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Hey bear sensory: cos’è e che effetto ha sui bambini

di Stefano Padoan - 10.11.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
I “video sensoriali” della serie Hey bear sensory che stanno spopolando su internet fanno bene ai bambini? Lo abbiamo chiesto alla psicoterapeuta Laura Formenti

In questo articolo

Hey bear sensory: cos’è e che effetto ha sui bambini

Il mondo dell'intrattenimento per l'infanzia negli ultimi mesi ha scoperto "Hey bear sensory" e sui social si moltiplicano foto e video di genitori e bimbi rapiti da questo brand e soprattutto dai video musicali che sembrano ipnotizzare i più piccoli. Ma questi contenuti, vanno bene per i nostri figli? Che valore educativo possono avere? Lo chiediamo a Laura Formenti, pedagogista, psicoterapeuta e professoressa di Pedagogia della Famiglia all'Università di Milano-Bicocca.

Hey bear sensory cos’è

I cosiddetti "video sensoriali" per bambini sono un trend in ascesa e su YouTube si possono trovare moltissimi contenuti. Tra i più cercati ci sono quelli di Hey bear sensory, popolati da simpatici personaggi protagonisti anche di magliette e merchandising vario. Si tratta di video musicali in cui animaletti, fruttini e verdurine animati, ballano seguendo ritmi più o meno incalzanti, con l'obiettivo di stimolare il bambino o viceversa calmarlo prima di un pisolino.

Hey bear sensory: video

Ecco alcuni video tratti da youtube con esempi di filmati di Hey bear sensory.

Hey bear sensory social network

Sui social network (specialmente Instagram e TikTok) si trovano molti contenuti di utenti che mostrano i loro figli completamente rapiti da questi video. Sono bambini di pochi mesi e sono lasciati spesso da soli, fermi su un seggiolino o in un box, di fronte a uno smartphone o una tv. I piccoli non fanno altro che tenere gli occhi incollati allo schermo, mentre i genitori ringraziano questi video che permettono loro di prendersi "una pausa" dalle quotidiane fatiche parentali.

Hey bear sensory: perché piacciono tanto

Il segreto del successo di questi video sta in come sono confezionati. La loro forza visiva è irresistibile per i bambini, perché sono immagini ad alto contrasto: più adatti alle capacità percettive dei neonati i video con forme geometriche, stilizzate e in bianco e nero; per i più grandicelli le figure sono invece tridimensionali e ricche di effetti e colori accesi.

La musica poi è ritmata e ripetitiva. Il fatto che i piccoli siano totalmente concentrati sui video fa pensare ai genitori che non solo piacciano molto, ma che li preferiscano ad altre attività.

Hey bear sensory: a cosa serve

L'osservazione di immagini in movimento può favorire la stimolazione visiva e uditiva: fissando un oggetto si allena la coordinazione degli occhi e la capacità di tracciamento visivo. La musica ritmata può anche stimolare il movimento, soprattutto in un'età in cui c'è già la coordinazione sufficiente per ballare e tenere il tempo. «La domanda da porsi però è se questo strumento aiuti davvero lo sviluppo del bambino - avverte l'esperta - La risposta è no. In primis perché guardare uno schermo non è considerabile una vera attività, ma un passatempo passivo e statico; poi perché ci sono moltissime attività sensoriali più complete che coinvolgono tutti i sensi e lavorano meglio anche su vista e udito».

Hey bear sensory: sì o no?

«Un essere umano, dai primi giorni di vita fino ai 3-6 anni, fa un lavoro intensissimo di sviluppo cognitivo e psicomotorio. La ricerca epigenetica mostra come i processi di crescita che cominciano appena nati vanno avanti per tutta la vita, condizionando la persona a lungo termine: lo sviluppo del cervello, il coordinamento degli arti, la coordinazione oculo manuale sono competenze di base per cui sono decisivi e irrecuperabili i primi mesi di vita». Ecco perché in questa fase della crescita bisogna scegliere con grande attenzione a che stimoli sottoporre i nostri figli.

Non è un'attività multisensoriale.

«Nei video si vedono bambini sotto i 6 mesi immobili che usano solo occhi e orecchie; ma ogni senso si sviluppa insieme agli altri attraverso esperienze interattive e multisensoriali: anche la visione e la differenza tra piccolo e grande si impara esplorando spazi, muovendosi, manipolando oggetti».

La realtà, insomma, il bambino la deve sperimentare dal vivo, in 3D. Non su uno schermo, che è anzi un ostacolo alla costruzione delle competenze percettive. Chiedetevi di quali esperienze attive state privando il bambino scegliendo di metterlo di fronte a uno di questi video.

È una violenza percettiva.

