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Che talento questo bambino!

di Angela Bisceglia - 06.10.2017 - Scrivici

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Fonte: Foto: Pixabay
Ogni bambino ha delle doti e ogni genitore vorrebbe farle emergere al meglio. Un papà blogger e le lettrici di Nostrofiglio.it raccontano quali attitudini hanno scoperto nei loro figli e come cercano di valorizzarle nel modo giusto

La testimonianza
di Danilo Lenzo, giornalista, scrittore, papà e blogger (unpapanelpallone.blogspot.it)

"Nel 2009 mio figlio mi ha cambiato la vita. Una mattina durante la colazione mi guarda con aria seria e dice: «Papà voglio giocare a calcio.» Io: «Sei sicuro? Ci sono altri sport interessanti.» Lui: «No! Voglio giocare a calcio». È stato come essere colpito da un fulmine: non mi è mai interessato il calcio, a parte qualche partita importante della Nazionale. Per assecondarlo l'ho iscritto a un corso di minicalcetto. Lui si è applicato e solo dopo qualche mese l'allenatore mi ha contattato per darmi un'altra notizia sconvolgente: «Suo figlio è molto dotato. Ha talento, lo iscriva subito a una società calcistica. Non perda tempo, mi creda». Non nascondo che avrei preferito scoprire che fosse una "schiappa". Ma sarebbe stato criminale da parte mia tarpargli le ali. Ho, quindi, seguito il consiglio dell'allenatore entrando nel tunnel del variegato mondo del calcio giovanile. Ore, settimane, mesi, anni dietro al pargolo, per seguire allenamenti e tornei e condividere con lui gioie e dolori del campo. Sono diventato "un papà nel pallone", titolo che ho poi dato a un blog per fare "terapia web" con altri genitori calcio-dipendenti e tentare di "guarire".

Dalla mia esperienza ho capito che le attitudini di un figlio si intuiscono sin dai suoi primi passi. Al genitore il compito di osservare, assecondare, stimolare, correggere se necessario, evitando sia di condizionare il suo naturale processo di crescita sia di trasferire su di lui aspettative genitoriali che non gli appartengono o comunque difficili da soddisfare. In questi anni ho visto di tutto: madri che scatenano risse dagli spalti, padri che dalla rete urlano suggerimenti al figlio, dirigenti sportivi che picchiano l'arbitro… Qualunque sia la sua passione, un figlio ha il diritto di divertirsi, di fare esperienza senza sentire il fiato degli adulti sul collo, di arrivare dove riesce con le proprie gambe, passo dopo passo.

Solo così può emergere il suo talento. Senza forzature".

Le storie delle mamme di Nostrofiglio.it

I consigli raccolti su Facebook da Nostrofiglio.it: le mamme raccontano come cercano di riconoscere e sviluppare il talento dei loro figli e suggeriscono quali sono secondo loro gli errori da evitare.

1. Martina: andando a lezione di pianoforte, è venuto fuori un talento inaspettato.
"L'anno scorso ho iscritto mia figlia ad un corso di pianoforte. Confesso che lei non era convintissima di volerlo frequentare e sono stata più io a spingerla perché ci provasse. Ebbene, un po' per volta si è appassionata. Ed è venuta fuori una dote che non immaginavamo avesse: le piace "comporre"! Musiche semplici, ovviamente, ma pur sempre motivetti orecchiabili e originali. Il suo maestro è molto bravo a valorizzare questa sua inclinazione, cercando il giusto equilibrio tra i doverosi esercizi (che lei chiaramente detesta ma che sono indispensabili per imparare a suonare!) e questa inattesa vena creativa. Io credo che il miglior investimento che un genitore possa fare per suo figlio non siano telefonini o accessori griffati, ma opportunità di crescita culturale, spirituale, che lo arricchiscono e gli consentono di ampliare i suoi orizzonti. Poi, se sono rose fioriranno, se non son rose, è stata comunque una bella esperienza!"

