Numerosi studi lo hanno ormai dimostrato: le punizioni sono inefficaci. Non solo provocano delle cicatrici emotive, ma anche sono risultate inutili ai fini educativi.
Un bambino che viene sculacciato o a cui si urlano frasi rabbiose, probabilmente smetterà di comportarsi male, ma solo per paura e non perché ha interiorizzato cosa è giusto fare.
Il pedagogista Daniele Novara spiega nel suo ultimo libro "Punire non serve a nulla" che
i bambini non vanno terrorizzati, ma educati a crescere bene. E per far questo ci vuole una buona organizzazione educativa.
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Per costruirla i genitori devono fare tre passi indietro (i punti 1,2,3) e tre avanti (i punti 4,5,6):
1. Non urlate e non punite
"Il genitore deve rendersi conto che arrabbiarsi e reagire d'istinto sono elementi di fragilità e debolezza, non inducono nei figli un senso di autorità ma solo di spaesamento, ripercuotendosi poi a livello psicologico".
2. Mantenete la distanza educativa: i figli vi sentiranno più vicini
Troppa confidenza rischia di abbattere la distinzione di ruolo e di mettere il genitore in una posizione di servizievolezza poco utile alla crescita.
Oggi i genitori passano molto più tempo con i figli rispetto al passato e nonostante questo si sentono in colpa, soprattutto le mamme che lavorano. Ma stare con loro tutto il weekend è più che sufficiente.
I genitori devono fare i genitori, non i compagni di gioco, né gli amanti.
"Infatti, l'eccessiva confidenza può anche portare a smancerie esagerate: dai baci sulla bocca, al chiamare il figlio "amore", a farlo dormire nel lettone... Tutte azioni che portano a scambiare il figlio per il partner. E non è un caso che i divorzi avvengono in maggior numero tra le coppie con figli" avverte Novara, che aggiunge: "per un sano equilibrio famigliare la coppia genitoriale deve avere i suoi spazi, nei quali i figli non devono entrare mai".
3. Non parlategli troppo
I bambini devono avere regole chiare e semplici, per questo è inutile fare discorsi, dare un eccesso di spiegazioni. Ad esempio è giusto dire: "Prima di andare a nanna bisogna lavarsi i denti. Come fanno mamma e papà", mentre è inutile spiegargli l'importanza dell'igiene orale per prevenire le carie. Un discorso di questo genere non sarebbe comprensibile.
"Il bambino ha bisogno di chiarezza educativa, lui si fida dei genitori, non ha bisogno che gli si spieghi in continuazione il perché deve fare così. Il paradosso dei nostri giorni è che i genitori tendono a parlare ai bambini piccoli come se fossero dei grandi e nello stesso tempo trattano gli adolescenti come se fossero dei bambini piccoli".
4. Fate gioco di squadra
Madri e padri devono condividere le decisioni in merito all'educazione dei figli. I genitori devono stabilire assieme quali sono le regole.
"Spesso le madri non si fidano dei padri e tendono a tagliarli fuori, ma questo è estremamente dannoso per la crescita dei figli".
La mancanza di accordo fra due genitori rischia di produrre delle tensioni emotive.
"I capricci, nella maggior parte dei casi sono comportamenti infantili che il bambino compie per indurre il padre e la madre a mettersi d'accordo".
Per migliorare il gioco di squadra della coppia genitoriale bisogna "ridurre le parole che si usano con i figli e aumentare quelle che si rivolgono all'altro genitore".
Per concludere: i genitori prima devono accordarsi sulle scelte importanti, e poi le comunicano al figlio.
Ma attenzione: deve parlare solo uno dei due. Se le cose vengono ripetute da entrambi sembra che i genitori non si fidino l'uno dell'altro. Se, invece, la comunicazione la fa uno solo risulta chiaro che i genitori ne hanno già parlato prima.
Questo discorso vale anche per le coppie separate che sulle questioni principali devono trovare accordi comuni.
