Disturbi Specifici dell’Apprendimento e difficoltà a scuola
L'apprendimento è un viaggio unico e personale per ogni individuo, ma talvolta questo percorso può essere accompagnato da sfide e ostacoli. Nel corso degli anni, il termine "Disturbi Specifici dell'Apprendimento" (DSA) è emerso come un'etichetta per descrivere le difficoltà persistenti che riguardano abilità specifiche legate al processo di apprendimento. Tuttavia, è fondamentale distinguere tra difficoltà di apprendimento, che possono manifestarsi per una serie di motivi, e DSA, che sono intrinseci all'individuo e spesso hanno radici genetiche.
In questo articolo, esploreremo la differenza tra difficoltà e DSA, identificando quattro principali DSA: la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia. Ma le sfide legate all'apprendimento non si limitano ai DSA; esamineremo anche le ragioni per cui gli studenti possono incontrare difficoltà a scuola, tra cui condizioni di deficit, disturbi dell'attenzione, autismo, problematiche emotive, e altro ancora.
Inoltre, discuteremo il riconoscimento legale dei DSA e le misure educative di supporto previste dalla legge 170, insieme alle strategie che i genitori possono adottare per sostenere i propri figli durante il loro percorso educativo.
Infine, esploreremo l'importanza della diagnosi precoce e del coinvolgimento attivo dei genitori nel percorso di apprendimento dei loro figli, fornendo suggerimenti su come affrontare le sfide e promuovere un ambiente di studio positivo.
Ci accompagna in questo viaggio su DSA e apprendimento la dott.ssa Maria Pugliatti, specialista in neuropsichiatria del Centro Medico Santagostino.
L'apprendimento è un viaggio complesso e individuale, ma con comprensione, supporto e risorse adeguate, possiamo aiutare gli studenti a superare le sfide e a raggiungere il loro pieno potenziale.
C'è differenza tra difficoltà e disturbi dell'apprendimento?
"Negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di disturbi specifici dell'apprendimento, noti anche con l'acronimo DSA che si presentano come una sindrome clinica persistente nel tempo che riguarda specifiche abilità inerenti il processo di apprendimento e che hanno un'origine costituzionale di tipo genetico.
Sono quindi intrinseci all'individuo, presumibilmente legati a disfunzioni del sistema nervoso centrale e possono essere presenti lungo l'intero arco di vita. All'interno di questa macro categoria vengono identificati quattro principali disturbi che sono:
- la dislessia (disturbo specifico della decodifica della lettura in termini di velocità e accuratezza),
- la disortografia (disturbo specifico della scrittura di natura linguistica, in termini di errori di ortografia),
- la disgrafia (disturbo specifico della scrittura di natura grafo-motoria, in termini di scrittura poco leggibile),
- la discalculia (disturbo specifico del sistema dei numeri, del calcolo e del problem solving matematico).
Distinti da questi sono le difficoltà di apprendimento che gli studenti per diversi motivi possono manifestare durante il proprio percorso di studi.
Fra le ragioni principali alla base di uno scarso rendimento scolastico ritroviamo:
- condizioni di deficit (intellettivo, sensoriale visivo, sensoriale uditivo, multiplo),
- disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD),
- autismo ad alto funzionamento,
- disturbi del comportamento,
- problematiche emotive rilevanti,
- condizione economica e socio-culturale svantaggiata,
- inadeguato ambiente educativo,
- scarsa conoscenza della lingua d'insegnamento.
La Consensus Conference (comunità scientifica internazionale) ha messo in evidenza che nella pratica clinica si riscontra frequentemente comorbilità sia fra i disturbi specifici dell'apprendimento stessi, che fra questi ed altri disturbi (ADHD, disturbo della condotta, disturbo oppositivo-provocatorio, disturbi dell'umore, disturbi d'ansia, disturbi somatoformi, disprassie, ecc.) che in alcuni casi, come nei disturbi d'ansia, possono essere la conseguenza dei vissuti derivanti dal DSA e dall'insuccesso scolastico che esso comporta" spiega la dottoressa.
Disturbi specifici dell'apprendimento e legge 170: che cosa prevede?
