Giornata mondiale infanzia e i bambini vittime della guerra
Nella Giornata mondiale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che ricorre ogni anno il 20 novembre, il pensiero va ai bambini vittime della guerra.
Solo nell'ultimo conflitto in ordine di tempo, quello israelo-palestinese, sono oltre 5mila i bambini innocenti che hanno perso la vita in circa un mese e mezzo di conflitto, da quel 7 ottobre 2023 che ha segnato l'inizio del conflitto tra israeliani e palestinesi, a seguito dell'attacco del gruppo terroristico palestinese di Hamas. A riportarlo è la Sip, Società italiana di pediatria.
Si stima che 400 milioni di bambini – ovvero 1 bambino su 5 – vivono o sono fuggiti da zone di conflitto. Molti sono stati feriti, uccisi o hanno subito violenza sessuale. Stanno perdendo membri della famiglia e amici. Diversi bambini vengono reclutati da gruppi o forze armate. Molti di loro sono sfollati diverse volte, rischiando di essere separati dalle proprie famiglie, perdendo anni essenziali di istruzione e indebolendo i legami con le proprie comunità.
Le Nazioni Unite hanno verificato più di 315.000 gravi violazioni dei diritti dei bambini in aree in conflitto tra il 2005 e il 2022. Questi sono solo i casi verificati, per cui il numero reale delle violazioni è sicuramente molto più elevato. A denunciarlo, l'Unicef.
I bambini vittime della guerra, gli effetti del trauma e la loro forza e resilienza
Sono oltre 5mila i bambini innocenti che hanno perso la vita in circa un mese e mezzo di conflitto tra israeliani e palestinesi.
"Le ragioni alla base del conflitto israelo-palestinese sono estremamente intricate e lo scopo non è quello di prendere una posizione politica a favore degli uni o degli altri- spiega la Presidente della Società Italiana di Pediatria, Sip, la professoressa Annamaria Staiano-. In questa storia esiste una sola certezza: come in tutte le guerre, il prezzo più alto lo pagheranno sempre i bambini. Alcuni lo pagheranno nell'immediato, con la propria vita; altri, più a lungo termine, con un futuro segnato dai traumi e dal ricordo indelebile di violenza e devastazione".
"Come medici, abbiamo il dovere di sostenere i diritti di tutti gli esseri umani. Come pediatri, abbiamo il dovere di sostenere i diritti di tutti i bambini: sia quelli provenienti dalla Palestina, che da Israele". Ci uniamo simbolicamente all'appello delle "guerriere della pace", le madri israeliane e palestinesi che, insieme, hanno marciato per dire basta all'uccisione dei propri figli.
Le ferite apparentemente invisibili ma profonde, quelle delle psiche
"Indipendentemente dalle caratteristiche specifiche di una determinata guerra o atto di terrore- specifica il professor Pietro Ferrara, Responsabile del Gruppo di Studio per i diritti del bambino della Sip - tali situazioni determinano distruzione, dolore e morte che influenzano lo sviluppo psicosociale dei bambini e le loro aspettative sulla vita futura". Ferrara e il suo gruppo di lavoro hanno realizzato una revisione della letteratura scientifica relativa alle conseguenze di guerre e traumi sui bambini.
Dalla revisione emerge che un bambino catapultato in una situazione di guerra e violenza perde opportunità: in primis, viene meno la possibilità dell'istruzione in quanto è costretto a spostarsi in campi di rifugio trascorrendo diverso tempo in circostanze di miseria e insicurezza, con l'impossibilità di proseguire un percorso scolastico di istruzione e di crescita personale stabile; viene meno l'opportunità di creare e mantenere una vita sociale. La situazione è ancora più complessa nei bambini con disabilità, cognitiva o fisica, per cui viene meno la possibilità di essere gestiti adeguatamente.
Tra i rischi a breve termine, c'è il rischio di morire, di ferirsi, di acquisire una disabilità, di ammalarsi, di essere soggetto a tortura, rapimento o violenza sessuale. La sofferenza psicologica che si genera, a lungo termine, può perdurare nel PTSD, disordine da stress post-traumatico. Le perdite, l'interruzione della propria vita causano tassi elevati di depressione e ansia nei bambini colpiti dalla guerra.
Tra gli eventi traumatici che possono accadere nella vita di un bambino, bisogna menzionare anche la perdita di un genitore, con effetti a breve e lungo termine sullo stato di salute.
Gli effetti indiretti del trauma
Soffrono anche i bambini che la guerra la vedono dalle immagini in tv. Mentre nel passato l'esperienza del trauma ricadeva esclusivamente sul diretto interessato, con l'avvento delle nuove tecnologie comunicative, si ripercuote anche su chi non ne è interessato in prima persona e assiste passivamente dalla sua "sicura" dimora. È rilevante l'impatto che immagini e notizie di violenza possono avere su individui così fragili e vulnerabili, che non hanno abilità ed esperienza utili a gestire informazioni difficili. I bambini hanno difficoltà a verbalizzare le loro emozioni, esprimendole in genere attraverso irrequietezza, agitazione, scoppi di rabbia, paura del buio, problemi di sonno, incubi e paura dell'abbandono. Possono anche riferire sintomi fisici come mal di testa o disturbi gastrointestinali. I bambini- ricordano i pediatri - si affidano ai caregiver per affrontare gli eventi stressanti, hanno bisogno di essere rassicurati e di ricevere spiegazioni plausibili per accogliere eventi spiacevoli e insoliti.
