“Il bambino prepotente esprime un disagio personale che può significare tantissime cose” dice Ilaria Violi. “In genere cerco l’aiuto dei genitori per capire l’origine del problema, mentre con lui, se usa un linguaggio non consono (per esempio le parolacce) cerco di ripetere la parola storpiandola o faccio finta di nulla perché a volte i bambini ripetono parole che hanno sentito ma senza conoscerne il significato. Se invece si comporta in modo provocatorio con l’adulto, cerco di ignorare e tenere duro: per il bambino, infatti, essere ignorati è la cosa più frustrante e sicuramente smetterà di comportarsi in questo modo”.
“Un comportamento scorretto è indice di un problema personale del bambino” spiega Pina Faleni. “Bisogna prima di tutto capire con i genitori il motivo che lo porta a comportarsi così: può essere un bambino con una giornata con troppi impegni, stimoli e tensioni, l’arrivo di un fratellino, un trasloco, la morte di un nonno, ecc, che determinano nel bambino ansia e gesti di autodifesa, che poi lui esprime in modo aggressivo. L’importante è non dare subito un giudizio affrettato ma cercare di trasmettere tanta fiducia e amore positivo al bambino, individuare e capire il problema con la famiglia e studiare la soluzione: magari semplicemente organizzando orari diversi nei ritmi della giornata”.
“Solo un’attenta valutazione ci farà capire da quale contesto è motivata l’aggressività o la prepotenza del bambino” dice Eleonora Vitrugno. “Infatti è sempre necessario, prima di qualsiasi nostra reazione, capirne il perché. Alla base del sistema educativo Montessori c’è la fede nel bambino e la speranza di essere in grado di poterlo aiutare, un concetto che Maria Montessori ha definito con poche parole: “aiuto alla vita”. In quest’espressione c'è tutto, fede nel bambino e nelle sue potenzialità. Un consiglio che trovo utile dare ai genitori è quello di stabilire poche regole, chiare, coerenti e ragionevoli e di farle rispettare.
Comunque non esistono castighi o punizioni, nel caso si comporti male si invita il bambino ad allontanarsi dall’ambiente e ad osservare, si sposta e gli si dà un compito. Le strategie sono differenti, ma di certo non punitive”.
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