I primi giorni del nuovo anno scolastico, il primo dopo l'introduzione dell'obbligo vaccinale, sono pieni di domande. Per esempio, c'è chi si chiede se i bambini che hanno appena ricevuto un vaccino possono essere contagiosi per eventuali compagni non vaccinati. La risposta, in breve, è no, con qualche minimo distinguo per la varicella. Ma cerchiamo di chiarire meglio.
Vaccini inattivati e attenuati
"Tanto per cominciare, bisogna distinguere tra vaccini inattivati e vaccini vivi attenuati", chiarisce il pediatra di famiglia Rosario Cavallo, responsabile del gruppo di lavoro sulla prevenzione delle malattie infettive dell'Associazione culturale pediatri. "I primi sono costituiti solo da minime componenti di virus o batteri e non dai microrganismi nella loro interezza. I secondi, invece, proprio come dice il termine, sono costituiti da microrganismi ancora vivi, ma indeboliti".
Appartiene alla categoria dei vaccini inattivati l'esavalente, che permette la protezione contro sei delle malattie coinvolte nell'obbligo vaccinale (anti-poliomelitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti Haemophilus influenzae tipo B). Appartengono invece alla categoria dei vaccini attivi il trivalente MPR (contro morbillo, parotite e rosolia) e il vaccino contro la varicella. Oltre, naturalmente, al vaccino quadrivalente MPRV.
Esavalente: non c'è nessun rischio
Un vaccino inattivato - come l'esavalente - è per definizione incapace di trasmettere la malattia, perché di fatto non contiene l'agente responsabile. Ne contiene solo delle minime parti, in genere realizzate a partire da proteine presenti sulla superficie esterna del virus o del batterio, che bastano a mettere sull'attenti il sistema immunitario, in modo che potrà essere reattivo se mai dovesse incontrare il microbo vero.
Queste particelle fanno al nostro sistema immunitario l'effetto che fa a noi la vista, per esempio, di un cappotto o un accessorio noto di un nostro amico. Sappiamo che quel cappotto grigio è della zia Giulia, ma il cappotto grigio non è la zia Giulia, e non può fare niente di quello che potrebbe fare la zia in carne e ossa.
In altre parole, queste particelle non permettono in nessun modo la moltiplicazione attiva del microbo. Che dunque non può far ammalare il bimbo vaccinato e tanto meno trasmettersi ad altri bambini, per quanto stretti siano i contatti.
"Questo lo dice la teoria, ma lo dicono anche i dati a disposizione" sottolinea Cavallo. "Parliamo di miliardi di dosi di vaccino somministrate nel mondo, e non mi risultano segnalazioni di contagio a individui non vaccinati, neppure a persone con deficit immunitari".
MPR: contagio mai segnalato
In linea puramente teorica, il discorso potrebbe essere leggermente diverso per i vaccini che contengono virus vivi attenuati. Perché, appunto, in questo caso i microrganismi presenti sono vivi. Non dobbiamo però dimenticare che sono attenuati, cioè trattati in modo tale da non risultare infettivi, considerato che il loro obiettivo non è far ammalare chi li riceve, ma solo mettere in guardia il suo sistema immunitario. Quindi il rischio non dovrebbe esserci. "E, di nuovo, i dati confermano: per l'MPR non mi risultano segnalazioni di eventi di contagio a bambini non vaccinati da parte di bambini che avevano appena ricevuto l'immunizzazione" assicura Cavallo.
Che aggiunge: "Siamo talmente sicuri di questo fatto, che non viene indicata alcuna cautela neppure per la vaccinazione contro MPR di bambini che siano in contatto con soggetti con deficit immunitari o donne in gravidanza".

Vaccini: ecco il decalogo antibufale
vai alla gallerySui vaccini pesano moltissime false credenze: in occasione della settimana delle vaccinazioni, promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità, la Società italiana di pediatria...
Vaccino contro la varicella
Il caso del vaccino contro la varicella è leggermente diverso. Ma attenzione: non c'è proprio nulla di che allarmarsi. Anzitutto, è documentato che chi riceve il vaccino può a sua volta sviluppare una forma molto lieve di malattia, con febbre (in genere non molto alta) e, a volte, qualche vescicola. Inevitabile, dunque, chiedersi se in questo caso il bimbo in questione possa diventare contagioso. Ebbene: in teoria sì, ma nella pratica succede molto, molto raramente. Secondo quanto ci fanno sapere i Centers for Disease Control degli Stati Uniti, sono ufficialmente descritti, nel mondo, solo 10 casi di trasmissione da individui vaccinati, a fronte di un numero altissimo di vaccinazioni (140 milioni di dosi nei soli Usa dal 1995 al 2013).
Il problema sono le vescicole, che possono contenere il virus. "Dunque - suggerisce Cavallo - se il bambino che ha ricevuto la vaccinazione le manifesta, come forma di grandissima cautela basta tenerle coperte quando va in contatto con bambini non vaccinati o con donne incinte. Ma è davvero una precauzione estrema". Per coprirle, bastano maniche o pantaloni lunghi se sono su braccia o gambe o un cerottino se sono sul viso.
Aggiornato il 24.09.2018