE IN MANO AI VOSTRI FIGLI.
Mettere in mano un Iphone 6 a vostro figlio di 11 anni non è la stessa cosa di dargli una playstation. Gli strumenti tecnologici sono potenti: prima di regalare un nuovo smartphone a vostro figlio, studiatelo, informatevi sulle sue potenzialità e caratteristiche.
2. DATE IL BUON ESEMPIO.
Il modo migliore per avviare vostro figlio a un uso consapevole della tecnologia è la condivisione: provate a sfruttare insieme alcune app dello smartphone o a capire insieme come funziona un social network. Questo esercizio non sarà utile solo a vostro figlio ma anche ai suoi amici: grazie al passaparola, le informazioni che date a lui arriveranno anche al suo gruppo.
3. OSSERVATE.
Dovete imparare a essere attenti senza dare troppo nell’occhio: osservate vostro figlio quando ha in mano il telefonino. Concentratevi soprattutto sulle sue espressioni, sulle reazioni immediate dopo che ha dato un’occhiata allo schermo. Imparate anche a conoscere i suoni delle diverse notifiche: un messaggio di WhatsApp “suona” in maniera diversa da uno di messanger o da una notifica Twitter. Se vedete che dopo una particolare notifica – ad esempio quella della messaggistica istantanea – si rabbuia, provate a domandargli chi ha scritto, e prestate attenzione se l’episodio è ricorrente.
4. EDUCATE CON LA NETIQUETTE.
Spiegate a vostro figlio che anche in Rete c’è un codice di comportamento di buona educazione: si chiama netiquette e ha alcune regole. Il maiuscolo, ad esempio, equivale a urlare, dunque non si scrivono messaggi tutti in maiuscolo. Spiegaye che i social network sono come un grande bar sotto casa pieno di sconosciuti: ci metteremmo mai a gridare a tutti come ci sentiamo, che voti abbiamo preso, di chi siamo innamorati, chi non sopportiamo?
5. CURATE IL TONO.
Uno dei grossi problemi della Rete e una delle cause per cui spesso nascono attacchi che degenerano nel cyberbullismo (critiche esagerate, prese in giro, fotomontaggi, troll) è che nel mondo digitale non esiste il senso del tono. Una frase che di persona, complice lo sguardo o la modulazione della voce, può essere una innocente presa in giro, in rete è percepita in maniera ampliata.
6. SEDATE I FLAME.
Insegnate a vostro figlio a bloccare subito una discussione che sta prendendo una brutta piega: i cosiddetti “flame”, le discussioni accese, i commenti negativi uno dopo l’altro, possono essere smontate semplicemente rispondendo a tono, smontando la battuta.
7. SCOVATE I FIANCHEGGIATORI.
Come nella vita reale, il cyberbullo riesce ad ottenere la vera persecuzione della vittima solo se ha dei fiancheggiatori che lo sostengono. Insegante a vostro figlio a schierarsi sempre dalla parte di chi è colpito, a rifuggire il silenzio e a dire la sua. Come? Si può decidere di bloccare il bullo in rete con le impostazioni di privacy, lo si può eliminare dalle liste di amici o bloccare i suoi tag. Una volta che il gruppo dei cosiddetti fiancheggiatori sarà sfoltito, il cyberbullo perderà la maggior parte del suo divertimento, capirà che non ha seguito e cambierà atteggiamento.
8. STIMOLATE L’EMPATIA.
Non è facile lavorare sull’empatia in un momento in cui ragazzi sono fragili, si sentono già adulti e pensano di bastare a loro stessi. Basta però una semplice regola: in rete, come nella vita reale, uno scherzo è tale se la ‘vittima’ ride con chi lo fa, se non ride più si chiama persecuzione.
9. INTERVENITE (CON DISCREZIONE).
Quando è il caso che mamma e papà intervengano direttamente in chat o sui social per prendere le parti del figlio che si sente vittima di bulli in rete? Bisogna essere cauti: per i preadolescenti l’ingresso del genitore in uno “spazio privato” è sempre visto come risultato di una ‘spiata’ da parte di chi si sente vittima, una dimostrazione di debolezza. A volte, se gli adulti intervengono solo con generici rimproveri, peggiorano solo la situazione. Il consiglio è di tenere monitorata l’attività del figlio on line, stimolare il dialogo e il confronto. L’intervento dell’adulto (genitori o insegnanti) è invece necessario qualora il fenomeno si aggravi (prese in giro pesanti, minacce gravi in rete, video o foto volgari).
10. GRADUALITA’ E' LA PAROLA CHIAVE.
Nell’approccio con le nuove tecnologie insegnate ai vostri figli ad andare per gradi. Facebook, ad esempio, se usato con le liste delle persone amiche e le corrette impostazioni di privacy (basta usare i flag a destra del profilo e selezionare, di volta in volta, chi può vedere ciò che si pubblica), è un social relativamente sicuro. Ne esistono altri – come Snapchat o Ask – assolutamente inadatti ai ragazzini: il primo, che deve la sua fortuna al fatto che le foto e i documenti scompaiono poco dopo che li si è condivisi on line, è basato su contatti tra conosciuto e sconosciuti mentre il secondo si basa sul totale anonimato e può essere terreno fertile per chi ama prendere di mira persone, anche quelle che nemmeno conosce.
E non dimenticate di dire ai vostri ragazzi che Internet è come un gigantesco acquario: il vero anonimato non esiste e prima o poi la polizia postale “pesca” chi si comporta male.