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​Come NON trasmettere l'ansia ai figli

di Simona Regina - 19.10.2015 - Scrivici

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I figli di genitori ansiosi rischiano di crescere assillati da timori e paure. Ma il loro destino non è segnato: è possibile infatti fare qualcosa affinché non diventino anche loro adulti ansiosi. Lo sostiene la psicologa Golda Ginsburg, dell'Università del Connecticut, in uno studio pubblicato su The American Journal of Psychiatry. Ecco i suoi consigli.

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L'ansia in famiglia è contagiosa. In altre parole, genitori ansiosi che, per esempio, temono di usare i bagni pubblici perché ricettacolo di germi, di partecipare a un evento in piazza perché spaventati dalla folla o di viaggiare in aereo perché terrorizzati dall'idea di volare, rischiano di trasmettere ansie e paure ai figli.

Ma il loro destino non è segnato: è possibile infatti fare qualcosa affinché i piccoli di casa non diventino adulti ansiosi. Lo sostiene la psicologa Golda Ginsburg, dell'Università del Connecticut, in uno studio pubblicato su The American Journal of Psychiatry.

Addio all'ansia con le strategie giuste

Insieme ai colleghi della Johns Hopkins University, Ginsburg ha testato l'efficacia della terapia familiare: ha coinvolto 136 famiglie con almeno un genitore ansioso e almeno un figlio in età scolare (6-13 anni). Il percorso psicoterapeutico, a distanza di un anno, ha dato buoni risultati. Infatti, solo il 5% dei bambini che hanno partecipato alle sedute terapeutiche (otto incontri settimanali nel corso di due mesi) ha manifestato disturbi di ansia, rispetto al 21% di chi ha ricevuto semplicemente opuscoli informativi, e al 31% di chi, invece, non ha avuto alcun confronto sull'argomento. Risultato che “sottolinea quanto siano vulnerabili i figli di genitori ansiosi” afferma Ginsburg. Ma, al contempo, conferma l'opportunità di offrire un supporto alle famiglie: “se riusciamo a identificare i bambini a rischio possiamo provare a prevenire tutto questo”.

Meglio prevenire che curare l'ansia

Il punto, secondo la psicologa, è che fare prevenzione con i bambini, affinché l'ansia dei genitori non li contagi, è importante come andare ogni sei mesi dal dentista per preservare la salute dei denti e prevenire la carie.

Diversi fattori concorrono infatti a innescare i disturbi d'ansia. C'è lo zampino del temperamento innato e di fattori ambientali: maggiori, per esempio, sono le esperienze negative che un bambino vive, maggiore è le probabilità che abbia a che fare con problemi di ansia da adulto. Ma non va sottovalutato anche quella componente dell'ansia che si apprende proprio da mamma e papà.

In fondo i genitori sono il modello di riferimento per i figli e il loro modo di fare e di reagire alle situazioni può, inavvertitamente, aumentare i livelli di ansia nei figli.

Identificare i pensieri spaventosi e poi modificarli

Per evitare questo spiacevole passaggio di consegne, è importante insegnare alle famiglie a individuare i segnali di paure immotivate e di ansia eccessiva e cosa fare per spegnerli. Ed è quello che hanno fatto durante l'esperimento. In particolare, “abbiamo insegnato ai bambini a identificare i pensieri spaventosi e come modificarli”, spiega la ricercatrice.

Un modo per ridurre l'ansia è il confronto con la realtà: imparare cioè a riconoscere quella paura sana che ci mette in allerta in caso di pericolo e, al contrario, quei timori esagerati che rischiano di prendere il sopravvento condizionando i nostri comportamenti. Insomma, se un cane ringhia meglio tenersene alla larga, ma è esagerato non mangiare una torta di compleanno per il timore che sia avvelenata.

Allora, se per esempio un bambino ha paura dei gatti e diventa ansioso quando ne vede uno per strada, può provare a contenere tale paura, che lo trattiene dal continuare a camminare, imparando a esaminare e valutare la situazione per quella che effettivamente è. Il pensiero spaventoso (il gatto mi assalirà) lo mette in allerta, ma il confronto con la realtà può allentare la tensione: il gatto è pacioso e se ne sta beatamente sdraiato o sta sfoderando gli artigli e mostrando i denti? Insomma, è davvero probabile che possa fare del male? (Leggi anche: Come crescere bimbi felici, consigli dell'Università di Harvard)

GUARDA IL VIDEO: COME AIUTARE I BAMBINI A SUPERARE LE PAURE

L'ansia, infatti, è sana quando ci induce a fare qualcosa di utile, di necessario: come studiare per non essere impreparati all'interrogazione o evitare situazioni di reale pericolo. Ma chi soffre di disturbi di ansia non riesce a tenerla sotto controllo e quell'ansia sproporzionata rispetto alla situazione finisce con l'interferire con la quotidianità.

Nei bambini, può manifestarsi in tanti modi: dalla paura di separarsi, anche per poco tempo, dai genitori, al timore di alzare la mano in classe per fare la più banale e legittima delle richieste all'insegnante, dall'imbarazzo di relazionarsi con gli altri al terrore di fallire in qualsiasi prova, scolastica o sportiva che sia. L'ansia induce a sottovalutare la propria capacità di far fronte alle situazioni, e così la paura (per un pericolo sovrastimato) predomina e paralizza.

È importante, allora, anche confrontarsi con le proprie paure per superarle, e non evitarle.

Ma a volte, sono proprio i genitori apprensivi e iperprotettivi a fare di tutto per evitare che il proprio figlio abbia a che fare con situazioni potenzialmente ansiogene. In realtà, invece, mamma e papà dovrebbero aiutarlo a mettersi in gioco, gradualmente. Perché l'evitamento finisce con l'accrescere l'ansia ancora di più.

Il team di Golda Ginsburg, in uno studio precedente, ha inoltre riscontrato che i genitori ansiosi (con diagnosi di ansia sociale) attuano una serie di comportamenti che sarebbe meglio evitare per non alimentare ansia e insicurezza nei figli. Hanno osservato, per esempio, una certa parsimonia nel mostrare calore e affetto e, al contrario, la facile tendenza a criticare e mettere in discussione le loro capacità.

Quindi, per non crescere figli ansiosi, stop ad atteggiamenti iperprotettivi e ipercritici, via libera, invece, a una buona dose di affetto e supporto emotivo.

La ricerca continua

Ora il team di ricercatori, grazie a finanziamenti del National Institutes of Health, continua la ricerca su questo fronte per verificare che gli effetti positivi della terapia perdurino nel tempo. Tra l'altro, secondo Ginsburg, offrire questo tipo di servizio alle famiglie a rischio potrebbe ridurre anche i costi dell'assistenza sanitaria. Perché prevenire è meglio che curare.

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Aggiornato il 25.01.2018

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