"Riconoscimento legale dei DSA; misure educative e didattiche di supporto; programma didattico personalizzato (PDP) che prevede metodologie e strategie educative adeguate; utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi; esonero dalle lingue straniere; adeguate forme di verifica e di valutazione; misure per i familiari che possono usufruire di orari di lavoro flessibili; prevista la formazione degli insegnanti su queste tematiche".
Quali sono le principali difficoltà scolastiche?
"Già nella scuola d'infanzia si possono riscontrare diversi indicatori di rischio relativamente allo sviluppo del linguaggio, ritardo nella produzione delle prime parole (oltre i 18 mesi) e delle prime frasi (oltre i 30 mesi) e/o allo sviluppo neuropsicomotorio, difficoltà nella copia da modello e disordine nello spazio del foglio, scarsa coordinazione nella motilità fine o bimanuale (allacciarsi le scarpe, ritagliare, infilare perline).
Nella scuola primaria le problematiche possono evolvere e manifestarsi nella lettura (lenta, difficoltosa e stentata), nella scrittura (dimenticanza di lettere nelle parole o disposizione nell'ordine sbagliato), nel calcolo (difficoltà a contare all'indietro, nella memorizzazione delle tabelline, ecc.) e nella comprensione del testo scritto.
Da qui l'importanza di una diagnosi precoce, in particolare per i bambini che presentano indicatori di rischio per confermare o escludere l'ipotesi di DSA, che è possibile effettuare dalla fine della classe seconda della scuola primaria, per quanto riguarda dislessia, disgrafia e disortografia, e dalla fine della classe terza per la discalculia.
Un intervento precoce oltre ad affiancarsi ad una prognosi maggiormente favorevole, può prevenire le conseguenze del disturbo sulle variabili psico emotive e ridurre il rischio di abbandono scolastico".
Che cosa può fare il genitore?
"Un genitore, dopo aver ricevuto la diagnosi di DSA del proprio figlio/a, potrebbe sperimentare diverse emozioni tra cui preoccupazione per il futuro scolastico, senso di colpa per aver sgridato in passato il bambino durante l'esecuzione dei compiti a casa e frustrazione per non sapere come aiutarlo al meglio.
- Costanza nella terapia e ruolo attivo: se al bambino/a viene prescritta una terapia riabilitativa, il genitore deve comprendere che la costanza, la continuità e la compliance con il terapista, intesa come ruolo attivo nel percorso di presa in carico, consentiranno di ottenere ottimi risultati;
- seguire il modello del professionista per il metodo di studio: se il bambino/a deve intraprendere un percorso sul metodo di studio per migliorare le strategie e/o iniziare un percorso di avvio all'utilizzo degli strumenti compensativi, può essere d'aiuto chiedere al professionista di assistere ad alcuni momenti della seduta di terapia per comprendere meglio come affiancare il proprio figlio durante lo studio a casa;
- sostenere emotivamente il bambino incoraggiandolo nei compiti a casa e rassicurandolo nella frustrazione, se dovesse commettere errori o non capire la consegna dell'esercizio;
- curare l'ambiente di studio: organizzare un ambiente domestico ordinato con a disposizione tutti i materiali e gli strumenti compensativi per consentire di ottimizzare e di non perdere tempo nella ricerca di quaderni/libri o strumenti necessari allo svolgimento dei compiti;
- suddividere i compiti: distribuire il lavoro in più parti e concedere brevi pause di intervallo per sostenere i tempi di attenzione e concentrazione;
- tutor degli apprendimenti: se il bambino si rifiuta di lavorare con il genitore in quanto vi è conflittualità, valutare di affidare una parte del lavoro scolastico a casa ad un tutor dell'apprendimento così da non "inquinare" il rapporto tra genitore e figlio".
Sull'intervistata
Maria Pugliatti è una neuropsichiatra e ha conseguito la laurea con lode in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Si è specializzata con lode in Neuropsichiatria Infantile presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell'Età Evolutiva dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Attualmente in corso collaborazione libero professionale nell'"Associazione Dahlia Onlus" struttura riabilitativa ex art.26 accreditata con la regione Lazio in qualità di Direttore Sanitario e medico responsabile dell'equipe riabilitativa preposta alla diagnosi ed al trattamento di pazienti in età pediatrica affetti da Disturbi del neurosviluppo, neuromotori, neuropsicologici, neurocognitivi. Svolge attività libero professionale come neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta dell'età evolutiva, della coppia genitoriale e dell'adulto.