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Educazione civica, cosa significa apprenderla oggi a scuola

di Sara De Giorgi - 14.11.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Da quest'anno scolastico l'educazione civica è presente di nuovo come insegnamento nelle scuole. Con lo scopo di offrire chiarezza sull'insegnamento di questa disciplina, il Centro Psico Pedagogico per l'educazione e per la gestione dei conflitti (CPP) ha organizzato un convegno che si svolgerà nei giorni 24, 25 e 26 novembre 2020. Abbiamo intervistato Daniele Novara, pedagogista e direttore del CPP, chiedendogli di più su questa nuova sfida educativa.

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Da quest'anno scolastico l'educazione civica è stata nuovamente introdotta, come insegnamento, nelle scuole di ogni ordine e grado. Per ogni insegnante si presenta, dunque, una grande sfida: infatti non è semplice sentirsi cittadini ed è difficile anche aiutare alunni spesso demotivati a vivere l'appartenenza alla comunità più ampia, alle Istituzioni, allo Stato… scoprendo i propri diritti e i propri doveri.

Proprio per questo motivo sono fondamentali la modalità e il metodo con i quali si imposta tale apprendimento. Con lo scopo di offrire chiarezza e di approfondire tutto ciò che ruota attorno all'insegnamento dell'educazione civica, il Centro Psico Pedagogico per l'educazione e per la gestione dei conflitti (CPP) ha organizzato un convegno intitolato "Siamo noi stessi nella misura in cui siamo gli altri" e completamente dedicato a questa disciplina trasversale, che si svolgerà nei giorni 24-25-26 novembre 2020. Il convegno si aprirà il 24 novembre con il saluto istituzionale della Ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina.

Abbiamo intervistato Daniele Novara, pedagogista, autore e direttore del Centro Psico Pedagogico (CPP), chiedendogli di più su questa nuova sfida educativa.

Educazione civica, cos'è

Secondo il professore Novara, l'educazione civica è un insegnamento molto importante inserito nei programmi scolastici da quest'anno, che costituisce una grande opportunità per tutti gli alunni, dalla scuola dell'infanzia alla scuola superiore, per un apprendimento delle basi della nostra convivenza, delle regole del gioco democratico e specialmente della consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri, nella logica della nostra Costituzione.

"Si tratta di un progetto di insegnamento che la scuola riprende quest'anno dopo averlo dimenticato per circa quindici anni, con la consapevolezza che la cittadinanza non è un dato naturale, ma è un processo di apprendimento. I contenuti dell'educazione civica sono poi di varia natura (legalità, ambiente, alimentazione, benessere, vita digitale). Ciò che conta per gli studenti è, nel complesso, l'acquisizione di un processo di cittadinanza all'interno della cornice della nostra Costituzione".

Cosa significa oggi per bambini e preadolescenti apprendere di nuovo l’educazione civica?

"L'educazione civica di una volta era molto tediosa, insegnava le componenti del nostro vivere civile in maniera nozionistica. Si studiavano i ruoli del Presidente del Consiglio, del Presidente della Repubblica, dei Ministri, dei membri del Parlamento e delle loro funzioni, ecc., ma tutto ciò, se slegato dall'esperienza, risultava farraginoso e inutile sul piano dell'apprendimento. 

Con il Convegno del 24-25-26 novembre 2020 proponiamo un'altra tipologia di esperienza: si tratta di impostare l'insegnamento dell'educazione civica in maniera completamente diversa rispetto al passato. Nel corso dell'insegnamento di questa disciplina occorre far fare agli alunni esperienze di cittadinanza: ciò significa che gli alunni imparano la cittadinanza mentre vivono la cittadinanza. Questo è molto importante: solo così si crea senso di competenza e appartenenza.

Faccio alcuni esempi pratici: se un bambino di 5 anni va in un parcogiochi, può fotografare un luogo particolare dove tutti i giochi sono rovinati, magari pericolosi, e senza i dispositivi di sicurezza. Il bimbo può chiedersi, insieme a educatori o genitori: "Chi se ne occupa?". A questo punto l'educazione civica diventa un modo per dire: "Dobbiamo parlare con il sindaco". Così il bambino fa l'esperienza di cittadinanza.

