Cosa non fare con un bambino dislessico: i consigli dell'esperto
La dislessia è ritenuta a tutti gli effetti un disturbo invisibile, in quanto difficile da riconoscere e distinguere correttamente, soprattutto se non si ha un'esperienza diretta con un deficit ascrivibile ai Disturbi specifici dell'apprendimento (DCA).
Che poi, a definirlo deficit, forse commettiamo che una sorta di ingiustizia perché "Imparare con più difficoltà non significa non essere in grado di apprendere", come sostiene con consapevolezza Filippo Barbera, autore del libro in uscita per Erickson "Dislessia. cosa fare e cosa non. Guida rapida per gli insegnanti" e, aggiungiamo noi, anche per genitori che vogliano accompagnare da vicino i propri figli imparando a distinguere cosa fare e cosa non fare con un bambino dislessico.
Laureato in Formazione primaria e psicologia, Barbera è insegnante di scuola primaria specializzato in Psicopatologia dell'apprendimento e nel Metodo Montessori e ricorda molto bene come già durante la sua prima elementare percepisse che qualcosa in lui fosse diverso rispetto agli altri bambini a lezione in classe. "Ricordo che ero più lento e facevo molta più fatica - spiega il docente - ma anche che in famiglia e a scuola ero supportato e aiutato a trovare soluzioni e che magari costoro trovassero la parola giusta per non farmi scoraggiare".
Cos'è la dislessia?
"La dislessia, per dare una definizione di uso comune, è una caratteristica che rende difficoltoso l'aspetto decifrativo della lettura. Premettiamo che siamo di fronte a bambini molto intelligenti, con un sacco di potenzialità e risorse il cui ambiente di apprendimento è però incentrato in ampia parte attraverso la lettura e la scrittura. Questo fa sì che alcune difficoltà possano emergenze fin da subito. Nella dislessia l'ostacolo, in ogni caso, è la decifrazione e interpretazione dei simboli grafici, e non la loro comprensione. Si può esplicitare in un deficit di velocità e di correttezza nella lettura, una condizione che diventa un disturbo se non si adottano adeguate opportunità di apprendimento.
I Disturbi specifici dell'apprendimento hanno questa caratteristica che li rende "invisibili": non sono immediatamente percepibili, e di conseguenza comprensibili, a chi non li vive in prima persona".
Le cose da non fare con un bambino dislessico: partire prevenuti
"Il primo suggerimento che rivolgerei agli adulti è 'Non partire prevenuti' - chiarisce l'insegnante -. Non bisogna pensare che siccome c'è questa difficoltà, allora saranno precluse le vie per imparare e riuscire in campo scolastico: in gergo tecnico il rischio che si può correre quando si parte prevenuti verso una diagnosi di dislessia nel figlio è detto Effetto Pigmalione, o Effetto Rosenthal: ho aspettative basse verso le possibilità di successo del bambino in quanto dislessico e dunque mi farò, inconsapevolmente, motore di una profezia che si autoavvera. Se come insegnante, ad esempio, penso che questo bambino non ce la farà, sottrarrò energie e risorse. Da questo punto di vista anche l'Associazione italiana dislessia ha dichiarato che occorre investire sulla formazione degli insegnanti perché sia sviluppata la sensibilità sull'argomento anche in virtù dell'aumento di alunni diagnosticati con dislessia. Se finora questa caratteristica passava inosservata, oggi c'è più attenzione".
Come ridurre l'Effetto Pigmalione. "Aumentare la conoscenza da parte dell'adulto di come supportare il bambino, dirgli che ce la potrà fare benissimo sono le premesse. La propria sensibilità in questo può giocare un ruolo rilevante".
Le cose da non fare con un bambino dislessico: fraintendere i segnali
Se abbiamo capito che la dislessia riguarda una difficoltà nell'interpretare le lettere, dobbiamo sapere che altre caratteristiche sono associabili alla dislessia: "Segnali d'allarme che possono essere ignorati riguardano, ad esempio, un impaccio motorio, una lentezza nell'allacciarsi le scarpe e una lentezza complessiva o, ancora, una certa difficoltà nell'impugnare correttamente una matita - chiarisca Barbera -. Queste situazioni possono essere lette dall'adulto come segni di svogliatezza o pigrizia ma non è così.