La resilienza può essere insegnata? Sicuramente non è un comportamento ereditato, potrebbe quindi essere correlato a fattori individuali, come la presenza di almeno una relazione stabile con un parente o un caregiver, capace di dare supporto.
"Per gestire al meglio la situazione di precaria stabilità che i bambini si trovano ad affrontare c'è bisogno di un lavoro di team che coinvolga anche il pediatra -conclude Ferrara-. I pediatri devono essere consapevoli dell'importanza del ruolo che possono giocare nel prevenire un danno e nell'individuare segni e sintomi iniziali di distress causato da immagini negative. Inoltre, dovrebbero anche svolgere un ruolo chiave nella formazione della resilienza dei loro piccoli pazienti, sensibilizzando le famiglie sull'importanza di relazioni intra-familiari positive e di un ambiente favorevole".
1 bambino su 5 vive o è fuggito da zone di conflitto
Ogni anno il 20 novembre, celebriamo la Giornata Mondiale dell'Infanzia e dell'Adolescenza per commemorare l'adozione nel 1989 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (CRC) – il trattato sui diritti umani più ratificato della storia. Ratificando questo quadro giuridico internazionale, i leader del mondo hanno riconosciuto che tutti i bambini hanno diritti inalienabili. E hanno promesso che i governi avrebbero garantito la protezione e il rispetto di tali diritti.
Come riporta l'Unicef, sfortunatamente, i bambini oggi vivono in un mondo sempre più ostile ai loro diritti. In nessun caso ciò è più evidente che nell'esperienza dei bambini colpiti dai conflitti.
Stimiamo che oggi, 400 milioni di bambini – ovvero 1 bambino su 5 – vivono o sono fuggiti da zone di conflitto. Molti sono stati feriti, uccisi o hanno subito violenza sessuale. Stanno perdendo membri della famiglia e amici. Diversi bambini vengono reclutati da gruppi o forze armate. Molti di loro sono sfollati diverse volte, rischiando di essere separati dalle proprie famiglie, perdendo anni essenziali di istruzione e indebolendo i legami con le proprie comunità.
Le Nazioni Unite hanno verificato più di 315.000 gravi violazioni dei diritti dei bambini in aree in conflitto tra il 2005 e il 2022. Questi sono solo i casi verificati, per cui il numero reale delle violazioni è sicuramente molto più elevato.
I diritti dei bambini sono a rischio anche al di là delle zone di conflitto. Altre crisi stanno violando i diritti dei bambini, ed è profondamente preoccupante. Tra queste, l'aumento della povertà e delle disuguaglianze, le emergenze di sanità pubbliche e, naturalmente, la crisi climatica globale.
Il cambiamento climatico, in particolare, è una minaccia esistenziale alla salute e al benessere dell'attuale e delle future generazioni di bambini. A livello globale, più di 1 miliardo di bambini attualmente vive in paesi che sono a rischio "estremamente alto" per gli impatti del cambiamento climatico.
Questo significa che metà dei bambini del mondo potrebbe subire danni irreparabili a causa del continuo riscaldamento del nostro pianeta. Potrebbero perdere le proprie case o le scuole a causa di tempeste sempre più violente... potrebbero soffrire di malnutrizione acuta grave a causa dell'inaridimento dei raccolti dovuto alla siccità… o potrebbero perdere la vita a causa di ondate di calore o polmonite dovute all'inquinamento atmosferico.
Da quando la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è stata adottata, 34 anni fa, i diritti dei bambini non sono mai stati così a rischio. Per questo dobbiamo agire adesso. Chiedo a tutti – dall'UNICEF e i nostri partner della comunità per i diritti dell'infanzia ai governi, alle organizzazioni della società civile e al settore privato – di essere più forti nel sostenere e difendere la realizzazione e la protezione dei diritti dei bambini. Ciò significa sostenere l'allineamento dei quadri giuridici nazionali alla Convenzione e ad altri standard internazionali e mettere in pratica tali standard. Significa anche riaffermare lo status dei bambini come titolari di diritti distinti e indipendenti e garantire che coloro che violano i diritti dei bambini siano chiamati a rispondere dei loro atti, ovunque questi si verifichino.
Oggi dovrebbe essere una giornata in cui celebriamo i progressi per i diritti dei bambini in tutto il mondo, ma questi diritti sono sotto attacco. Questo non ci deve scoraggiare, ma farci diventare ancora più decisi a garantire che la promessa della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sia mantenuta, per ogni bambino".