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Nuovo Dpcm: la chiusura delle scuole è necessaria per contenere i contagi?

di Niccolò De Rosa - 04.03.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Dal 6 marzo milioni di studenti torneranno alla Didattica a Distanza. Ma quanto potrà incidere la chiusura delle scuole sull'evoluzione dell'epidemia?

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Terza ondata: la chiusura delle scuole per arginarla?

Dal 6 marzo 2021 entrerà il vigore un nuovo DPCM - il primo del neonato Governo presieduto da Mario Draghi - che almeno fino al 6 aprile detterà le regole che cittadini e istituzioni dovranno seguire per gestire la pandemia. In questo nuovo pacchetto di pravvidementi, oltre al'aggiornamento del sistema dei "colori regionali" per organizzare le restrizioni in base ai numeri dei contagi (aggiunti il bianco e l'arancione scuro), colpisce particolarmente il capitolo dedicato alle scuole, il quale è stato implementato con nuovi parametri che probabilmente nelle prossime settimane porteranno alla chiusura di centinaia e centinaia d'istituti in tutto il Paese.

Secondo le nuove regole, infatti, qualora un territorio diventasse zona rossa o "arancione rafforzato", anche le scuole primarie e le secondarie di primo grado dovranno chiudere e ricorrere alla Didattica a Distanza. A ciò nei prossimi giorni potrebbe aggiungersi l'ipotesi - già paventata da alcuni esperti - dell'estensione della zona rossa a tutto il Paese: in tal caso tutti gli studenti italiani dovanno rimanere a casa.

Perché vengono disposte nuove chiusure delle scuole?

La scelta di ritornare alla Didattica a Distanza anche per le scuole elementari e medie è stata consigliata dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS) e avvallata dall'Istituto Superiore della Sanità (ISS) in seguito al recente evolversi della curva epidemica, alla diffusione delle nuove varianti del coronavirus, e all'impennata di casi riguardanti i più giovani, la quale si è resa evidente dalla comparsa di numerosi focolai all'interno degli isituti scolastici.

Incidenza dei giovani sul contagio

Il recente Focus sull'età evolutiva elaborato dall'ISS e presentato lo scorso venerdì 26 febbraio infatti ha mostrato come a partire dalla fine di gennaio l'incidenza dei casi di Covid nella fascia sotto i 20 anni abbia superato - per la prima volta dall'inizio della pandemia - quella delle fasce più anziane della popolazione,un trend che è poi stato confermato anche nel mese successivo di febbraio.

L'incidenza dei mesi gennaio e febbraio dunque è stata attestata intorno ai 150 casi per 100mila abitante, con il tasso più alto che è registrato tra i soggetti di 13-19 anni (quasi 200 casi ogni 100mila abitanti). Il totale assoluto dei contaguati sotto i 20 anni ha superato i 106.000 a novembre ed è sceso intorno ai 61.00 a dicembre e gennaio.

Per quanto riguarda la gravità dei casi, invece, quelli lievi rappresentano il 60% della casistica, mentre sono molti pochi i casi gravissimi. I decessi sono stati otto a novembre.

Naturalmente simili numeri hanno destato più di un campanello d'allarme, anche perché in molti casi tali contagi hanno contibuito allo sviluppo di veri e propri focolai all'interno dei vari istituti scolastici, dove giocoforza bambini e ragazzi vengono a contatto per un tempo prolungato e in spazi limitati, seppur regolati da rigide disposizioni per il distanziamento fisico. Esemplare il tal senso il caso lombardo della città di Arese e del quartiere milanese di Quarto Oggiaro, dove si è assistito ad un boom di contagi da variante inglese nelle scuole, probabilmente legato al concomitante focolaio esploso nel vicino comune di Bollate.

L'incognita della variante inglese

Proprio la mutazione del virus isolata nel Regno Unito (da qui il nome) è l'elemento a preoccupare di più. Infatti, benché per ora gli esperti siano propensi a non considerare questa variante più pericolosa del ceppo attualmente più diffuso in Italia, i dati dimostrano come siano proprio i ragazzi ad esserne maggiormente colpiti.

«Stando a ciò che dicono gli esperti inglesi – ha affermato nei giorni scorsi Massimo Galli, primario dell'ospedale Sacco di Milano -, i primi riscontri confermano che la variante inglese si trasmette più velocemente tra i più giovani. Varie evidenze vanno in questa direzione. Se confermato, questo è un problema per diversi motivi.

Ricordiamoci che per i ragazzi e i bambini non abbiamo ancora un vaccino sperimentato. Inoltre, i giovanissimi di solito si infettano meno degli adulti, perché hanno una minore espressione di ricettori».

Sulla situazione si è poi espresso anche il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza:

«Quando si parla di chiusure scolastiche è sempre doloroso. Ma laddove ci sono dei focolai o presenza di varianti è chiaro che tale decisione dolorosa è assolutamente da considerare. Dobbiamo essere pragmatici. Il tasso di incidenza sta crescendo in età e abbiamo una diminuzione dell'età media dei casi: ciò può essere un primo effetto delle vaccinazioni sugli anziani e soggetti nelle Rsa. Però cominciamo a vedere anche focolai nelle scuole e ciò potrebbe essere conseguenza delle varianti che infettano di più i bambini ma senza forme gravi»

Le conseguenze del nuovo DPCMA

Cosa accadrà dunque nelle prossime settimane alla scuola italiana?

  • Come già anticipato, secondo le nuove disposizioni l'ingresso in zona rossa comporterà la chiusura di tutte le scuole di quel territorio. Rimane garantita la possibilità di svolgere attività in presenza solo per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
  • Anche nella regioni arancioni e gialle però potranno esserci delle chiusure: infatti le varie amministrazioni regionali avranno facoltà di mandare in DaD gli studenti di tutti quei comuni che riscontreranno un peggioramento repentino nel numero dei contagi o nella diffusione delle varianti e nelle zone dove i contagi supereranno il rapporto di 250 su 100.000 abitanti nel corso di una settimana.
  • Nelle aree delle regioni gialle e arancioni non coinvolte da ulteriori restrizioni, invece, il protocollo rimane invariato, con le scuole superiori che possono usufruire di un 50% dell'orario settimanale in presenza e l'altro 50% in DaD.
  • Alla luce di simili provvedimenti, il sito specializzato Tuttoscuola ha paventato la possibilità che già dall'8 marzo circa 6 milioni di studenti possano ritrovarsi nuovamente a casa. Mai così tanti dai tempi del primo lockdown.

Domande e risposte

Quando chiudono le scuole in un comune in zona arancione o gialla?

In presenza di oltre 250 contagi ogni 100mila abitantinel giro di una settimana, in caso di peggioramento drastico del numero di contagi o per la diffusa presenza di una variante del virus.

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