Genocidio
In un momento storico in cui le guerre e i conflitti tra popoli e nazioni entrano nelle case con regolarità, anche un termine difficile come genocidio può far capolino attraverso la televisione, i giornali, i confronti e lo scambio di opinioni tra le persone. Ma come spiegare ai bambini cosa sia esattamente un genocidio? Per farlo, è bene partire dal significato del termine, e sulla definizione dei casi in cui sia più giusto utilizzarlo.
Che cos’è il genocidio?
Il concetto di genocidio è uno dei più terribili tra quelli che gli esseri umani hanno "inventato" nel corso della storia. Il termine descrive infatti uno degli atti più violenti e criminali di cui gli uomini siano stati capaci.
L'etimologia della parola racconta bene l'orrore che sta alla base di questa pratica: deriva infatti dal termine greco génos - che sta per "stirpe", "razza" – cui si aggiunge il suffisso latino -cidium, a indicare l'uccisione. In sostanza, il genocidio è l'atto volontario e pianificato di sterminio di un popolo o di un gruppo sociale, su base etnica, culturale, territoriale o religiosa. Nelle intenzioni di chi attua un genocidio, tutti gli appartenenti al gruppo che ne è vittima devono essere fisicamente eliminati.
Il termine è stato via via applicato a molti accadimenti storici, anche se è stato coniato ed utilizzato per la prima volta solo nel Novecento per designare prima lo sterminio degli armeni consumato dall'Impero Ottomano e poi quello degli ebrei e di altre minoranze ad opera del regime nazista di Adolf Hitler.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il genocidio è entrato a far parte ufficialmente dei cosiddetti crimini contro l'umanità, a sottolineare una volta di più l'insensatezza e l'abominio di queste campagne di morte. Nel tempo il concetto si è esteso, oltre che all'eliminazione fisica e diretta di un particolare gruppo sociale, anche all'azzeramento di culture, al causare seri danni fisici o mentali a membri di un gruppo, all'influenzare deliberatamente le condizioni di vita di un gruppo con lo scopo di portare alla sua distruzione fisica totale o parziale e alle politiche per impedire nuove nascite in seno al gruppo o per trasferire con la forza i minori da un gruppo all'altro.
Il genocidio nella storia
Anche prima che il termine genocidio fosse "inventato", diversi stati, organizzazioni e movimenti si erano già resi responsabili dello sterminio di intere popolazioni o dell'azzeramento di culture alle quali non riconoscevano dignità o che consideravano nemiche.
Si pensi ad esempio alle guerre del mondo antico, nelle varie parti del mondo (antichi romani compresi) o al destino delle civiltà pre-colombiane del centro e del sud America, dove intere popolazioni - maya, aztechi, inca - sono state sterminate dai conquistadores europei. Altrettanto è successo in nord America con i nativi americani, anche chiamati indiani d'America, decimati dai coloni di origine britannica.
In Cina, al cambio di un imperatore, il genocidio era quasi pratica comune, mentre i mongoli di Genghiz Khan devastarono ampie regioni della Persia, del Medio Oriente, dell'Europa orientale, della Russia e della Cina, sterminando tra il XIV e il XV secolo forse 30 milioni di persone.
Altri esempi sono le Crociate organizzate dai cristiani per riconquistare Gerusalemme e la Terra Santa, i pogrom contro gli ebrei in più parti d'Europa, le persecuzioni religiose di ogni tipo, la caccia alle streghe e agli eretici.
Nel Novecento, i genocidi più efferati sono stati ad opera dell'Unione Sovietica, dove Lenin, Stalin e i loro successori uccisero probabilmente 62 milioni di cittadini e di stranieri. Ci sono poi i genocidi del Partito Comunista Cinese sotto Mao Zedong e quello degli Hutu a danno dei Tutsi in Ruanda.
Di rilievo anche quello in ex Jugoslavia a danno dei bosniaci musulmani, l'eccidio degli armeni e quello dei greci a opera dei regimi turchi, il massacro di monaci buddhisti, di cambogiani-vietnamiti, di musulmani e altre minoranze dei Khmer rossi in Cambogia, l'eccidio in Iraq tra il 1966 e il 1999 di curdi e sciiti.
