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È possibile allenare l'attenzione dei bambini e aiutarli a stare attenti?

di Nicoletta Vuodi - 21.10.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
È possibile intervenire per allenare l'attenzione dei bambini in età scolare e aiutarli a stare attenti? Ne parliamo con Grazia Roncaglia, insegnante, formatrice e scrittrice.

In questo articolo

È possibile allenare l'attenzione dei bambini e aiutarli a stare attenti?

In un mondo pieno di stimoli, in una società come la nostra, riusciamo a "dare attenzione a ciò che stiamo facendo mentre lo stiamo facendo?" E' molto facile distrarsi e perdere di vista gli istanti che viviamo. Soprattutto nei bambini, uno dei principali problemi rilevati dagli insegnanti è la difficoltà a rimanere concentrati. Si può intervenire e aiutare i bambini a stare attenti?

Grazia Roncaglia, insegnante di scuola primaria, ci mostra come le capacità attentive possono essere allenate fin dai primi anni delle scuole primarie con attività, giochi e attraverso la meditazione.

Il senso profondo del suo lavoro sull'attenzione è riuscire ad entrare in contatto con sé stessi: partendo dall'attenzione si arriva a scoprire il proprio mondo interiore, in una comunità educante dove la gentilezza e l'etica facciano star bene tutti: bambini, insegnanti, genitori.

Portare l'attenzione al nostro mondo interiore ci fa capire come stiamo, impariamo a prenderci cura di noi e a rispettarci. E' un lavoro che si può cominicare in età scolare e coltivarlo per tutta la vita.

Il respiro è un ponte che collega il mondo interno con quello esterno, passando dal corpo e arrivando ai pensieri e alla mente. Se impariamo a seguire il respiro con attenzione, abbiamo una risorsa che ci permette di vivere nel qui e ora, che ci aiuta a rilassarci e aumenta la nostra capacità di presenza e lucidità cognitiva rispetto a ciò che stiamo vivendo. 

Ce ne parla in un'intervista sul suo ultimo libro "Aiutami a stare attento!"

Come viene inteso il termine meditazione?

Tra le tante definizioni di meditazione, quella a cui io mi riferisco è la meditazione intesa come uno stato di non distrazione perché è stata proprio l'attenzione l'idea originaria del mio lavoro. Sono partita dal fatto che a scuola diciamo spesso ai bambini di stare attenti ma non gli diciamo come fare.

Il mio lavoro nasce dal mio essere in contatto con i bambini e cercare delle strade per il benessere. Ad un certo punto nella mia carriera di insegnante di scuola primaria ho voluto ricercare questo benessere portando quasi in maniera irresistibile qualcosa che dava benessere a me, nella mia vita personale, ovvero la pratica della meditazione. Così ho iniziato, più venti anni fa, quando ancora non si parlava di mindfullness, quando non c'era una diffusione delle tecniche orientali o yoga per bambini

Nella mia pratica personale di meditazione lavoravo proprio sull'attenzione, riconoscevo quando la mia mente vagava tra passato e futuro e il mio compito era quello di riportarla al momento presente.
È questo che si fa in meditazione, qualsiasi sia il tema che scegliamo per appoggiare l'attenzione, ilcorpo, il respiro, la mente, i pensieri. La consapevolezza si accorge quando abbiamo perso il tema, sa che ci siamo distratti, e gentilmente riporta l'attenzione al focus che abbiamo scelto.

Lo si fa semplicemente riconoscendo che ci siamo distratti. È questo che potenzia l'attenzione.
E mentre imparavo ad acchiappare la mia mente distratta e riportarla al focus, mi sono chiesta: "perché non posso spiegare anche ai bambini come si fa a stare attenti?

Quali sono le attività, gli esercizi e i giochi che favoriscono l'attenzione su un oggetto esterno?

Tutte le forme di meditazione con il focus su un oggetto, esterno o interno che sia, aiutano a calmare la mente discorsiva che viene continuamente riportata all'oggetto ogni volta che si distrae, con pazienza e assenza di giudizio. Questi esercizi di controllo cognitivo rafforzano i circuiti cerebrali che permettono la concentrazione su un tema o argomento, ignorando le distrazioni. Gli stessi circuiti diminuiscono anche le reazioni a un determinato stimolo, permettendo il progressivo controllo dell'impulsività e lo sviluppo dell'autoregolazione.

Ho cominciato ad inventare, più di venti anni fa, una serie di attività giocose, forte dell'esperienza di insegnante che mi ha fatto imparare che ai bambini puoi proporre qualsiasi cosa se sai come farlo e come creare motivazione e coinvolgimento.