Se, sempre a titolo di esempio, il piccolo ha invece 8 anni, gli si può spiegare che non esiste solo il sindaco, ma che sono presenti anche i vari assessori con varie competenze (in base a ciò che è scritto sul sito del comune in cui si vive). Se si tratta di un preadolescente, questo potrebbe realizzare - magari con altri compagni di classe - un progetto di recupero del parcogiochi stesso e chiedere un incontro con l'assessore: in tal modo lo studente diventa una risorsa per il comune e per il territorio. 

E' questa, dunque, l'educazione civica che si deve insegnare oggi: è fortemente connessa all'esperienza", spiega Daniele Novara.

I benefici della conoscenza dei propri diritti e doveri per i più giovani

"I benefici sono i seguenti:

  1. sentirsi cittadini,
  2. sentire di avere un potere,
  3. sapere che lo si può esercitare.

Dunque, per i giovani importante è uscire dall'impotenza della lamentazione e capire che il futuro della collettività, dell'ambiente e del territorio dipende da noi, non da entità superiori astratte che ogni tanto compaiono nei giornali. Dipende soltanto, invece, dalla nostra capacità di essere propositvi, attivi, di farci sentire, di collaborare, di usare tutte le possibilità che 'l'essere cittadini' comprende. 

Ad esempio, per i bambini stranieri, che magari vivono numerose difficoltà e che non hanno ancora la cittadinanza, l'educazione civica rappresenta un modo per capire in quale mondo si trovano e quale sono le regole in gioco, per poter usare le proprie risorse e capacità. Il beneficio della conoscenza dell'educazione civica è enorme. Non solo per i più piccoli, anche per gli adulti". 

Come dovrebbe essere insegnata oggi l’educazione civica?

"Le lezioni cattedratiche e frontali non servono a nulla, soprattutto per quanto riguarda l'educazione alla cittadinanza. Per far capire ciò, abbiamo intitolato il nostro convegno "Siamo noi stessi nella misura in cui siamo gli altri". Ospiti d'onore saranno la professoressa Milena Santerini, il famoso psicanalista Diego Miscioscia e porterà un saluto la stessa ministra Lucia Azzolina. 

Per noi è un appuntamento importante: si tratta di occuparsi dell'educazione civica in maniera laboratoriale. Chiaramente ogni età ha le sue caratteristiche. Non si possono spiegare argomenti complessi a un bambino di 6 anni. Ciò che importa non è la nozione, ma il far compiere esperienza.

Per esempio, è possibile proporre ai preadolescenti un articolo dove c'è un intervento del presidente della Repubblica e un altro con le parole del presidente del Consiglio e, in seguito, problematizzare, chiedendosi le motivazioni dei loro discorsi.

Per insegnare l'educazione civica è importante creare dei laboratori, facendo capire ai ragazzi magari come le istituzioni affrontano problemi reali.

Si deve partire da problemi concreti, non da nozioni, distinguendo in base all'età dello studente e capendo ciò che può fare". 

Consigli pratici per educare i più giovani alla cittadinanza consapevole e al rispetto per il pianeta

  1. "Importante è fare in modo che le nuove generazioni abbiano una maggiore sensibilità nei confronti dell'ambiente. Bisogna realizzare una vera e propria allenza tra generazioni, proprio come è avvenuto quando Greta Thunberg ha parlato alle Nazioni Unite. 
  2. Per quanto riguarda il digitale, gli adulti hanno responsabilità educative. Cittadinanza digitale significa non abbandonare bambini e ragazzi ai videogiochi. E' necessaria, in tal caso, una consapevolezza dei limiti: non bisogna regalare smartphone a bambini di 9 anni ed è importante limitare l'uso di dispositivi digitali. 
  3. Bisogna accompagnare bambini e ragazzi nella comprensione, attraverso l'esperienza, della cittadinanza all'interno della cornice della nostra Costituzione". 

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