Indimenticabile e di fondamentale importanza, da ogni punto di vista, è il genocidio perpetrato dal regime nazionalsocialista di Adolf Hitler a danno degli ebrei, che dagli anni '30 del Novecento e fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945 vennero presi di mira in ogni parte d'Europa con l'obiettivo di eliminarli.
Il Terzo Reich (questo il nome del regime che vedeva Hitler a capo della Germania) li considerava infatti come una minaccia mortale da ogni punto di vista: sociale, biologico, economico, razziale... Due terzi degli ebrei europei, circa sei milioni, furono uccisi dalla Germania nazista e dai suoi alleati, Italia fascista compresa. Il termine con cui questo genocidio è passato alla storia è Shoah, parola ebraica presente in vari passi del testo biblico che si può tradurre con "distruzione, catastrofe".
Ma i nazisti non si limitarono al genocidio degli ebrei: ad essere presi di mira e a subire un vero e proprio sterminio furono infatti anche altri gruppi sociali, come ad esempio i disabili – fisici e mentali – e le persone di etnia rom e sinti. Inoltre, Hitler dispose l'eliminazione fisica di milioni di persone tra avversari politici e militari, testimoni di Geova, polacchi, russi, omosessuali e appartenenti a molte altre minoranze, colpevoli soltanto di esistere, e di mettere a rischio la supposta "purezza della razza ariana".
Il genocidio oggi
Dal momento che oggi nella definizione di genocidio rientrano anche violazioni parziali all'integrità fisica e morale di un popolo o di un gruppo sociale, molte delle guerre in corso, dichiarate o striscianti, si configurano in qualche modo come genocidio.
Tra le guerre ad alta intensità, ovvero col dispiegamento di mezzi militari ed eserciti – regolari e non – si contano oggi 23 conflitti, che comprendono la Striscia di Gaza, l'Ucraina, la Siria, l'Afghanistan, lo Yemen, il Sud Sudan, la Repubblica Centrafricana, il Mozambico, la Repubblica democratica del Congo, l'Etiopia.
Se invece si tengono in considerazione anche le escalation violente si arriva a circa 350 conflitti, tra cui quello cronico tra israeliani e palestinesi e le guerre interne a bassa intensità in Paesi come la Libia, India-Pakistan, Iraq, Turchia-Kurdistan.
Genocidio: i libri per raccontarlo ai bambini
Un tema delicato e così connesso alla violenza come il genocidio va necessariamente affrontato con molta delicatezza, quando lo si spiega ai bambini: l'approccio deve essere il meno traumatico e il più filtrato possibile.
Ecco quindi un breve elenco di letture, in forma di romanzo, diario e fumetto, che può aiutare a spiegare il concetto di genocidio ai più piccoli:
- L'amico ritrovato, romanzo capolavoro di Fred Uhlman
- Ho visto i lupi da vicino, intensa storia di amicizia ad Auschwitz
- Il diario di Anna Frank, indimenticabile racconto della ragazzina-simbolo della Shoah, disponibile anche a fumetti
- Fino a quando la mia stella brillerà, la testimonianza della senatrice Liliana Segre sulla sua storia personale di sopravvissuta
- Otto. Autobiografia di un orsacchiotto, un romanzo-favola che racconta l'amicizia di un orsetto e due bambini
Domande e risposte
Che cosa è un genocidio?
Il termine "genocidio" fu coniato dal giurista polacco Raphael Lemkin nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, per descrivere le atrocità commesse dai nazisti contro gli ebrei e altri gruppi durante l'Olocausto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il genocidio fu riconosciuto come un crimine ai sensi del diritto internazionale, e venne adottata la Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio da parte delle Nazioni Unite nel 1948.Secondo la Convenzione sul Genocidio delle Nazioni Unite, il genocidio si configura quando vengono compiuti determinati atti con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, religioso o razziale.
Chi commette un genocidio?
Il genocidio è generalmente perpetrato da individui o gruppi con potere o autorità su una popolazione specifica. Questi atti possono essere commessi da governi, gruppi paramilitari, organizzazioni statali o non statali, o anche da individui che agiscono in modo indipendente, spesso con l'approvazione o l'incoraggiamento delle autorità.
Revisionato da Francesca Capriati