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Cos'è la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia?

di Niccolò De Rosa - 19.11.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Cos'è questa Carta che tutela i diritti dei minori? Com'è nata? Conosciamo meglio la storia di un documento d'importanza fondamentale per i bambini di tutto il mondo

In questo articolo

La Convenzione sui Diritti dell'Infanzia: che cos'è

La Convenzione sui Diritti dell'infanzia e dell'Adolescenza (Convention on the Rights of the Child - CRC) è un accordo internazionale adottato dall'ONU (Organizzazione Nazioni Unite) il 20 novembre 1989.

Con questo documento, le nazioni firmatarie definiscono i diritti - sociali e politici - di ogni minore e gli obblighi che le autorità devono rispettare affinché tali diritti siano sempre garantiti e tutelati.

Ad oggi tutti i Paesi del mondo, tranne gli Stati Uniti, si sono impegnati a rispettare e a far rispettare sul proprio territorio i principi generali della Convenzione.

Convenzione sui Diritti dell'infanzia e dell'Adolescenza: la storia

La vita dei bambini nei secoli prima del Novecento era molto differente.

In quasi tutte le società era perfettamente normale che un bambino di 8-9 anni iniziasse a lavorare per aiutare la famiglia. Era totalmente assente la dimensione "fanciullesca" dell'infanzia (solo Rosseau e qualche suo "seguace" trattarono l'argomento): i bimbi erano adulti in miniatura, con tutte le responsabilità e i doveri del caso.

A ciò si aggiunga che i figli venivano considerati più o meno come un oggetto di proprietà dei genitori e potevano essere educati nei modi più brutali senza che nessuno potesse obiettare (ovviamente questa non era la regola, ma dipendeva da determinate situazioni e contesti sociali).

L'avvento dell'industrializzazione peggiorò le cose, almeno per i minori delle classi meno abbienti. Per i figli dei proletari (che infatti avevano solo la "prole" come ricchezza) c'erano solo turni massacranti in fabbriche opprimenti e dalle condizioni sanitarie tragiche.

Fu così che qualche mente illuminata cominciò a porsi il problema dei diritti dei bambini.

Nel 1883 in Gran Bretagna venne così vietato il lavoro in fabbrica per chi aveva meno di nove anni e anche in Germania, nel 1896, si cominciò a considerare il problema punendo i genitori che si macchiavano di maltrattamento nei confronti dei figli.

Qualcosa iniziava a muoversi.

Dopo qualche anno l'inglese Englantyne Jebb, dama della Croce rossa e attivista che nel 1919 aveva fondato l'organizzazione Save the Children, redasse una Carta dei diritti del Bambino che funse da base per la Dichiarazione dei diritti del fanciullo approvata il 24 settembre 1924 dall'Assemblea Generale della Società delle Nazioni.

Con questo primo accordo si sanciva finalmente l'impossibilità di impiegare i minori sotto ad una certa soglia d'età in mansioni professionali e nocive per il loro sviluppo.

A ciò si aggiunsero alcuni diritti - come quello alla nazionalità e al nome - che benché banali (per noi moderni) ricevevano per la prima volta un riconoscimento ufficiale.

Il documento però non obbligava i firmatari ad un'effettiva azione e toccò attendere fino al 1959 perché l'ONU approvasse la nuova Dichiarazione dei diritti del fanciullo, tutt'ora in vigore e aggiornata nel 1989 per essere davvero vincolante nella sua attuazione.

Nel 2002 sono poi entrati in vigore anche i due Protocolli Opzionali approvati dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 maggio del 2000.

Convenzione sui Diritti dell'infanzia e dell'Adolescenza: cosa dice

La Convenzione ha carattere universale e dunque molti dei 54 articoli presenti in essa a noi possono apparire scontati, ma in tante altre parti del mondo rappresentano una conquista di civiltà da difendere con le unghie e con i denti.

Le varie voci si attengono ad alcuni principi:

  • La non discriminazione: tutti i bambini sono uguali indipendentemente da razza, sesso, lingua, religione o opinione (del minore o del genitore)
  • L'interesse del bambino deve essere sempre al primo posto: ogni decisione deve essere presa nel completo interesse del minore
  • Il diritto alla vita: gli Stati aderenti alla Convenzione devono impegnarsi in ogni modo per garantire sopravvivenza e sviluppo del bambino
  • Ascolto: i bambini hanno diritto ad essere ascoltati nelle loro esigenze

Per leggere i primi 42 articoli (in breve) della Convenzione si può consultare il sito di Save the Children

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