La Lombardia contro i libri 'gender'. Il Consiglio regionale della Regione ha approvato una mozione della Lega Nord che chiede di "contrastare la diffusione della teoria gender nelle scuole lombarde".
Solo che... non potrebbe farlo. Almeno questo è quello che sosterrebbe, in un'intervista rilasciata al quotidiano torinese La Stampa, il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone. Secondo lui "il Piano di offerta formativa è competenza congiunta di scuola e famiglia e di nessun’altra istituzione".
Secondo l'articolo 3 del regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche (Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275) il Piano dell’offerta formativa dovrebbe
essere redatto con la "partecipazione di tutte le sue componenti" (cioè, come riporta La Stampa, dirigente scolastico, docenti e genitori) e dovrebbe essere "coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale".
Il Miur stesso, il Ministero dell'Istruzione, aveva già provato a placare gli animi sulla supposta teoria gender e fare chiarezza inviando una circolare ministeriale (Chiarimenti e riferimenti normativi a supporto dell’art. 1 comma 16 legge 107/2015) per spiegare che non c’è nessun introduzione della cosiddetta “teoria del gender” nell’offerta formativa delle scuole. E spiegando che inserire percorsi educativi sulla parità di genere è in fondo un modo “per dare puntuale attuazione ai princìpi costituzionali di pari dignità e non discriminazione”, oltre al fatto che anche il diritto europeo “proibisce la discriminazione per ragioni connesse al genere, alla religione, alle convinzione personali, handicap, età, orientamento sessuale o politico”.
Da qui, quindi, l'importanza dell'educazione all'affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità e al superamento degli stereotipi di genere. (Leggi anche: teoria del gender, che cosa si discute)