Come creare un'alleanza genitori - insegnanti in dad
Fino anche solo a un anno fa avremmo richiesto un appuntamento col prof compilando un avviso sul diario o avremmo aspettato fuori dal cancello d'uscita da scuola l'insegnante per rubargli quei 5 minuti di disponibilità senza autorizzazione formale.
Per vederci più chiaro sui voti di fine quadrimestre poi avremmo fatto innervosire altri genitori in attesa fuori dall'aula, tenendo a lungo impegnati i docenti in un colloquio senza fine.
La pandemia ha cambiato molto del nostro vivere sociale e anche il rapporto genitore - insegnante è alle prese con nuove forme del relazionarsi efficacemente. L'interazione importante per una buona alleanza educativa si avvale di nuovi strumenti, ma il fine resta sempre lo stesso: assicurare ai figli-studenti il miglior contesto educativo possibile anche nella didattica a distanza.
Ne parliamo con Davide Antognazza, pedagogista, Ed.M. Harvard University, docente ricercatore senior alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana - Dipartimento formazione e apprendimento e co-autore del libro "Dentro l'aula. Tecniche, metodologie e pratiche per la gestione delle classi difficili" (La meridiana edizioni).
L’alleanza genitori - insegnanti
"Parlare di una buona alleanza è difficile – premette Antognazza - perché non possiamo sempre aspettarci situazioni di assoluta, totale e reciproca disponibilità. Tale alleanza, infatti, si deve basare su un principio comune e condiviso: accompagnare il positivo processo di crescita del bambino/allievo. Credo che tale principio vada più volte richiamato in quanto ci possono essere visioni discordanti, ma sia i genitori che i docenti hanno a cuore gli stessi obiettiv: è opportuno che entrambi se li richiamino vicendevolmente".
"Quello che possiamo desiderare e saper chiedere è, allora, che vi sia il passaggio reciproco di informazioni. Il coinvolgimento che deve stare alla base di una buona relazione tra famiglie e insegnanti a maggior ragione in questo periodo di didattica a distanza e didattica digitale, è la chiarezza del passaggio delle informazioni e una specifica programmazione delle attività e dei momenti della vita scolastica.
Sapere quando certe attività avverranno, cosa è possibile fare o non fare nelle circostanze relative all'attività scolastica".
"Abbiamo tutti dovuto fare salti mortali in questi mesi per garantire alla scuola di non chiudere e di attivare nuove forme per l'apprendimento, che poi nuove non sono, ma sono state messe in atto in maniera massiccia con l'arrivo dell'emergenza sanitaria. Anche per questo serve capacità di programmazione da entrambe le parti per garantire una proficua collaborazione".
Fare pressing, senza esagerare
"Allo scopo di riuscire a ricevere le informazioni sulla vita scolastica e di programmazione è consigliabile per un genitore fare un po' di pressing – spiega il pedagogista -, ma senza esagerare. Certi genitori sanno essere molto collaborativi, altri rischiano di diventare petulanti. Da qui, in parte, l'esigenza di condividere un calendario scolastico con i docenti è importante per chiarire quali sono i momenti in cui prendere appuntamento e proporre confronti. Sapere che ci sono scadenze regolari di cui si può dare preavviso riduce le occasioni "ingestibili" da una parte e dall'altra. Poi, certamente, ci sono situazioni che richiedono di essere affrontate diversamente. Ma questo esula dal corretto rapporto di genitore-insegnante".
Qualche indicazione generale
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Il genitore non deve intervenire nella lezione. Sia che si tratti di "aiutare" il figlio durante la lezione, sia che si tratti di puntualizzare qualcosa verso l'insegnante: tanto in classe parliamo di metter regole agli allievi, tanto a casa occorrono regole per i genitori. Le madri e i padri che intervengono o interrompono devono trovare un docente assertivo che sappia riconoscere e rimandare ad altro momento un confronto.
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I docenti devono essere approcciabili, però non tutti i tempi sono buoni per farlo. Questo è un aspetto che può essere sottovalutato da un genitore che scrive abitualmente messaggini all'insegnante. Non va confusa la disponibilità dell'insegnante dandola per scontata anche fuori dal contesto scolastico / educativo.
I gruppi whatsapp si prestano attraverso il numero elevato di messaggi, le analisi dei singoli e gli scambi di vedute a chiamare in causa un insegnante più spesso. Ma quest'ultimo deve essere in grado di gestire l'interazione.