2. Alessia. Non voglio caricarlo di troppe ansie e aspettative. Come fanno i genitori di alcuni suoi compagni di squadra.
Mio figlio gioca a basket da tre anni. Finché si trattava di minibasket, si era tutti amici. Ma da quando siamo passati al settore agonistico, è cambiata musica: durante le partite sento bisbigliare commenti su come sta giocando tizio o caio, sindacare sulle scelte dell’allenatore o rimproverare a fine partita il proprio figlio se non ha dato il meglio. Per non parlare del comportamento verso la tifoseria avversaria, non sempre edificante. A detta di tutti, nostro figlio è piuttosto bravo, ma a lui abbiamo sempre detto che a noi interessa solo che si diverta, che non deve dimostrarci nulla, che deve accettare con umiltà le decisioni dell’allenatore. E che certi comportamenti, di noi adulti innanzitutto, non sono assolutamente da prendere come esempio!

3. Maddalena. Il prof di arte ha scoperto il suo talento per il disegno, ma preferiamo che resti solo un hobby.
Sin dall’asilo mia figlia ha sempre fatto bei disegni, puntualmente appesi al frigo di casa. Ma finiva tutto lì. Poi, al primo colloquio delle scuole medie, l’insegnante di arte ci ha detto: “Vostra figlia ha un talento speciale per il disegno: sarebbe bene valorizzarlo”. E così l’ha fatta partecipare a concorsi scolastici, ha esposto i suoi disegni in mostre locali e per l’esame di terza media ha chiesto, solo a lei, di riprodurre un quadro di Renoir. Ci aveva consigliato di iscriverla al Liceo artistico, ma era in un’altra città. Ne abbiamo parlato con lei e alla fine abbiamo optato per il Liceo scientifico cittadino: inutile stressarsi con trasferte per inseguire una passione che, a nostro avviso, difficilmente si trasformerà in una professione. Ma che potrà sempre coltivare come hobby.

4. Laura: non esistono sport da maschi o da femmine. "Ho una bambina di 11 anni 'portiera' di una squadra di calcio da quattro anni. Essere tra i pali è sempre stato il suo sogno, anche quando tutti le dicevano che il calcio era uno sport da maschi. Lei ha continuato e quest'anno giocherà in una squadra di livello più alto. Finché si divertirà, io la asseconderò e farò il tifo per lei. Il più grande errore che ho commesso è stato quello di farle praticare altri sport quando lei continuava a dirmi che voleva solo tirare calci al pallone".

5. Daniela: ogni talento sarà una carta in più per quando sarà grande. "A mio figlio di 6 anni è sempre piaciuto disegnare e fare lavoretti e secondo me entrambe le attività gli riescono molto bene. Questo non vuol dire che mi aspetto che da grande diventerà un famoso grafico pubblicitario, un pittore quotato o un inventore, ma per il momento mi piace soddisfare questa sua propensione e per questo gli compro volentieri il materiale per incentivarlo a realizzare le sue creazioni.

È un talento che gli rimarrà per sempre, che lo arricchirà e sarà una 'carta in più' che potrà giocarsi, qualunque attività svolgerà da grande. Perché tutte le esperienze possono servire. Tutto qui, senza pressioni o grosse aspettative."

6. Simona: è giusto incentivarli, ma lasciando loro momenti di dolce far nulla. "Credo non ci sia nulla di male a spronare un figlio a sviluppare le sue doti naturali incentivandolo a migliorarsi. Spronarlo non significa volerlo privare della sua infanzia, ritenerlo un piccolo genio o stimolarlo alla competizione, ma semplicemente aiutarlo a sviluppare le proprie inclinazioni. Chi nella musica, chi nella danza, chi nella matematica, chi nello sport. La loro infanzia la possono vivere benissimo anche seguendo i propri sogni. Naturalmente senza strafare e senza occupare interamente le loro giornate, ma lasciandoli liberi anche di annoiarsi. Perché i bambini hanno anche bisogno di momenti di dolce far nulla".

7. Angela: la passione per la pallavolo ha reso mia figlia più sicura di sé. "Mia figlia, che adesso ha 15 anni, quando era piccola ha cominciato a vedere quasi per caso il cartone “Mimì e la nazionale di pallavolo”. Puntata dopo puntata, si è appassionata a questo sport e mi ha chiesto di iscriverla ad un corso. La scuola era abbastanza lontana da casa e io avevo appena partorito la sorellina, però non volevo privarla della possibilità di provarci. Da allora sono passati 8 anni e la sua passione è cresciuta di anno in anno, superando le difficoltà di conciliare studio e allenamenti (quest’anno con la prima superiore non è stato facile!), di andare a letto tardi (certe sere gli allenamenti finiscono alle 21.30!), di alzarsi presto la domenica per le partite, di restare in panchina perché l’allenatore quel giorno aveva deciso che non era in forma per entrare in campo. Ogni tanto le ho visto scendere qualche lacrima, ma non ha pensato neanche una volta di smettere.

