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Quando il bambino dice: “È tutto mio”: come insegnare il valore della condivisione

di Gabriella Lanza - 16.04.2018 - Scrivici

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Fonte: pixabay
Se il nostro bambino ha un atteggiamento possessivo verso tutto ciò che lo circonda, sgridarlo non è la soluzione. Vediamo con l'aiuto di una pedagogista come insegnargli il valore della condivisione.

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"Questo gioco è mio". Quante volte lo abbiamo sentito dire dal nostro bambino mentre strappava dalle mani del fratello o della sorella un giocattolo: poco importa se fosse effettivamente suo o meno. Niente panico: non è mai troppo tardi però per insegnargli la condivisione e la solidarietà. Ecco tutti i consigli della pedagogista Tiziana Cristofari.

Impostazioni sbagliate


Il comportamento possessivo di un bambino potrebbe celare un'impostazione educativa sbagliata, come spiega la pedagogista Cristofari: «Potrebbe essere la stessa famiglia che, senza rendersene conto, spinge il piccolo a voler tenere tutto per sé. Se la mamma divide i giocattoli tra i figli, questi ultimi saranno portati a pensare sempre in termini di ‘mio-suo’ e lo faranno anche quando si troveranno di fronte ad altri bambini».

Come intervenire dunque nel quotidiano, per insegnare ai piccini a non tenere tutto per sé?

1 - Imparare a condividere in famiglia

1 - Imparare a condividere in famiglia

Partiamo dalle basi: tutti i giochi stipati nell'armadio della cameretta sono disponibili per essere usati anche dai fratelli, ovviamente prima chiedendo il permesso al "possessore".

Anche quando si tratta di un giocattolo nuovo, ricevuto come regalo, mamma e papà devono far capire al bambino che tutti ci possono giocare. «È un'impostazione che deve partire dalla famiglia. Il possesso non appartiene al bambino: nasce dall’educazione che la famiglia fornisce».

2 - L’esempio dei genitori è quello che conta

Con i figli le parole servono poco: conta l’esempio dei genitori a casa. «Se la madre o il padre creano un clima di partecipazione e condivisione, il figlio farà lo stesso a scuola o al parco e sarà portato a condividere tutto. Non bisogna spiegare a parole ma con i fatti, perché il bambino tende ad assimilare ciò che il genitore è, non ciò che dice. I bambini non nascono né aggressivi né possessivi: sono il frutto di quello che noi gli permettiamo di essere».


3 - Mai alzare la voce


Sgridare il bambino che ha un atteggiamento possessivo non è il comportamento vincente: semmai bisogna mostrare con gesti concreti che giocare è più divertente in due, ed è ancora più spassoso se vengono messi in comunione uno . «Non si urla mai. Se nostro figlio non vuole condividere il suo gioco, noi possiamo lasciarlo da solo e iniziare a giocare con il fratellino con un altro giocattolo. In questo modo capirà che il gioco è una questione di relazione, serve per comunicare con l’altro e non può esistere una comunicazione senza condivisione. Più condividiamo, più rendiamo migliori le relazioni dei nostri bambini fin dalla più tenera età».


4 - Il piacere della condivisione: non è mai troppo tardi

Se pensiamo che ormai sia troppo tardi per insegnare a nostro figlio la condivisione, ci sbagliamo. «Il danno non è mai definitivo. Bisogna mostrargli che ciò che è nostro può essere anche suo e viceversa, e che un oggetto può essere usato da tutti».

Una volta che si è innescato il processo virtuoso della condivisione poi, il percorso di miglioramento è inarrestabile: come spiega Nadia Chernyak (autrice di uno studio su come insegnare ai bambini a condividere pubblicato su Psycological Science) su Psyblog, «si potrebbe immaginare che fare scelte difficili e costose sia oneroso per i bambini o anche che una volta che i bambini hanno condiviso qualcosa, non sentano il bisogno di farlo di nuovo. Ma non è così: una volta che i bambini riescono a decidere di rinunciare a qualcosa per qualcun altro, diventano pian piano più generosi».

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