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Come fare i compiti a casa più velocemente

di Gabriella Lanza - 13.01.2018 - Scrivici

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Fonte: pixabay
Fare un programma delle attività, motivare il bambino e non sostituirsi agli insegnanti: sono alcuni dei consigli dello psicologo Gianluca Daffi, autore del libro “Missione Compiti”, per fare i compiti a casa in modo veloce (e possibilmente divertente)

In questo articolo

Il vostro bambino proprio non ne vuole sapere di fare i compiti al pomeriggio? Si distrae o impiega ore per studiare una sola materia?

No panic: con un sapiente mix di sane abitudini, regole di buonsenso, disciplina ma anche affetto e vicinanza dei genitori si possono raggiungere dei buoni risultati nei compiti a casa senza troppo sforzo. Ecco tutti i consigli di Gianluca Daffi, psicologo e autore del libro "Missione Compiti", edito da Erickson.

1. Preparare uno spazio adeguato

Potrebbe sembrare un elemento secondario ma la stanza all’interno della quale il bambino farà i compiti ha la sua importanza: dovrebbe, infatti, essere un ambiente pensato per favorire la concentrazione.

Un luogo disordinato (ad esempio una camera con molti giochi sparpagliati per terra) una cucina con la tavola apparecchiata o un salotto con molte riviste e giornaletti disseminati un po’ ovunque, non sono posti ideali per svolgere i compiti.

Quanto più uno spazio è caotico, tanto più è difficile ordinare i propri pensieri per giungere velocemente alla soluzione di un problema di matematica o alla composizione di un tema.

2. Fare un programma delle attività


Prima di iniziare i compiti, possiamo aiutare i nostri bambini a fare un piano di lavoro, ordinando le attività in base alle scadenze e definendo delle priorità. Possiamo creare un vero e proprio calendario da rispettare, assegnando ad ogni compito un tempo massimo.

3. Inserire delle pause

3. Inserire delle pause

Non dimentichiamo di inserire delle pause o delle ore di break tra una attività e l’altra: la resistenza, l’attenzione e soprattutto il rendimento dei bambini nell’esecuzione dei compiti non possono durare per tutto il pomeriggio.

4. Non fare i compiti al posto loro

4. Non fare i compiti al posto loro

I compiti sono dei figli, non dei genitori. Mamma e papà o i fratelli maggiori dovrebbero cercare di essere presenti e rassicuranti al tempo stesso, senza mai cedere alla tentazione di fare gli esercizi al posto loro o di fornire risposte già pronte.

Quando nostro figlio si dedica allo studio dovremmo cercare di stimolare la sua curiosità, facendogli domande e soprattutto mostrandogli che la mèta è raggiungibile.


5. Motivare il bambino

La famiglia ha un ruolo importante nel sostenere il bambino durante il suo percorso scolastico. Se nostro figlio non riesce a fare i compiti e incontra sempre le stesse difficoltà, dobbiamo evitare di sottolineare gli aspetti negativi e cercare di valorizzare i piccoli progressi ottenuti.

Non bisogna mai punirlo o minacciarlo se non vuole studiare: dobbiamo aiutarlo a trovare soddisfazione e appagamento per aver risolto un problema di matematica o per aver superato un test di storia. Solo così si appassionerà alla scuola.

6. Non esistono compiti sbagliati


Bisogna abituare il bambino a tollerare i propri sbagli. Troppo frequentemente i genitori richiedono ai loro figli un’esecuzione perfetta. In realtà, il compito ha come obiettivo lo sviluppo di una competenza. Mamma e papà dovrebbero, invece, aiutare il bambino a ricordare i propri errori, riscrivendo l’esercizio giusto accanto a quello errato.

Sono assolutamente da evitare urla, castighi e sfuriate, tutti atteggiamenti che non aiutano a sviluppare nessuna abilità e non motivano il bambino a studiare.


7. Controllare e non correggere


Un genitore non dovrebbe mai sostituirsi all’insegnante spiegando, o rispiegando concetti e modalità alternative per lo svolgimento di un compito a casa. Questo, infatti, genera solo confusione nella mente del bambino.

Un altro errore che si fa spesso è quello di presentare al docente solo i compiti eseguiti alla perfezione, nascondendo i tentativi mal riusciti che, invece, possono fornire informazioni preziose sulle carenze dell’alunno.

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