Per alcuni raccontare una storia o esporre i propri pensieri scrivendo è naturale, un piacere. Altri, invece, lo trovano faticoso e poco interessante, tanto da temere il momento in cui verrà assegnato il tema in classe.
Eppure, non è mai troppo tardi per appassionarsi alla scrittura. «Il segreto per scrivere bene? Leggere, fin dai primi anni» spiega Nicola Gardini, professore a Oxford e autore di “Viva il latino. Storie e bellezza di una lingua inutile” (Garzanti, 2016).
Il valore sociale della scrittura
Per invogliare i ragazzi alla scrittura, devono capire il valore sociale dello scrivere: «La scrittura è un modo di “rispondere” al mondo, di parlare idealmente con tutti – sottolinea il professore –. Chi fa un tema sta parlando al mondo, che sia rappresentato da uno solo (l’insegnante) o da molti puramente astratti. Il ragazzo deve capire la funzione sociale dello scrivere. Forse si riesce a invogliarlo se gli si fa capire la valenza civile e sociale dello scrivere. Scrivere è un grande privilegio; una possibilità miracolosa – esprimere la propria opinione per una circolazione potenzialmente infinita. Moltissimi al mondo sono ancora quelli che non sanno farlo, perché è loro impedito. Specie le donne».
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Cosa potete fare
Fare un buon tema è però anche una questione di esercizio. Per questo è fondamentale «Stimolarli, a casa, a esprimersi con precisione, a osservare quello che hanno davanti, a spiegare le loro impressioni e i loro sentimenti».
Due sono gli esercizi che consiglia il professore:
- descrivere un oggetto o una scena (anche in forma orale);
- riassumere un testo scritto (anche questo in forma orale, se non si ha tempo di farlo per iscritto).
«E poi imparare a correggersi e a perfezionarsi – continua –. Scrivere bene significa ri-scrivere. Questo si può fare attraverso due esercizi infallibili: variando quello che si è già scritto; e poi riducendo il numero delle parole senza perdere il senso».
Non è poi errato leggere e correggere ciò che hanno scritto i ragazzi prima che vengano controllati dall'insegnante. «Basta che abbiano un ruolo attivo. Io, papà o mamma, leggo, reagisco e ti chiedo ragione di quello che hai fatto - precisa Gardini -. Così ti induco a migliorarti. Sta, però, al ragazzo o alla ragazza scegliere il da farsi».
Consigli pratici
Per i più piccoli, fino ai 13 anni, è vitale «Stimolarli all’osservazione, alla descrizione, alla critica, al giudizio, al confronto. Credere nelle loro opinioni, farli sentire responsabili di quello che dicono. Occorre re-insegnare il gusto della parola, la gioia del vocabolario, il piacere di “parlare bene”. E quando i ragazzi leggono qualcosa, chiedere loro: come scrive l’autore? Che cos’ha di bello? Perché è così?» raccomanda lo scrittore.
Per i ragazzi un po' più grandi, dai 14 anni in su, è bene «Incoraggiare a tenere un diario; a non perdere la pratica della scrittura manuale. La scrittura elettronica, casuale e frettolosa, disabitua alla riflessione e alla chiarezza, tratti distintivi dello scrivere bene».
Aggiornato il 03.02.2017