Noi non abbiamo mai interferito. E in questi anni abbiamo visto una bambina timida e un po’ introversa trasformarsi in una ragazza più forte e sicura di sé".

8. Manuela: le passioni vanno valorizzate, poi quel che sarà sarà. "Ho due figli, uno di 9 anni e il secondo di 7 anni. Il primo è più portato per la matematica e i rompicapo in generale e mi ha chiesto di poter imparare a giocare a scacchi, il secondo è portato per la musica ed ha deciso di suonare il violino. Li abbiamo accontentati entrambi, poi quel che sarà sarà. Credo che l'errore più grande che possa fare un genitore è non assecondare i desideri dei propri figli dicendo loro che sono ancora troppo piccoli, non possono farcela o peggio ancora che non è una roba da maschi o da femmine".

9. Adele: il talento si può scoprire attraverso tutte le esperienza di vita. "Per consentire ai figli di scoprire che cosa li appassiona e verso che cosa si sentono portati ritengo sia utile far conoscere loro quel che esiste nel mondo che li circonda, che ovviamente non si limita alle materie che studiano a scuola. Certo, l’ideale sarebbe far frequentare loro corsi di ogni genere: lingue, arte, teatro, musica e chi più ne ha più ne metta, ma è impossibile, sia perché non ne avrebbero il tempo, sia perché, diciamocelo, certe lezioni hanno un costo che non tutti possiamo permetterci. Io però penso che tutte le esperienze, anche le più semplici, siano utili ai bambini per scoprire le proprie attitudini: dal cucinare con la mamma al fare una passeggiata nel bosco, andare in treno, visitare un museo (ci sono attività interattive che coinvolgono anche i più piccoli), partecipare ad un laboratorio della biblioteca comunale. O frequentare uno dei corsi extrascolastici organizzati dalla scuola: ogni istituto ha i suoi e costano davvero pochissimo: basta informarsi!"

10.

Anna: lasciamo vivere ai nostri figli la loro infanzia. "Ho due figlie, una di 3 anni e l'altra di 6. Doti particolari: una ha uno spiccato talento nel fare la bambina di TRE anni e l'altra nel fare la bambina di SEI anni! Le mamme sono sempre in competizione tra di loro: chi è più brava, chi ha allattato di più, chi dà o meno il ciuccio. E questa insana competizione viene trasmessa anche ai figli. Pare che i bambini al giorno d’oggi non possano più fare i bambini: devono essere piccoli geni, devono essere più bravi degli altri bambini, devono frequentare più corsi. Invece c'è una particolare dote che dovremmo coltivare più spesso: quella di lasciar vivere serenamente ai nostri figli la loro infanzia!"

Libri sul talento dei bambini da leggere

  1. Piccolo genio! Scopri il talento che c'è in te. Di Alberto Pellai, Barbara Tamborini (Editore De Agostini, 9,90 euro). Indicato già a partire dai 7 anni, il libro racconta la vita di 20 illustri personaggi sin dalla loro infanzia, inoltre offre ai piccoli lettori semplici giochi per individuare le proprie qualità.
  2. Ogni bambino ha un grande talento. Aiutare i nostri figli a esprimere il meglio di sé coltivandone le doti e predisposizioni. Di Gerald Hüther, Uli Hauser (Urra Edizioni, 13 euro). Un libro che aiuta i genitori a scoprire i "tesori nascosti" del propri bambini e valorizzare i loro reali talenti, mettendo da parte ansie da prestazione e ambizioni personali.
  3. Come sviluppare tutti i talenti del bambino. La pedagogia steineriana rivolta ai genitori. A cura di Arve Mathisen, Fabio Fantuzzi (Red Edizioni, 13,50 euro). Raccogliendo le esperienze compiute da insegnanti, educatori di asili e scuole steineriane, il libro mostra le molteplici occasioni che i bambini hanno per fare esperienza, sviluppare la propria creatività e i propri talenti.

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