Aldo Moro
"È vivo nella verità di un lascito spirituale che rimarrà e vivrà in eterno. In quelle meravigliosa e bellissime lezioni di filosofia del diritto c'è l'essenza del suo per la vita", così Luca Moro ricorda suo nonno, Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse il 9 maggio del 1978. Una storia italiana da raccontare ai ragazzi, per fotografare un pezzo di storia del nostro Paese che non può essere dimenticato.
Chi era Aldo Moro
Nato a Maglie nel 1916, è stato uno dei politici italiani più influenti del dopoguerra. Laureatosi in Giurisprudenza all'Università di Bari, Moro si distinse presto per la sua brillantezza intellettuale e la sua passione per la politica. Entrato in Parlamento nel 1946 con la Democrazia Cristiana (DC), Moro divenne un leader di spicco del partito, ricoprì la carica di Presidente del Consiglio tra il 1963 e il 1968, e di nuovo tra il 1974 e il 1976.
Cosa ha fatto in politica?
La carriera politica di Moro è stata caratterizzata da una costante ricerca di compromesso e dialogo tra le diverse forze politiche italiane.
Fu uno dei principali promotori del cosiddetto Compromesso Storico: Moro cercò di mediare tra le posizioni estreme di destra e sinistra.
Il sequestro da parte delle Brigate Rosse
Il 16 marzo 1978, mentre andava in Parlamento per la presentazione del nuovo governo appena insediatosi guidato da Giulio Andreotti, Aldo Moro fu intercettato dalle Brigate Rosse, un gruppo di estrema sinistra. Il commando uccise i suoi agenti di scorta, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, e sequestrò Aldo Moro.
Questo evento scosse profondamente l'Italia e il mondo intero e mise in luce in modo dirompente la crescente violenza politica che affliggeva l'Italia in quegli anni.
Durante i 55 giorni di prigionia, Moro scrisse diverse lettere aperte al popolo italiano, cercando di spiegare le sue posizioni politiche e lanciando appelli per la sua liberazione.
Gli anni di piombo
Raccontiamolo ai nostri ragazzi quel periodo di guerra interna: oggi che vivono nella bambagia, avvolti da un disinteresse per le questioni politiche, non sanno che solo 40 anni fa (tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Ottanta) in Italia una serie di attentati terroristici e sequestri e omicidi sconvolsero il nostro Paese causando 400 vittime, molte delle quali erano poliziotti, servitori dello Stato.
La morte
I brigatisti chiesero, per la liberazione di Aldo Moro, la scarcerazione di diversi terroristi da loro considerato prigionieri politici.
Nonostante l'acceso dibattito che avvenne tra le forze politiche, con il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti e l'allora Ministero dell'Interno Francesco Cossiga (tra chi era per la linea di fermezza e chi, invece, voleva aprirsi ad un dialogo con i brigatisti) vinse il fronte della durezza. E così le BR diramarono un comunicato molto chiaro:
"Per quanto riguarda la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché venisse sospesa la condanna e Aldo Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto registrare il chiaro rifiuto della DC. Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato."
Il sequestro di Moro si concluse tragicamente il 9 maggio 1978, con il ritrovamento del suo corpo nel bagagliaio di una Renault 4 rossa abbandonata in via Caetani, nel centro di Roma. La sua morte scosse profondamente l'Italia, generando un'ondata di indignazione in tutto il Paese.
Quello stesso giorno, sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, venne trovato anche il corpo di Peppino Impastato, che con la sua voce aveva sfidato la mafia attraverso la sua emittente radio e che pagò con la vita il suo coraggio. Per la sua morte solo nel 2022 è stato condannato il boss Tano Badalamenti.
Le ripercussioni nella politica italiana
La morte di Aldo Moro ebbe conseguenze drammatiche sulla politica italiana. Innanzitutto, rafforzò la determinazione dello Stato nel combattere il terrorismo e portò all'adozione di misure più severe per contrastare le organizzazioni estremiste.
Al tempo stesso, però, il suo assassinio alimentò anche un clima di sfiducia e sospetto tra le diverse forze politiche, contribuendo a un'ulteriore polarizzazione della società italiana.
Cosa accadde dopo la sua morte
L'assenza di Moro lasciò un vuoto nel panorama politico italiano e la sua scomparsa venne considerata da molti come la fine di un'era.
Dopo la sua morte, l'Italia affrontò un periodo di instabilità politica e sociale: le tensioni tra i partiti aumentarono e l'atteggiamento della DC nei confronti delle altre forze politiche subì una profonda trasformazione.
La sua eredità oggi
Il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato, in occasione dell'anniversario della morte di Aldo Moro: "Sei uomini rimasero vittime di una violenza cieca, perpetrata nel tentativo, fallito, di destabilizzare la nostra Repubblica. Fu un attacco al cuore della democrazia, una ferita che lasciò cicatrici profonde nella storia del Paese. L'Italia tutta ne fu segnata ma le solide fondamenta, su cui poggiano le nostre istituzioni democratiche, seppero resistere al peso della barbarie grazie alla forza di coesione che tutte le forze politiche e la società civile misero in campo per difendere i valori consacrati nella nostra Costituzione."
E il nipote dello statista, Luca, ha definito suo nonno: "Un uomo mite, un uomo buono, un uomo saggio. Aldo Moro pacificatore e costruttore di pace, Aldo Moro guerriero di pace". Precisando che: "L'interezza della grandezza dell'insegnamento di Aldo Moro deve ancora, in larga misura, essere compresa".
Fonti