Innanzitutto è importante coltivare un senso del benessere, dello star bene insieme che crea una carica emotiva per l'apprendimento. Ho cominciato ad inventarmi un laboratorio che all'inizio abbiamo chiamato "Il laboratorio del cuore". Poi è diventato "Il laboratorio del corpo". All'inizio della mia esperienza, uscivamo fisicamente dalla classe: all'aperto o in un'aula apposita, dove leggevo delle storie educative, facevamo delle esperienze di attenzione attraverso dei giochi e delle attività guidate.

Con il tempo, non solo ho integrato il lavoro del laboratorio nella giornata scolastica ordinaria, anche dentro la classe, ma ho raccolto tutti gli esercizi, le attività, le meditazioni guidate e i giochi per potenziare l'attenzione nel libro "Aiutami a stare attento!". Si tratta di attività giocose e divertenti basate sull'attenzione focalizzata su un oggetto esterno (giochi di attenzione e memoria visiva, di percezione visiva, di attenzione uditiva e attività di attenzione focalizzata su un oggetto interno (il respiro, il corpo, la mente con le sue produzioni, ovvero pensieri ed emozioni).

È emozionante osservare i bambini che prestano attenzione al respiro e al corpo, scorgere in loro la consapevolezza e vederli presenti e attenti al momento presente, ti accorgi che sono lì con anima e corpo, con mente e corpo uniti, mentre dipingono o creano un testo. Nei miei percorsi di formazione con insegnanti e genitori utilizzo molto i video dei bambini all'opera, perché sono fonte di ispirazione per l'adulto.

Fonte: Grazia Roncaglia

Quanto è importante il contatto con il proprio corpo?

La mente aderisce a stimoli forti, anche solo un pensiero può essere uno stimolo forte e se ci lasciamo prendere da quel pensiero, ci dimentichiamo del corpo e di tutto il resto. Quel pensiero occupa interamente la nostra mente, senza lasciare spazio a nient'altro. Il corpo è come un'ancora di presenza. Quante volte noi siamo presenti nel nostro corpo mentre facciamo un'azione?

Questo è quello che chiedo ai bambini, oltreché a me stessa, più volte al giorno, tutti i giorni.

Il nostro gioco principale per potenziare l'attenzione è quello di fermarci di tanto in tanto. Lo facciamo con l'aiuto di una di una campana tibetana. È lo strumento che ho scelto io, ma può essere un qualsiasi richiamo sonoro, ad esempio un piccolo flauto, un battito di mani, un gesto, un richiamo che ci porti a fermarci e a chiederci: dov'è la mia attenzione in questo momento?

Se lo facciamo come un gioco, ci accorgiamo che la nostra mente non è quasi mai in quello che stiamo facendo. Mentre facciamo qualcosa, pensiamo ad altro, forse anche perché siamo nell'era del multi-tasking. È difficile fermarci e fare un passo indietro, per riconnetterci all'attività del conoscere, cioè alla mente, mentre vive le esperienze della vita. 

Per spiegare come funziona la mente ai bambini uso il barattolo della mente, una delle attività presenti nel libro (che non ho inventato io). Il barattolo diventa metafora: la mente è come un vaso pieno di glitter, sabbia, ciottoli che rappresentano i nostri pensieri, le nostre emozioni.

Se si scuote il barattolo-mente vediamo che i contenuti vorticano e rendono l'acqua torbida. Questa è la nostra mente come solitamente appare, sempre torbida perché piena di preoccupazioni, pensieri, idee, emozioni che si sovrappongono e la sovrastano. Di cosa abbiamo bisogno quando ci accorgiamo di questo? Semplicemente di fermarci, di stabilire un'ancora per l'attenzione che può essere il corpo, per esempio le sensazioni del corpo, o la posizione del corpo, sentire i piedi sulla terra, "mettere le radici".


Questo portare l'attenzione al corpo, che è sempre nel momento presente, permette come un'ancora di fermare la mente con gentilezza, senza forzatura. Fermiamo la mente e finalmente possiamo osservare che i pensieri si depositano, rendendo l'acqua limpida, la mente trasparente, e finalmente riusciamo a "vederci chiaro", a prendere contatto con la realtà, e possiamo quindi agire in modo rispondente alle necessità della realtà, piuttosto che reagire d'impulso, come accade abitualmente.

Fonte: Grazia Roncaglia

Cosa vuol dire “osservare la mente con la mente”?

