Famoso in tutto il mondo, Gianni Rodari è stato (ed è ancora ricordato) uno dei più grandi e importanti autori italiani di letteratura per bambini e ragazzi. Il motivo è molto semplice: il suo pensiero pedagogico e il suo libro la Grammatica della fantasia (e non solo) hanno radicalmente influenzato il mondo dell'educazione. Per questo motivo, abbiamo deciso di selezionare per voi le migliori frasi sulla scuola di Gianni Rodari.
Le più belle frasi sulla scuola dell'autore
Le frasi sulla scuola di Gianni Rodari sono davvero tantissime e per questo è particolarmente difficile scegliere le migliori: conosceva bene il mondo della scuola italiana, di cui aveva intravisto il potenziale e i limiti.
- Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. L'idea che l'educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere;
- Se un bambino scrive nel suo quaderno «l'ago di Garda», ho la scelta tra correggere l'errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l'ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo 'ago' importantissimo, segnato anche nella carta d'Italia. La Luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso?;
- Sbagliando s'impara, è un vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe essere che sbagliando s'inventa;
- L'incontro decisivo tra i ragazzi e i libri avviene sui banchi di scuola. Se avviene in una situazione creativa, dove conta la vita e non l'esercizio, ne potrà sorgere quel gusto della lettura col quale non si nasce perché non è un istinto. Se avviene in una situazione burocratica, se il libro sarà mortificato a strumento di esercitazioni (copiature, riassunti, analisi grammaticale eccetera), soffocato dal meccanismo tradizionale: «interrogazione-giudizio», ne potrà nascere la tecnica nella lettura, ma non il gusto. I ragazzi sapranno leggere, ma leggeranno solo se obbligati;
- Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?.
La nostra selezione: le frasi di Gianni Rodari che ci hanno colpito di più.
- «Fa' la punta alla matita / corri a scrivere la tua vita. / Scrivi parole diritte e chiare: / Amore, lottare, lavorare». (Gianni Rodari)
- «Settembre settembrino, / matura l'uva e si fa il vino, / matura l'uva moscatella: / scolaro, prepara la cartella!». (Gianni Rodari)
- «Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. L'idea che l'educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere». (Gianni Rodari)
- «Se un bambino scrive nel suo quaderno «l'ago di Garda», ho la scelta tra correggere l'errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l'ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo 'ago' importantissimo, segnato anche nella carta d'Italia. La Luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso?». (Gianni Rodari)
- «Sbagliando s'impara, è un vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe essere che sbagliando s'inventa». (Gianni Rodari)
- «L'incontro decisivo tra i ragazzi e i libri avviene sui banchi di scuola. Se avviene in una situazione creativa, dove conta la vita e non l'esercizio, ne potrà sorgere quel gusto della lettura col quale non si nasce perché non è un istinto. Se avviene in una situazione burocratica, se il libro sarà mortificato a strumento di esercitazioni (copiature, riassunti, analisi grammaticale eccetera), soffocato dal meccanismo tradizionale: «interrogazione-giudizio», ne potrà nascere la tecnica nella lettura, ma non il gusto. I ragazzi sapranno leggere, ma leggeranno solo se obbligati». (Gianni Rodari)
- «Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell'ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell'energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un'energia troppo costosa». (Gianni Rodari)
- «Non si nasce con l'istinto della lettura come si nasce con quello di mangiare e bere … bisogna educare i bambini alla lettura». (Gianni Rodari)
- «Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo». (Gianni Rodari)
- «È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi». (Gianni Rodari)
- «Una storia può nascere solo da un 'binomio fantastico'». (Gianni Rodari)
- «So bene che il futuro non sarà quasi mai bello come una fiaba. Ma non è questo che conta. Intanto bisogna che il bambino faccia provvista di ottimismo e di fiducia, per sfidare la vita. E poi non trascuriamo il valore educativo dell'utopia. Se non sperassimo, a dispetto di tutto, in un mondo migliore, chi ce lo farebbe fare di andare dal dentista?». (Gianni Rodari)
Frasi sull'inizio della scuola di Gianni Rodari
Alcune delle frasi sulla scuola di Gianni Rodari possono essere perfette anche per l'inizio di questa esperienza:
- Settembre settembrino, / matura l'uva e si fa il vino, / matura l'uva moscatella: / scolaro, prepara la cartella;
- Sbagliando s'impara, è un vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe essere che sbagliando s'inventa;
- Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa;
- La mente è una sola. La sua creatività va coltivata in tutte le direzioni;
- Perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.