Qui a muoversi sono solo le figure sullo schermo, che per i più piccoli non solo non significano nulla (non sanno ancora cos'è una fragola), ma rappresentano una raffigurazione della realtà molto povera: «Sottoporlo solo a certe forme - rispetto alla varietà di ciò che si trova nella realtà - impoverisce l'esperienza del bambino. Dall'altra parte invece queste immagini sono anche nocive perché colori vivaci, movimenti rapidi e suoni incalzanti sono una violenza per le sue capacità percettive limitate, che non sa gestire tali sovrastimolazioni».

Hey bear sensory: un mezzo di distrazione

Attenzione poi a non confondere la concentrazione del bambino con la sua distrazione. Qui i bambini non sono assorti nei loro pensieri o intenti a decifrare un oggetto che hanno tra le mani, ma ipnotizzati.

Il disturbo dell'attenzione.

«I neuropsichiatri rilevano che ormai le prime diagnosi di iperattività e disturbo dell'attenzione arrivano già alla scuola dell'infanzia: un prodotto dei nostri tempi, frutto di una sovraesposizione precoce a contenuti non adatti e di bambini già iperconnessi».

Neonati, lattanti e infanti per conoscere il mondo hanno bisogno di tempo, possono stare ore concentrati su un unico oggetto che esplorano con tutti i loro sensi. «Un bambino iperstimolato invece non impara da solo a costruirsi strategie per rimanere concentrato; e il rischio è che, anche crescendo, non sappia stare da solo senza il bisogno di distrarsi, e ciò porta alle tante forme di dipendenza digitale e non».

Insegnate ai bambini a essere presenti.

Avere degli spazi per ricaricare le batterie è vitale per i genitori, ma puntare a distrarre i nostri figli è pericoloso: «Come genitori è importante insegnare al bambino a vivere ogni esperienza della vita appieno, mettendo tutti i propri sensi e le proprie emozioni.

L'opposto del sentire è il distrarsi, il non rendersi conto di cosa sta accadendo in noi e attorno a noi. Questi video sono un lavaggio del cervello: mi capita che qualche genitore mi confessi che di fronte a uno schermo suo figlio non si accorga nemmeno di stare mangiando e il pasto, così, scorre senza intoppi. Peccato che così non senta nemmeno il sapore del cibo, è una totale diseducazione al percepire».

Hey bear sensory: alternative

Se fino ai 6 mesi dunque questi "video sensoriali" sono addirittura nocivi, quando sono più grandicelli i bambini possono essere meglio coinvolti con spunti narrativi e storie. «Ecco perché, in generale, utilizzare a qualsiasi età i contenuti di Hey bear sensory è una scelta di comodo. Ricordiamoci che non sono strumenti pensati da esperti per acquisire competenze, ma prodotti per fare business. Questi fenomeni sono frutto di una genitorialità poco informata ma anche poco supportata dalla società e da chi dovrebbe consigliarla».

Internet è una risorsa.

Ciò naturalmente non vuol dire demonizzare internet e le infinite risorse che offre. Come database infinito e liberamente accessibile, sul web si trovano contenuti da evitare ma anche belle opportunità per i nostri figli: «Esporli a diversi tipi di musica e immagini è un'ottima cosa: i bambini sono ripetitivi e tendono a chiedere sempre la stessa cosa, dobbiamo essere noi bravi a proporre loro modelli sempre nuovi e creativi. Qui la differenza la fa la formazione e l'attenzione al livello di sviluppo del bambino: capire quando un contenuto è curato e stimola il pensiero dello spettatore e non al suo rimbecillimento».

Relazione e interazione.

Video sensoriali o di baby dance assumono un valore diverso se fruiti in gruppo: «Nelle mani di un educatore o un insegnante, in classe ballare a ritmo di musica o giocare ispirati da una o l'altra melodia diventa un'attività più completa.

Nell'educare i nostri figli possiamo usare creativamente alcuni di questi prodotti, ma solo quando queste esperienze siano assolutamente minoritarie nella vita del bambino. La tecnologia poi può essere interattiva, in modo proporzionati rispetto alla capacità di interagire del bambino: una musica ad esempio può essere ascoltata, ma anche creata in modo attivo e non passivo».

L'intervistata

Laura Formenti è pedagogista, psicoterapeuta e professoressa di Pedagogia generale e sociale all'Università di Milano-Bicocca, dove insegna Pedagogia della Famiglia e Consulenza Pedagogica. Per il libro scritto insieme a Linden West "Transforming Perspectives in Lifelong Learning and Adult Education. A dialogue" (Palgrave Macmillan, 2018) ha ricevuto dalla American Association for Adult and Continuing Education (AAACE) il prestigioso premio Cyril O. Houle Award for Outstanding Literature in Adult Education.

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