Dare attenzione a un oggetto esterno (il suono della campana tibetana per esempio), ci permette di accorgerci che il suono arriva dal silenzio e poi torna nel silenzio; i bambini imparano ad ascoltare il silenzio, oppure a dare attenzione a un oggetto interno, come il respiro, che è un ponte tra dentro e fuori ed è la strada che ci consente di calmarci. In entrambi i casi, il risultato è che si entra in contatto con il mondo della propria interiorità, e quando i bambini arrivano a contattare sé stessi nel momento di silenzio, si ritrovano in un luogo sicuro e questo permette loro di diventare consapevoli delle loro emozioni, nel momento in cui le provano. I bambini chiamano questo stato mentale l'isola del sé.

Nel momento in cui i bambini provano le emozioni, sorgono i pensieri, li vedono sorgere e passare come le nuvole del cielo. Quei pensieri non sono il cielo. La loro mente non è quei pensieri. La loro mente è il cielo. Come le nuvole, i pensieri e le emozioni si formano, durano un po' e poi vanno via, senza intaccare la natura del cielo, che è simile alla nostra vera mente, a chi siamo davvero.  Possiamo quindi imparare ad accorgerci delle nuvole che attraversano la nostra mente come semplici nuvole, senza seguirle ma lasciandole lì come sono, sono, e senza identificarci con esse, sentendoci piuttosto più aperti e spaziosi, più simili al cielo, appunto…

Desidero che i bambini imparino a essere consapevoli, per vivere una vita diversa, per gustarla di più. Infatti io dico sempre che possiamo fare ogni azione quotidiana in due modi: distrattamente o consapevolmente. Ci possiamo lavare le mani chiacchierando e non siamo presenti a lavarci le mani o ci possiamo lavare le mani sentendo la sensazione dell'acqua, sentendo il sapone, sorridendo al compagno che le sta lavando vicino a me.

E allora qual è la differenza? I bambini, con una saggezza incredibile, dicono: "in un caso quasi non ti accorgi di quello che fai, mentre nell'altro apprezzi tutto: godi della sensazione dell'acqua, perché è piacevole. Godi del sorriso del compagno, perché è un tuo amico e lo puoi ricambiare."

Sapete perché? Bisogna provare! Perché solo se sei lì, se ci sei davvero, puoi ricevere le piccole cose del momento presente, te ne accorgi, altrimenti la vita ti scivola via, ti passa addosso e non te ne accorgi nemmeno.

Cos'è l'angolo della calma?

L'angolo della calma è un suggerimento per allestire anche a livello fisico un posto accogliente con tappeti e cuscini dove il bambino può andare a sedersi e respirare, dove può andare a scrivere una lettera alla mamma, a leggere un libro, nel momento in cui riconosce i segnali del corpo che lo rendono "su di giri", carico di energia, nervoso o destabilizzato, può andarci per calmarsi e regolare la sua energia. Fondamentalmente, può andarci quando sente il bisogno di fare un piccolo viaggio rigenerante alla propria isola del Sé.

E' una strategia che permette al bambino di regolare la sua energia in autonomia quando sente di averne bisogno, nella classe, sotto controllo. L'insegnante può mettere le regole che vuole, può dire che quello lì è un posto dove assolutamente non si urla, si parla in modo gentile, si fa silenzio perché è comunque dentro la classe e questo è "l'angolo della calma", dove ciascuno può scegliere la strategia che gli è utile per calmarsi e ritrovarsi.

La cosa più bella è vedere che i bambini quando hanno fatto esperienza diretta delle strade innumerevoli che ci sono per arrivare a se stessi, le usano anche al di fuori della scuola.

Fonte: Grazia Roncaglia

L'intervistata

Grazia Roncaglia è insegnante di scuola primaria, formatrice e scrittrice. Si occupa di educazione alla consapevolezza di sè, delle relazioni sociali ed etiche, coivolgendo gli aspetti corporei, emotivi e cognitivi. Lavora in classe in modo sitemico educando i bambini a "guardare con gli occhi del gruppo", per il benessere di ciascuno e di tutti. Dal 2014 è impegnata nella ricerca metodologica e nella formazione dei docenti di scuole di ogni ordine e grado. Tiene conferenze, corsi, laboratori e ritiri di formazione per docenti, educatori e genitori. E' coordinatrice nazionale per la sperimentazione del SEE Learning ( Social Emotional Ethical Learning), il programma educativo voluto dal Dalai Lama e Daniel Goleman. Ha pubblicato, per le Edizioni Lindau: Verso un'educazione risvegliata, Felice...mente e Connesso a me stesso, agli altri e al Pianeta

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