Frasi sulla fine della scuola di Gianni Rodari
Per ultimo, ma non per importanza, ecco le migliori frasi sulla fine della scuola di Gianni Rodari:
- Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo;
- Dica ognuno quel che vuole: la meglio stufa è sempre il sole;
- Mentre viaggi vicino e lontano, ovunque tu sia, ricordati ciò che il tuo cuore sa: le favole possono sempre diventare realtà!;
- In cuore abbiamo tutti un cavaliere pieno di coraggio, pronto a rimettersi sempre in viaggio;
- Conosco un bimbo così povero che non ha mai visto il mare: a Ferragosto lo vado a prendere in treno a Ostia lo voglio portare. / "Ecco guarda questo è il mare, pigliane un po'" / Col suo secchiello ne ruberà niente / ma con gli occhi che sbatterà il mare intero prenderà.
Scopriamo Gianni Rodari
Autore di racconti, fiabe, filastrocche, romanzi e studioso delle questioni legate al rapporto tra mondo dell'infanzia e mondo adulto, Rodari fu sostenitore del potere della fantasia e della necessità dell'errore come strumento fondamentale per un apprendimento autentico.
Tra le sue opere ricordiamo Il pianeta degli alberi di Natale (1962), Grammatica della fantasia (1973), Il libro degli errori (1964).
Nel 1970 vinse il prestigioso Premio Andersen, percepito a tutti gli effetti come il Nobel per la letteratura per l'infanzia.
Per comprendere il suo pensiero, è emblematica la favola "Il giovane gambero", che narra la storia di un gambero intenzionato ad imparare a camminare in avanti, contrariamente a tutta la sua famiglia, e che, nonostante tutti gli dicano che deve invece camminare all'indietro, continua tuttavia per la sua strada. Questo è il finale della favola scritto da Rodari: «Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: 'Buon viaggio!'».
Rodari, la favola del gambero
Sicuramente la favola del giovane gambero può incoraggiare tutti i bambini ad essere autentici, ad evitare l'eccessivo conformismo e la rigidità di pensiero e a non temere il confronto con i coetanei, nel rispetto della propria originalità e delle proprie caratteristiche personali.
Il giovane gambero (di Gianni Rodari)
Un giovane gambero pensò: «Perché nella mia famiglia tutti camminano all'indietro? Voglio imparare a camminare in avanti, come le rane, e mi caschi la coda se non ci riesco».
Cominciò ad esercitarsi di nascosto, tra i sassi del ruscello natìo, e i primi giorni l'impresa gli costava moltissima fatica. Urtava dappertutto, si ammaccava la corazza e si schiacciava una zampa con l'altra. Ma un po' alla volta le cose andarono meglio, perché tutto si può imparare, se si vuole.
Quando fu ben sicuro di sé, si presentò alla sua famiglia e disse: «State a vedere». E fece una magnifica corsetta in avanti.
«Figlio mio», scoppiò a piangere la madre, «ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, cammina come tuo padre e tua madre ti hanno insegnato, cammina come i tuoi fratelli che ti vogliono tanto bene». I suoi fratelli però non facevano che sghignazzare.
Il padre lo stette a guardare severamente per un pezzo, poi disse: «Basta così. Se vuoi restare con noi, cammina come gli altri gamberi. Se vuoi fare di testa tua, il ruscello è grande: vattene e non tornare più indietro».
Il bravo gamberetto voleva bene ai suoi, ma era troppo sicuro di essere nel giusto per avere dei dubbi: abbracciò la madre, salutò il padre e i fratelli e si avviò per il mondo. Il suo passaggio destò subito la sorpresa di un crocchio di rane che da brave comari si erano radunate a far quattro chiacchiere intorno a una foglia di ninfea. «Il mondo va a rovescio», disse una rana, «guardate quel gambero e datemi torto, se potete».
«Non c'è più rispetto», disse un'altra rana.
«Ohibò, ohibò», disse una terza.
Ma il gamberetto proseguì diritto, è proprio il caso di dirlo, per la sua strada. A un certo punto si sentì chiamare da un vecchio gamberone dall'espressione malinconica che se ne stava tutto solo accanto a un sasso.
«Buon giorno», disse il giovane gambero.
Il vecchio lo osservò a lungo, poi disse: «Cosa credi di fare? Anch'io, quando ero giovane, pensavo di insegnare ai gamberi a camminare in avanti. Ed ecco che cosa ci ho guadagnato: vivo tutto solo, e la gente si mozzerebbe la lingua piuttosto che rivolgermi la parola. Fin che sei in tempo, dà retta a me: rassegnati a fare come gli altri e un giorno mi ringrazierai del consiglio».
Il giovane gambero non sapeva cosa rispondere e stette zitto. Ma dentro di sé pensava: «Ho ragione io». E salutato gentilmente il vecchio riprese fieramente il suo cammino.
Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: «Buon viaggio!».
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Aggiornato il 01.10.2024