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Orto a scuola: come crearne uno, il progetto di Slow Food

di Giulia Foschi - 02.09.2024 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Con il progetto orto a scuola i bambini imparano a conoscere i cicli stagionali, la provenienza degli alimenti e stabiliscono un contatto diretto con la natura: come funziona e come aderire

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Orto a scuola: come crearne uno, il progetto di Slow Food

Slow Food è il movimento impegnato a promuovere il diritto a un cibo buono, pulito e giusto per tutte e tutti. L'impegno per l'educazione alimentare fa parte del DNA di Slow Food che, da oltre 20 anni, realizza orti scolastici in tutta Italia con l'obiettivo di costruire una cultura alimentare basata sul piacere e su una forte coscienza ambientale. Il progetto punta sulla formazione degli insegnanti e sul coinvolgimento della comunità. Negli anni Slow Food ha lavorato con più di 1.000 scuole e formato oltre 3.000 insegnanti. Per il prossimo anno si sono aggiunti 100 nuovi progetti di orti a scuola. Annalisa D'Onorio, responsabile Orti Slow Food, ci parla del progetto e dell'importanza dell'educazione alimentare nelle scuole.

In cosa consiste il progetto orti a scuola?

"Il progetto prevede prima di tutto la presenza di un orto vicino alla scuola in modo che gli studenti possano lavorarci costantemente in prima persona, sperimentando con le loro mani; altrimenti diventa un orto dimostrativo, che può essere interessante, ma non è questo lo scopo del progetto. Va benissimo anche un cortile o un piccolo spazio, anche un'aiuola tra il cemento: non stiamo a guardare dimensioni ed esposizione perché parliamo di un orto didattico. Si può anche sbagliare, perché non si impara a fare l'orto senza commettere errori. Per questa stessa ragione ci teniamo a tranquillizzare gli insegnanti, che spesso temono di non essere in grado di curare un orto non avendo le competenze: non importa, fa parte del gioco. Spesso poi intervengono nonni o genitori a dare una mano".

Cosa imparano gli alunni con questo progetto, che competenze acquisiscono?

"Imparano l'insuccesso prima di tutto, perché come avviene in campagna può succedere di curare una pianta per dei mesi, poi arriva una grandinata; imparano a stare insieme, a coordinarsi.

Con i bimbi più piccoli spesso lavoriamo singolarmente, dando una piantina a ciascuno. Poi più diventano grandi più puntiamo sulla collettività: ognuno ha il suo compito ma tutti provano a fare tutto. Imparano come crescono le piante, da dove arrivano i frutti e che cosa significa una buona alimentazione. Scoprono che un pomodoro è rigato perché ci è passato sopra un insetto e che magari, anche se è brutto, non va buttato. Conoscono da vicino quello che mangiano, imparano i cicli stagionali, sanno che le fragole sui banchi del supermercato a dicembre arrivano da chissà quale distanza. Imparano a usare i sensi, acuiscono l'udito, il gusto (perché il raccolto si assaggia), le sensazioni tattili, imparano a riconoscere il ronzio degli insetti e a non averne paura. Stabiliscono un contatto con la natura. Inoltre usiamo l'orto anche come strumento didattico: le maestre più brave riescono a fare didattica curriculare con l'orto, ad esempio contando quante cipolle hai piantato, calcolando quanti girasoli si possono piantare su un lato o progettando uno schema prima in aula". 

Come si fa a mantenere l’orto nel tempo?

"Sicuramente averlo molto vicino aiuta. Poi dipende sempre dall'impegno che le singole scuole riescono a metterci. Abbiamo scuole che ci seguono da 20 anni, con insegnanti che vanno in pensione e orti che vengono tramandati. Noi chiediamo almeno due anni di impegno per aderire al progetto, perché per curare un orto serve pazienza, e anche questo è un insegnamento importante: non si può ottenere tutto subito".

Come si fa a richiederlo?

"E' molto semplice: sul nostro sito si trova una scheda con tutte le informazioni e un modulo di candidatura. Noi, come sede nazionale offriamo una formazione online di 20 ore per gli insegnanti e di 12 ore su temi specifici, poiché ogni anno proponiamo un approfondimento tematico legato al cibo, all'alimentazione e all'ambiente (ad esempio sprechi alimentari, uomo e natura, crisi climatica…).

In più ogni anno organizziamo una festa nazionale, l'11 novembre, per trovarci tutti insieme e condividere le esperienze, approfondendo il tema dell'anno".

Il progetto di Slow Food: tutte le info

Slow Food ha appena lanciato un'altra iniziativa pensata per i giovani: l'appello "Col cibo si educa, col cibo si cambia". "Con questa raccolta firme, fortemente voluta dal nostro fondatore, Carlo Petrini, chiediamo al governo che introduca l'educazione alimentare nelle scuole di ogni ordine e grado - afferma Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia -: un altro passo verso coloro che devono prendere il testimone e determinarsi attraverso scelte consapevoli, avendo gli strumenti per riattivare un corretto e virtuoso dialogo col cibo, col mondo della produzione alimentare e col vivente tutto". 

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