Allo stesso tempo sarebbe scorretto anche fare una check List di tutti questi comportamenti e associarli immediatamente a un disturbo specifico quando magari, invece, si tratta di immaturità che rientrerà nel tempo". Non è semplice interpretare ed è normale che un genitore possa sentirsi spaesato nel leggere ciò che vede ma "mettere etichette diagnosticando in autonomia crea soltanto ansie inutili, è bene farsi aiutare rivolgendosi a figure competenti".
Le cose da non fare con un bambino dislessico: far mancare il proprio sostegno
"La famiglia deve dare sostegno sempre al proprio bambino - aggiunge l'autore per Erickson -. Il ruolo di mia madre è stato fondamentale perché ha creduto in me anche quando ero io a non farlo. Questi bambini possono vivere forti momenti di crisi a partire dal confronto con gli altri e per via degli ostacoli che incontrano in classe che danno origine a sensi di colpa spesso. La famiglia e la scuola hanno a disposizione uno strumento di collaborazione importante come il Piano didattico personalizzato. Per un bambino, scoprire che le proprie difficoltà sono dovute alla dislessia può essere una liberazione, perché finalmente c'è una risposta a una difficoltà di cui non ne si comprenderebbe diversamente l'origine".
Le cose da non fare con un bambino dislessico: esagerare con gli esercizi
"Se è vero che il bambino dislessico può adottare strategie vincenti per apprendere insieme al resto della classe, allo stesso tempo non va sovraccaricato di compiti ed esercizi - chiarisce l'insegnante -. Conta la qualità del lavoro svolto e non la quantità. Solo quando un esercizio è mirato e preciso diventa utile, se l'attività è fatta a casaccio, allontaniamo il bambino da quello che può essere un obiettivo perché si stanca, non trova piacere e desidera ribellarsi. Anche l'errore va vissuto come un aiuto: è un feedback che può dirci che stiamo sbagliando metodo, che forse è meglio cambiare strada.
Non è un fallimento. Mi piace pensare che l'apprendimento sia un lavoro di sartoria in cui si sta realizzando un vestito su misura e non esiste regola uguale per tutti".
Cosa fare di fronte all'errore. "Rispettiamo i tempi di apprendimento, facciamo progressi a piccoli passi. Per quanto riguarda la lettura: non pretendiamo che leggano da soli libri che magari piacciono ad altri compagni. Abituiamoli al piacere della lettura, delle storie: leggiamo insieme una favola, partiamo dagli albi illustrati, creiamo insieme un libro 'artigianale' fatto a partire dai loro disegni o dai silent book, in cui il bambino può inventare una storia e può nascere in lui l'amore per l'oggetto libro che, al contrario, può provocare un senso di allontanamento in quanto incute timore. Creiamo insieme un giornalino che possa portare a scuola".
Cose da non fare con un bambino dislessico: vietargli di sognare il futuro che preferisce
"I disturbi specifici dell'apprendimento rimangono per tutta la vita seppur si tratta di difficoltà che cambiano nel tempo - conclude Barbera -: da un passaggio all'altro nella crescita molte strategie vanno abbandonare per ricominciare da capo. Nel mio caso questo approccio è stato un aiuto perché mi permette i poter contare su molte più possibilità e stare di fronte a un ostacolo. Mi permette di avere a disposizione più metodi di fronte ai miei alunni e nella vita adulta, in generale, più ci si conosce, più si riconosce cosa può permetterci di evolvere e più cresce. Amo dire che la dislessia non è una porta murata, ma una porta chiusa a doppia mandata, serve solo la chiave giusta per aprirla".
L'intervistato
L'intervistato è Filippo Barbera laureato in Formazione primaria e Psicologia, è insegnante di scuola primaria specializzato in Psicopatologia dell'apprendimento e nel Metodo Montessori; è formatore per docenti di ogni ordine e grado, svolge attività di sensibilizzazione sui Disturbi Specifici di Apprendimento. È autore di Un'insolita compagna: la dislessia (Cleup, 2013), Con-pensare i DSA (Cleup 2014) e Ti insegno come io ho imparato (Erickson, 2020). E' ora nelle librerie con "Dislessia. Cosa fare e cosa non. Guida rapida per insegnanti" (Erickson, 2023).