L'età migliore per apprendere
“Il periodo più fertile per l'apprendimento di una lingua va dai 3 ai 6 anni. Le lingue in generale si possono apprendere a qualsiasi età, ma più si va avanti più è difficile: i bambini fanno molto meno sforzo a livello fonologico e grammaticale”.
Metodi di apprendimento: per i piccolini è un gioco
“Ai bambini piccoli non si può insegnare una lingua nel senso canonico del termine. Bisogna utilizzarla in un contesto di gioco, lasciando che la apprendano naturalmente e senza costrizioni”
Nessun problema a imparare più lingue
“In passato si è ipotizzato che i bambini bilingui fossero più inclini a balbuzie, depressione e anche perdita di personalità. Innumerevoli studi, tra cui soprattutto quelli dei canadesi Wallace Lambert e Michel Paradis, hanno dimostrato che ciò non è vero”.
Le scuole bilingui
“Iscrivere il proprio figlio a una scuola bilingue è sicuramente una scelta azzeccata. Meno positivo scegliere scuole internazionali dove si parla solo inglese, perché in questo modo si scredita la lingua madre e la cultura d'origine”.
Bilinguismo e autocontrollo
“I bambini bilingue rafforzano funzioni cognitive esecutive del lobo frontale che sono collegate a determinate capacità, come quella di scelta e l'autocontrollo. In questo senso saranno avvantaggiati rispetto agli altri”.
Effetti sulla salute
“A parità di tutte le altre condizioni, le persone bilingui sviluppano demenze senili più tardi degli altri soggetti. Per alcune patologie, il bilinguismo è infatti un fattore di protezione”.
Vantaggi psicologici
“Un bambino bilingue non sarà avvantaggiato solo in termini professionali ed economici. Conoscere più lingue è anche un plus culturale, che rende le persone più tolleranti e permette loro di acquisire diversi punti di vista”.
Nessuna confusione
“Non è vero che i bambini che sanno due lingue fin da piccoli si confondono e le mischino. Ci possono essere casi di vocaboli adattati o di calchi linguistici, ma sono piuttosto rari”.
Quale lingua in famiglia
“Una situazione complessa è quella in cui un genitore non sia madrelingua nel luogo dove suo figlio sta crescendo. È sempre meglio che i bambini apprendano una lingua da chi la parla perfettamente, ma gli adulti devono comunque sforzarsi di parlare la lingua straniera, per potenziare la loro inclusione nel nuovo contesto culturale”.
Il ruolo della televisione
“Tv e radio non favoriscono l'apprendimento nei bambini molto piccoli, a cui serve un rapporto affettivo per apprendere. Dopo i tre anni, la televisione può essere uno strumento molto utile per imparare una lingua, a patto di utilizzarlo in maniera sistematica: vedere i cartoni animati in inglese tutti i giorni, ad esempio, è un'ottima scelta”.
La lettura
“Leggere è molto importante per arricchire il proprio vocabolario, ma una lingua non si apprende sui libri. Quando si comincia a leggere, la fase migliore per l'apprendimento di una lingua è già superata”.
L'insegnamento delle lingue
“Insegnare l'inglese ai bambini piccoli parlando in italiano è scorretto: bisogna usare soltanto la lingua straniera. In tenera età non è importante la parola , ma le caratteristiche emotive della comunicazione. L'intonazione con cui si parla, in questi casi, è fondamentale”.
Tre lingue diverse
“Ci sono casi in cui un bambino ha genitori di madrelingua diversa e cresce in un ambiente con un'altra lingua ancora. In questo caso meglio che la lingua locale venga appresa nell'ambiente educativo e che i genitori usino la propria in casa”
Più lingue possibile
“Non è vero che apprendere più lingue riduce la capacità di parlarle bene: la visione economica dello spazio nel cervello è stata superata: la nostra mente rende molto meglio se sottoposta agli stimoli giusti”.
No al mixing
“Un atteggiamento sbagliato nel caso di bambini plurilingui sarebbe quello di parlare con loro mixando le varie lingue. Bisogna sempre usarne una alla volta o si rischia di trasmettere frasi e strutture scorrette”.
Il ruolo dell'Ue
“L'Unione Europea sollecita gli Stati a organizzare sistemi di scuole materne in cui i bambini siano esposti ad almeno due lingue straniere. Obiettivo è farli familiarizzare fin da subito con un contesto internazionale”.
Quali lingue?
“L'ideale per un bambino sarebbe crescere in un contesto plurilinguistico o frequentare una scuola con insegnamenti in almeno tre lingue. Ancora meglio se appartengono a tre famiglie linguistiche diverse: ad esempio una romanza, una anglo-germanica e una slava. Per un bambino non esistono lingue facili o difficili, ma dopo i 12 anni sarà più facile apprendere solo quelle della propria famiglia linguistica”.
Il rifiuto di una lingua
“Può succedere che un bambino percepisca una lingua come negativa. Questo capita quando si usa una lingua per escluderlo dalla conversazione oppure quando un bambino viene mandato a studiare all'estero e associa la lingua inglese alla cultura può arrivare a disprezzare la lingua materna, considerata inferiore.
L'importanza del dialetto
“In alcuni luoghi d'Italia il dialetto sopravvive come madrelingua. È giusto trasmetterlo ai figli e non proibirne l'uso. Una lingua appresa e poi dimenticata continua ad agire all'interno di una persona in maniera negativa. Il mancato riconoscimento della lingua materna, inoltre, produce individui che non credono in sé stessi.
La lingua dei sogni
“È un falso mito quello secondo cui la vera madrelingua di una persona è quella che si parla nei sogni, che contengono poco parlato e possono comunque avvenire in idiomi diversi. Altrettanto falsa la convinzione che si pensi in una lingua e poi si traduca: il processo avviene talmente velocemente che si pensa direttamente nella lingua che si sta usando”.