5. Date buone regole
Prima di tutto bisogna definire che cos'è una regola: la regola è una procedura organizzativa, ad esempio: l'ora di andare a letto, il lavarsi le mani prima dei pasti, quanta tv guardare...
Deve quindi essere comprensibile e precisa, no alle spiegazioni eccessive; deve essere adeguata all'età; non deve essere un comando (tipo: mangia, dormi!...); non un divieto (i divieti, es: "quello non si tocca!" sono importanti, ma vanno bene per i bambini piccoli, fino ai due, tre anni); non deve essere un'esortazione per convincere qualcuno: "ti prego" , "dai".
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Le regole devono essere chiare e semplici. Ad esempio: "Dopo cena si legge una storia e poi a nanna"; "da stasera impari a fare la cartella da sola"; "puoi giocare con il tablet mezz'ora al giorno dopo aver finito i compiti".
Le regole si possono negoziare solo con gli adolescenti. Con i bambini non esiste la negoziazione.
6. State al vostro posto, i figli potranno trovarvi sempre lì
Il confine genitori e figli oggi si è molto allentato e questa situazione Novara la sintetizza con l'espressione: "i figli addosso": tutti in bagno insieme, tutti nel lettone, tutti a giocare....
Ma se si abbatte il confine, poi non è facile ricrearlo quando serve per dare regole educative. I genitori amici non sono più autorevoli e così si sentono costretti a ricorrere a minacce e punizioni per farsi rispettare.
Novara avverte anche di evitare di baciare i figli sulla bocca. "Si tratta di un atteggiamento da fidanzati: le labbra rappresentano una zona erogena. Quindi baciare i figli sulla bocca contiene un elemento molto confusivo e segnala una sorta di simbiosi sentimentale eccessiva".
Tenere una giusta distanza dai figli aiuta ad attuare buone metodologie educative "evitando di finire invischiati in trappole emotive ed attivare modalità punitive".
Inoltre la distanza educativa è fondamentale nella costruzione delle autonomie.
L'iperaccudimento impedisce a tre anni di camminare da soli senza passeggino, a cinque di andare in bagno da soli e pulirsi, a otto di prepararsi da soli la cartella.Le regole chiare, concordate tra genitori evitano che i genitori si trasformino in assistenti dei figli, invece, che in educatori e di ricorrere a modalità punitive per recuperare il proprio ruolo.
7. Il silenzio attivo
Ecco una tecnica che può funzionare sia con i bambini piccoli particolarmente "tirannici" sia con i preadolescenti o adolescenti.
In cosa consiste? Si tratta di sospendere la comunicazione verbale con i figli. Va attuato solo in situazioni particolarmente gravi, deve suscitare una sorpresa nei figli che non si aspettano tale reazione dei genitori.
Ad esempio davanti a un comportamento eccessivo di un bambino il genitore può dire "La mamma e il papà sono stupiti per quello che è successo. Questo comportamento non va bene. Adesso staranno un po' in silenzio per pensarci".
Detto ciò è importante non reagire agli atteggiamenti che possono seguire da parte del bambino. Il genitore non deve manifestare rabbia. Il tempo del silenzio può variare dall'età: pochi minuti per bambini piccoli, a un'intera giornata o anche due per adolescenti.
"Lo scopo del silenzio attivo è quello di abbassare la tensione emotiva ed evitare che la rabbia dilaghi".
VIDEO: Le punizioni nei bambini
In questo video Daniele Novara ci spiega perché non serve punire i bambini e come fare per farsi ascoltare e ubbidire senza ricorrere alle punizioni, frustranti per i bambini
Scuola Genitori
Daniele Novara è tra gli organizzatori della "Scuola Genitori" che ogni anno organizza in giro per l'Italia incontri sui temi della genitorialità. E nell'ambito di questi incontri il 21 e il 24 ottobre sarà a Roma e a Milano a parlare del libro "Punire non serve a nulla".
Tutte le date e le località della Scuola Genitori le trovate sul sito: www.cppp.it
Aggiornato il 31.07.2018