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Decidere quali sono le soluzioni di scambio sincrone o asincrone: il dialogo può essere sincrono quando il genitore chiede un appuntamento su Skype, ad esempio; o asincrono quando si utilizza la mail. Anche nella relazione genitore-insegnante salvaguardiamo i momenti individuali e personali. L'educazione non è un lavoro da appuntamento, ma nelle relazioni ci si dà dei tempi: il docente non è sempre disponibile. Anche se il gruppo vuole parlare "urgentemente" o è insistente, non si deve violare questo tempo della comunicazione asincrona.
Il colloquio con l’insegnante ai tempi della Dad
Non c'è solo il rendimento scolastico, ci sono le dinamiche comportamentali, i conflitti nella classe a preoccupare un genitore che vuole chiedere un colloquio col docente, pur online. "Senza dialogo e senza una comunicazione chiara e risolutiva ogni parte coinvolta in un conflitto si costruisce una sua visione parziale della realtà" – chiarisce Antognazza -. "E soprattutto i genitori, che vengono informati dai figli, non riescono a vedere chiaramente la situazione problematica. La reazione, dunque, può essere a volte estremizzata: da una parte colpevolizzando totalmente il figlio, dall'altra difendendolo e accusando la scuola di eventuali ingiustizie. I colloqui, previsti nella modalità concordata, devono avere sempre un intento positivo e cercare di avere una funzione risolutiva. Nei colloqui si fa sempre uso dell'ascolto attivo da parte dell'insegnante, ma anche il genitore deve osservare un simile approccio".
Cosa può fare il genitore collaborativo
"Può capitare che un genitore che mai come in questo periodo "affacciandosi" alla vita scolastica di un figlio voglia interagire con la classe o col docente, ipotizzando di avere buone proposte per contribuire alla riuscita della didattica. Non bisogna dimenticare però che quello che succede in classe, anche virtuale, è responsabilità del docente.
Il genitore può attivarsi in maniera costruttiva per creare uno spazio simile ma consapevole che quanto si voglia condividere in termini di testimonianze e approfondimenti da suggerire, sono sempre gestite in via definitiva dal docente".
"Alcune cose sono diverse con la didattica a distanza, ma la relazione non cambia: è vero che mancano alcuni aspetti come la comunicazione non verbale, ma le famiglie possono contribuire in questa fase anche solo rendendo agevole l'attività che il bambino deve svolgere con la sua classe".
Quando il genitore (e l’alunno) è assente
"I ragazzi che si sono persi lungo il percorso scolastico non sono diminuiti nemmeno in questa fase, purtroppo – commenta il pedagogista e formatore -. Qui sta un po' al valore che la singola famiglia attribuisce alla scuola e quando un allievo per diversi motivi sparisce o non partecipa, il docente può attivare alcuni canali per cercare un dialogo. Una rete di genitori collaborativi, in queste situazioni, può essere di supporto nel capire se ci sono problematiche risolvibili o per attivare iniziative di aiuto".
Coinvolgere le famiglie in Dad: cosa può fare l’insegnante
La buona riuscita della relazione dipende da entrambe le parti, ovviamente – conclude il docente -. L'insegnante che voglia rendersi più disponibile coinvolgendo le famiglie nella vita scolastica dei figli può attivare alcuni semplici "truchetti":
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Attirare le famiglie con proposte di riunioni dai temi "Intriganti". Le assemblee virtuali dal tema organizzativo o su argomenti più cari alle famiglie permettono agli adulti di sentirsi aiutati nelle fatiche genitoriali e servono da incentivi a stimolare la partecipazione.
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Mandare messaggi chiari e brevi, non contraddittori. Un esempio può essere inviare alle famiglie un brevissimo report settimanale, un messaggio vocale di breve durata che aggiorni sulle attività svolte. Questo, però, non deve essere preso come una comunicazione che dia il via a scambi continui con le famiglie.
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Spendere 5 minuti a inizio videolezione per parlare con gli allievi a livello informale, sapere come stanno e se hanno qualcosa da condividere.
Anche anticipare a inizio collegamento come si svolgerà la lezione fa sentire ragazzi e famiglie più a proprio agio nel tempo che riguarda la didattica a distanza.
L'intervistato
Davide Antognazza è pedagogista, Ed.M. Harvard University e docente ricercatore senior alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana - Dipartimento formazione e apprendimento. E' autore insieme a Miriano Romualdi di "Dentro l'aula. Tecniche, metodologie e pratiche per la gestione delle classi difficili", edizioni La meridiana.